Sangue

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Solito soffitto invecchiato, solita macchia di muffa all'angolo, solito letto scricchiolante, soliti mobili impolverati, solita stanza, solita Accademia, solita vita. Ogni volta che apro gli occhi spero di risvegliarmi, di tornare indietro, di avere una seconda occasione ma, una seconda occasione per cosa? Per rivivere l'odio dei miei genitori? Per rivivere il dolore del rifiuto? Dell'abbandono? Forse dovrei solo smettere di sperare. La speranza fotte le persone, tutte le aspettative che ti crei e che puntualmente svaniscono, l'illusione di poter essere felici, l'illusione di avere una vita felice. La delusione che provi quando realizzi che è finita, che hai perso, che non è rimasto più niente per cui lottare eppure, puntualmente, mi ritrovo qui a sperare in un cambiamento, in una svolta, in un obiettivo. Sono sempre stata una sognatrice, una persona che riesce a vedere il mondo da una prospettiva tutta sua, una persona che trova del buono in tutto, in tutti. Quest'accademia però mi ha cambiato, mi ha insegnato la rabbia, la falsità, la crudeltà che si portano dietro alcuni studenti, la doppia faccia dei professori, mi ha insegnato che o riesci a mettere i piedi in testa o riesci a farti mettere i piedi in testa, non ci sono vie di mezzo, non ci sono altre strade, non c'è modo di cambiare punto di vista.

Con calma mi alzo, non posso più stare da sola in questa stanza, con i miei pensieri. Il corridoio sembra deserto, meglio, sicuramente non sopporterei troppi sguardi addosso anche per oggi, anche per questa volta. Gli sguardi uccidono, feriscono, molto più delle parole; gli sguardi non mentono, rispecchiano l'anima, rispecchiano perfettamente ciò che sei, ciò che pensi, ciò che provi.
Entro in sala, non c'è quasi nessuno a fare colazione e questa è una buona notizia, finalmente. Giusto qualche ragazzo sparso qua a là troppo preoccupato a chiacchierare per concentrarsi su di me per più di qualche secondo, l'ideale per distrarsi un po'. Osservo, una coppetta felice, un gruppo di amici, due sorelle gemelle con lo stesso identico taglio di capelli, sorrido, chissà se avendo una sorella lei mi avrebbe accettato, sarebbe stata capace di avere una propria opinione? Di opporsi alle parole dei nostri genitori? Di cambiare la loro decisone? Di darmi un po' più di tempo da passare a casa? Di farmi salutare i miei amici, i miei parenti?Di darmi l'illusione di una vita normale ancora per un po'?  A interrompere i miei pensieri sono due occhi di ghiaccio che si accomodano proprio di fronte a me, mi scrutano, forse non con cattiveria, forse non con rabbia, forse stavolta non con delusione.
-Se te lo stai chiedendo ho risolto io la questione con i ragazzi della classe, fortunatamente la loro barriera era abbastanza distrutta da permette la cancellazione del ricordo-  I ragazzi? La classe? Merda, a questo non avevo proprio pensato.

-Io, beh, grazie Raphaël mi era totalmente passato di mente e in più non avrei saputo proprio come fare- Non posso fare a meno di sorridergli, un lampo improvviso passa per i suoi occhi, cupo, triste, commiserato, se gli occhi non mentono e so che questo è vero allora, cosa sta accadendo? Cosa è cambiato da poco fa?
Con un cenno mi chiede di seguirlo, per la seconda volta ci ritroviamo nello stesso punto di ieri, nello stesso punto in cui Drake è venuto a disturbarci, nello stesso punto da cui sono fuggita. Sono pronta a tornare qui? Sono pronta ad avere delle risposte?
-Non so quanto tu ne sappia dei demoni Chanel, ma non è normale il tuo aspetto, non è contemplato dalla società, non è accettato. Come puoi vedere non sei l'unica ma non so se questo si può considerare un bene o un male...-
Che intende? Come può essere un male? Come può essere una cosa positiva la solitudine? La discriminazione? Come può essere positivo sopportare tutto questo da soli?
-Vedi, io e Drake siamo parenti-
Perché? Perché adesso? Come può essermi utile saperlo?
- Mi hai portata qua per parlarmi della vostra lite familiare Raphaël? Perché se è così non mi interessa, mi bastano i miei di problemi in questo campo- Sbuffa e alza gli occhi al cielo, cosa ho detto di male adesso?
-Io e Drake apparteniamo alla famiglia reale Chanel, siamo dei discendenti di Lucifero, nelle nostre vene scorre il sangue del primo Angelo maledetto, del Re di tutti i demoni-
Sono abbastanza confusa lo ammetto, insomma sto parlando con un demone nobile, va bene, ma questo mi dovrebbe riguardare? Perché?
-Tutti i demoni che hanno una percentuale di sangue puro, sangue del sovrano, sangue imperiale,  maggiore di quella del sangue comune e ciò non è poco, credimi, hanno la stessa caratteristica che ci accomuna, ciò che ci lega, ciò che mi spaventa, i nostri occhi Chanel, sono immutati, sono identici ai suoi, e questo non è possibile, insomma non può essere possibile, dovresti essere una Reale proprio come noi-
Sento le poche basi solide che mi ero costruita nelle ultime settimane crollare sotto il peso di questa informazione, io, figlia di due angeli superiori, come posso avere sangue del diavolo nelle vene?

The Defeat Of EvilDove le storie prendono vita. Scoprilo ora