Jacqueline: la conoscenza di Woka

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"Fate whispers to the warrior:' You cannot withstand this storm.' The warrior whispers back:'I am the storm"

-Anonimo

Si arrestarono. Elija imprecò. Jona imprecò in modo ancora peggiore.
"E' qui?" chiese Henry, pur conoscendo già la risposta.

"Levatevi tutti da lì!" urlò Elija, prese Jona e Jacqueline per il polso e si nascose, seguito dagli altri, nella foresta di bambù. La terra tremò.

Lo Mbozu non tardò ad arrivare: un terrificante ed enorme rinoceronte nero petrolio, le pupille rosse e un corno affilatissimo. La creatura aveva una lunghezza di almeno cinque metri e, in cima a quella montagna oscura, sedeva Woka. A cavalcioni sulla schiena dell'animale impugnava una spada dorata, simile a quella che aveva dato Henry a Jacqueline. La ragazza ricordò quanto quell'arma l'avesse umiliata, ma si disse che non poteva certamente essere la stessa, la mente le stava giocando brutti scherzi.

Thomas le aveva detto che Woka era un artefice del fuoco e ,mentre giocherellava con la sua collana con la conchiglia dorata, ricordò dell'anello che le aveva dato il ragazzo prima che li dividessero a Seita. Lo teneva ancora al dito e trovava il motivo odnulato che si ripeteva sul ferro molto rilassante.

Strinse i pugni e guardò quella feccia di uomo incendiare la sua spada, lo sguardo malvagio e predatore. Lo Mbozu si fermò all'improvviso e la terra smise di tremare.
Jacqueline riversò nello sguardo tutto l'odio di cui era capace, desideró che perisse di una morte orribile. Aveva ferito Thomas, Elija e probabilmente anche Henry, questa motivazione le bastava a giustifcare tutta la rabbia che provava nei suoi confronti.

L'animale si mosse annusando l'aria in cerca di nemici. Woka smontò dalla sua cavalcatura e si guardò intorno con fare guardingo. I cinque amici sperarono che si allontanasse, ma la creatura e il suo padrone non facevano che avvicinarsi.

"Non possiamo restare qui a non far nulla, dobbiamo cercare di annientarlo" sentenziò Jona mormorando.

"No, andandogli incontro troveremmo solo guai" sussurrò Thomas, le mani gli tremavano. Jona lo guardò negli occhi e gli disse:"Sarà lui ad averne con noi"
"Ora è solo, potrebbe essere l'occasione giusta per metterlo fuori combattimento " constatò Henry.

"Allora andiamo" ringhiò l'artefice della terra. Arbusti minacciosi spuntarono accanto a lui, l'artefice dell'aria gli rivolse uno sguardo d'intesa e si lanciarono all'attacco con grida di battaglia selvagge.

Jacqueline lanciò a Thomas uno sguardo interrogativo, con un cenno gli chiese se avesse intenzione di seguirli. Vide che tremava, accarezzò i suoi capelli scuri come gli abissi e gli sussurrò: "Ti prometto che annienterò quella creatura, lo giuro sulle Fiamme Eterne"

"Dove hai sentito questo giuramento?" chiese lui, gli occhi sbarrati e le pupille ridotte a due microscopiche macchioline nere nell'immenso azzurro dell'iride.

"Tutti gli artefici del fuoco lo dicono di continuo" Thomas assentì e smise di tremare per qualche istante.
Jacqueline vide che il suo sguardo era pieno di paura, lo strinse in un abbraccio rassicurante. Gli baciò la testa: "Resta al sicuro, se vuoi"
Henry intervenne:" È normale essere spaventati, Thomas, ma siamo sicuri che puoi affrontare le tue paure" il ragazzo cercò lo sguardo degli amici, il conforto che vi trovó lo aiutò a ricostruire il suo coraggio, pezzo dopo pezzo. Chiamó la sua lancia.
"Andiamo"
Si lanciarono all'attacco brandendo le armi.

Non appena li vide Woka riconobbe Thomas, Henry ed Elija e un lampo di malvagità attraversò il suo viso.
"Vi stavo cercando" sibilò.
"Non conosco invece i vostri nomi, graziose fanciulle"disse.
Jacqueline iniziò ad ardere come una torcia.
"IO..." urlò.
"IO SONO IL FUOCO!".

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