Thomas: il volo

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"Ti meriti l'universo ed io sono solo una stella"

Thomas ora si sentiva molto meglio, le pozioni che gli aveva fatto bere Henry stavano lentamente facendo effetto.

"Credo che sia meglio partire" disse l'artefice più anziano accarezzando uno degli animali, il cavallo nitrì mostrando che era d'accordo con lui. Henry salì sulla groppa dell'animale con molta agilità e si aggrappò alla sua criniera.
"Seguiteci non appena salirete nel cielo mi raccomando" disse l'artefice dell'aria.
"Io vado con Jacqueline" annunciò Thomas.
"Inaspettato " dissero Elija e Jona nello stesso momento. Si guardarono negli occhi e si indicarono l'un l'altra esclamando: " Non ripetere
quello che dico" nel medesimo istante.
"Taci" dissero.
"Smettila" continuarono.
"Vuoi le botte?" Suonavano estremamente ridicoli insultandosi all'unisono.
Un'esclamazione estremamente volgare pronunciata da Henry interruppe il loro giochetto. Il Lica Morpha imprecò nuovamente e diede di gambe al cavallo, quest'ultimo nitrí e si alzò in volo.

Thomas raggiunse Jacqueline e salì sul cavallo bianco per primo. Il destriero era magnifico, alto e forte , con due grandi ali morbide e robuste. Il ragazzo tese la mano all'artefice del fuoco e l'aiutò a salire. Jacqueline gli sussurrò: "Voliamo, voglio toccare il sole" gli mise le braccia intorno alla vita per aggrapparsi meglio e si strinse nel mantello scuro. Il ragazzo sorrise sommessamente e allungó la mano per farle una carezza. Il destriero, evidentemente stufo di rimanere a terra, non aspettò che Thomas si fosse aggrappato e si levò in volo nel cielo tempestoso. Il ragazzo temette di cadere mentre schizzavano via.

"Sembra che siamo rimasti solo io e te, zuccherino" disse Elija giocherellando con un ramo di ginepro, una folata di vento sollevò i brandelli del suo mantello verde.
"A quanto pare..." Jona si avvicinò all'ultimo cavallo rimasto. L'artefice della terra sorrise tra sé e sé pensando che gli aveva concesso di apostrofarla "zuccherino" nuovamente.
"Guido io questo coso, e non voglio sentire discussioni" decretò l'artefice dell'aria. Elija salì titubante sul cavallo. Senza la terra sotto ai piedi si sentiva molto a disagio, quasi in pericolo. A terra i suoi fiordalisi scomparvero.
"Tutto bene?" gli domandò Jona inarcando un sopracciglio. I suoi occhi tempestosi parevano un riassunto di quel cielo nebuloso.
"Ehm...io..." balbettò l'artefice della terra mentre la sua vista iniziava a offuscarsi e la testa a girargli, un rivolo di sudore freddo percorse la sua tempia.
"Io- Io soffro di vertigini" esclamò Elija terrorizzato.
Il viso di Jona assunse un'espressione seria, pensò che avrebbe dovuto aspettarsi una cosa del genere da un artefice della terra. Nel tentativo di tranquillizzarlo gli scompigliò i capelli mossi dal vento, un fiocco di neve si posò sul suo naso.
"Voleremo bassi e arriveremo presto" disse con voce ferma. L'artefice della terra non sembrò affatto rassicurato, annuì, ma non si curò di nascondere il suo tremore: le altezze lo terrorizzavano e la prospettiva di viaggiare in cielo non gli appariva per nulla allettante. Jona emise un lungo sospiro, piantò i suoi occhi, indaco sfacciato, in quelli di Elija emgli mise le mani sulle spalle. Scuotendolo leggermente gli disse:" Ti prometto che andrà tutto bene" lui sollevò lo sguardo, i suoi occhi verdi lampeggiavano di paura.
Elija si sentì il cuore a mille mentre il cavallo cominciava a sbattere le sue grandi ali bianche. Jona non si aggrappò subito alla criniera del destriero, ma rimase voltata verso di lui.
"Va tutto bene, zuccherino..." gli sorrise parlando con voce vellutata. Elija si sentiva già girare la testa, non fece quasi caso a quel nomignolo.

Ora il loro cavallo era quasi all'altezza degli altri due ed Elija credette di svenire: era in alto. TROPPO per i suoi gusti. La terra gli mancava sotto i piedi.
"Tieniti forte" gli annunciò Jona , entusiasta di poter volare, la carezza del vento sul viso la inebriò. Elija si disse che non poteva aspettarsi altro da un'artefice dell'aria.
Il cavallo non gli diede il tempo di tranquillizzarsi e sfrecciò nel cielo seguendo gli altri due. L'artefice della terra fu costretto ad aggrapparsi a Jona con tutte le sue forze. Lei si irrigidì, il suo primo istinto fu quello di mollare un calcio all'artefice della terra, ma si disse che probabilmente doveva essere troppo impaurito per avere il controllo razionale delle sue reazioni e che la stava stringendo solamenteper la paura di cadere, inoltre realizzò di non sentirsi nemmeno troppo a disagio, non provava affatto la sensazione di essere avvolta dalle spire di un serpente , come le accadeva di solito quando veniva abbracciata, certo la presa dell'artefice era salda ,ma la sua forza non era ostile, era desiderosa di un appiglio. Optando per non dare troppo peso a quel gesto Jona diede gambe al destriero e si lanciarono nel grigio delle nuvole.
Elija chiuse gli occhi e si concetrò solo sulle sue braccia che stringevano Jona per non pensare al vuoto sottostante.

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