Cammino svelta per i corridoi con un opprimente peso sul petto, cosa c'è adesso che non va?
Oppure stamattina l'ho fatto, ho superato i miei limiti, le mie barriere, le mie paure, sono andata a quello stupido tavolo durante quella stupida colazione, e loro? Sono stati zitti.
Mi hanno osservato, mi hanno studiata, non pensando accettassi veramente l'invito di Priscilla, credendo non avessi il coraggio, il fegato, di unirmi a loro o forse semplicemente ci speravano. Dopo aver finito quel poco che avevo preso da mangiare me ne sono andata, in fetta, molto in fretta, forse un po' troppo, ma infondo che dovevo fare? Stare lì, nel silenzio?
Sapevo di non appartenere a loro, a quel gruppo, a tutto questo, eppure, mi ero illusa. Persino Priscilla in mezzo a tutta quella pressione, dopo un timido sorriso iniziale mi ha ignorata, come tutti. Non é stata diversa da loro e questo ha fatto male, molto male.
E poi c'era lui.
Il suo sguardo era il peggiore di tutti.
Mi bruciava addosso.
Senza nemmeno sapere perché.
Perché Drake mi fa quest'effetto?
È stato strano, più del solito sicuramente. Era come se una parte di me fosse eccitata, accesa da quella sua vicinanza e lui stesso sembrava rigido, freddo, innaturale, qualcosa non andava. Il mio corpo non aveva mai reagito così, o almeno non così tanto a lui, al suo sguardo, ai suoi modi di fare, cos'è cambiato? E perché è cambiato? Cosa ci sta succedendo?Sempre con quell'odiosa sensazione impregnata sotto pelle raggiungo la classe, il mio solito banco, la mia solita tranquillità. Il professore entra iniziando a dire cose a cui nessuno presta realmente ascolto, nemmeno io, che mi perdo nei dettagli. Ha qualcosa di strano la sua espressione, sembra parecchio stressato, per cosa? Sta sudando freddo controllando intensamente l'ora ogni tre secondi, sta per succedere qualcosa, sicuramente qualcosa di non molto piacevole.
Come previsto un' altra figura fa il suo ingresso nella classe, una figura sproporzionatamente alta, sproporzionatamente oscura.
Un ragazzo.
Mai visto. Insomma me lo ricorderei se lo avessi visto, come si potrebbe scordare la sua immagine? Possente, pericoloso, inaspettato. Novità.
-Mi hanno detto di venire qui.- tono roco, secco, distaccato.
-Si prego si, si accomodi signorino- tutta la classe era in silenzio, quasi fosse in attesa, attesa di qualcosa, un gesto, un espressione che li calmasse, li rassicurasse eppure, eppure non arrivò. O almeno non per me. Come sempre, come con Raphaël, il posto vuoto, l'unico posto vuoto, l'unica possibile collocazione è al mio fianco. Perché devo essere sempre così sola? Senza nessuno su cuoi contare? Senza nemmeno nessuno che decida spontaneamente di sedersi accanto a me.
Sposto velocemente quelle poche cose che sconfinavano nell'altra metà del banco e mi immergo completamente nel paesaggio che riesco a scorgere fuori dalla finestra. Mi isolo, facendomi piccola, non altri sguardi, non altre delusioni.
Eppure la sua presenza è lì, viva, impossibile da ignorare.La lezione riprende, non ascolto, come potrei? Non con lui al mio fianco.
Mille brividi mi attraversano il corpo. Paura. Non riesco a concentrarmi se non su lui, i suoi movimenti, cerco di anticipare i suoi gesti, non è normale tutto questo, oppure sono io a non essere normale? No,no.
In classe si percepisce un'aria diversa, carica di tensione, non solo da parte mia ma da ogni singolo studente, persino il professore sembra ancora sulle spine.
-Non ti ho mai vista.- non una domanda, un'affermazione, sussurrata, a mala pena udibile. Lui è sicuro di non avermi mai visto. L'accademia è grande, fottutamente grande, come può esserne sicuro? Eppure allo stesso modo lo sono anche io, al cento per cento, senza dubbi. È possibile?
-Neanche io- mi studia. Lo studio. Lo osservo, a partire dal suo naso un po' all'insù, dai suoi occhi neri, profondi, ai capelli neri spettinati, agli zigomi ben marcati.
-Byron- e sorride leggermente, un sorriso strano, quasi sadico come se sapesse di quell'incontro, come se l'avesse predetto da tempo e ora fosse lì, a goderselo.
-Chanel- gli angoli si alzano ancora di più se possibile, mentre due piccole fossette si manifestano ai lati della sua bocca. Non ha fatto niente di male in realtà però, però qualcosa non mi torna. Non mi quadra.
-Wilson, perché non risponde lei alla mia domanda?- Il destino mi odia, come il professo d'altronde, nessuno ma dico nessuno sta seguendo e lui? Ovviamente si deve soffermare su di me, sulla pecora nera o forse sarebbe meglio dire sulla pecora bianca della situazione?
Mi stavo già preparando mentalmente a l'ennesima ramanzina sul fatto che dovessi applicarmi di più, stare più attenta e interessarmi alle lezioni quando un sussurro mi arriva, inaspettato, lieve, che quasi credo di aver sognato.
-le corna in un demone simboleggiano, la potenza, la forza, la volontà di intimorire, non tutti le posseggono e non sempre decidono di manifestarsi nonostante la trasformazione, emozioni e stati d'animo posso essere cruciali per evocarle- finisco di parlare sotto lo sguardo attento e sorpreso del professore che riprende subito a spiegare borbottando qualcosa di non troppo gentile. Mi giro lentamente, mi ha aiutata? Davvero? Possibile che questa negatività nei suoi confronti sia solo nella mia testa? Che mi sia immaginata tutto? Che sia solo frustata o che stia andando fuori di testa?
-Grazie- sorrido carica di gratitudine, forse l'ho veramente giudicato male.
-Tranquilla avrai tempo per ricambiare il favore- il mio sorriso si spenge e quella fastidiosa sensazione torna più forte di prima. O forse no.
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The Defeat Of Evil
FantasyQuesto non è un libro come un altro, questo libro racconta una storia di amore, di odio, di tradimento, di delusione, di un angelo o forse dovrei dire di un demone. Capitolo 4 "l'inizio" Non è facile svegliarsi e sapere chi sei. Specialmente se sei...