"Non è mai troppo tardi per andare oltre"
-Dante Alighieri
L'alba dipingeva ghirigori dorati sugli alberi, ma all'orizzonte si addensavano nuvole tempestose cariche di pioggia. Una folata di vento freddo penetrò le ossa di Jacqueline. Inspirò profondamente e nelle sue narici sentì profumo di pioggia, una perturbazione si avvicinava.
La tempertaura continuava ad abbassarsi, ogni giorno faceva sempre più freddo, ma i lunghi mantelli forniti loro da Henry erano comodi e caldi. Diede a Thomas il suo dato che i suoi vestiti erano stati lacerati dal recente combattimento, una folata di vento sollevò gli orli della veste facendola volteggiare nell'aria fresca.
Si incamminarono verso il piccolo accampamento che l'ultimo attacco aveva ridotto a un cumulo di stracci infangati. Thomas ringraziò Jona per averlo ritrasformato ed espresse il suo stupore a riguardo , non credeva che un incantesimo del genere fosse possibile. Jona rispose con una sbrigativa alzata di spalle.
"Ho imparato a farlo per difendermi"
Improvvisamente l'artefice dell'acqua si fece pallido in volto e si accasciò a terra, Jona e Jacqueline lo sostennero come poterono e cercarono di scuoterlo.
"Thomas, mi senti?" chiamò Jacqueline allarmata. Il ragazzo mugolò qualcosa ed ebbe un sussulto, una lacrima di sangue uscì dalla sua bocca. Le due donne si guardarono negli occhi, Jona, con freddezza e rapidità, disse di portalo nella tenda , lei sarebbe andata a cercare Henry. Jacqueline annuì seria e trascinò faticosamente il ragazzo all'interno.Jona schizzò nel bosco, rapida come un refolo di vento, incrociò Elija.
"Che succede, zuccherino?" chiese lui.
"Thomas ha perso i sensi, sto cercando Henry" rispose asciutta.
"Che cosa è successo?" Il tono apprensivo dell'artefice della terra addolcì Jona.
"Ha delle brutte ferite, io credo che abbia perso molto sangue, spero che non sia vittima di un incantesimo" gli occhi dell'artefice della terra guizzavano da una parte all'altra.
"Quanto è grave la situazione secondo te?" Chiese Elija serrando la mandibola.
"Parecchio, bisogna fare presto "
"Vado da lui " Jona lo fermò posandogli una mano sul braccio .
"No, è con Jacqueline, è al sicuro, dobbiamo trovare Henry, lui saprà cosa fare" si scambiarono uno sguardo rapido, sottitolato da un'infinità di parole, le spalle dell'artefice della terra si abbassavano e si alzavano con ritmo concitato .
Elija era molto agitato, ma sapeva che lei aveva ragione, le si avvicinò e l'artefice dell'aria notò solo in quel momento quanto fossero verdi i suoi occhi, scintillavano di acutezza, splendevano nella luce mattutina come smeraldi preziosi.
"Andiamo" disse l'artefice della terra. Cercarono Henry in lungo e in largo, il vento faceva scuotere le chiome degli alberi e alzava le foglie in turbinii rapidi e vorticosi."Dobbiamo fare qualcosa..." disse Jona seria, la situazione era davvero grave. Elija si morse il labbro inferiore e inarcò le sopracciglia.
"Troviamo Henry" disse Elija più deciso che mai, il suo cuore batteva all'impazzata per l'apprensione. Ricominciarono a correre per il bosco gridando il nome dei Henry senza alcuna discrezione. Pensarono al peggio. I minuti sembravano ore, pesanti come piombo. Avevano ormai perso le speranze quando videro comparire l'anziano artefice dal folto del bosco.
Quando gli chiesero stupiti dove fosse stato, egli rispose che aveva dovuto cercare delle erbe e che sapeva badare a sé stesso. Elija prese a spiegargli concitatamente la situazione gesticolando, danzandogli intorno come una vespa impazzita.
L'anziano artefice dell'aria attese che avesse finito, poi si diresse nella tenda borbottando. Tutto era tornato normale.Lo sguardo di Elija rimase rivolto verso la fessura della tenda che aveva inghiottito Henry, fissava con preoccupazione i lembi sporchi di fango, emise un sospiro e si sedette a terra. Non una foglia si mosse, l'aria era immobile. L'artefice dell'aria si accorse di provare compassione nei suoi confronti, dispiacere. Si sedette accanto a lui.
"Starà bene, Henry sa quello che fa "
Lui le rivolse uno sguardo indecifrabile, i suoi occhi luccicavano come pietre preziose. L'artefice della terra guardò il mantello indaco di Jona ondeggiare nel vento insieme a i suoi capelli. Rilassò le spalle in un lungo sospiro e si strofinò un occhio:aveva dormito molto poco quella notte.
Jona non riuscì a reprimere una risatina sommessa.
"La mia stanchezza ti diverte, zuccherino?"
"No, assolutamente " rispose l'artefice dell'aria sorridendo con un angolo della bocca. Si alzò in piedi e, con una naturalezza sconcertante, affondò la mano nei capelli di Elija e li arruffò dolcemente.
L'artefice della terra ci rimase di sasso. Una enorme e variopinta peonia sbocciò ai suoi piedi.
"Chiamami ancora zuccherino e ti troverai senza lingua"
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Il Regno Di Auriah
Fantasy{IN REVISIONE} Laghi dipinti d'argento dalla luna, spruzzi di profumi colorati sparsi sui prati, ombre d'animali misteriosi che si muovono di notte per il bosco. E poi si intravedono tre sagome nere, macchie di buio su una tela rischiarata. Due di l...