Scusa

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Sono giorni, giorni in cui non dormo, in cui mi sento un'automa, giorni in cui il mio unico pensiero fisso è quello di mettere quanta più distanza possibile tra me Raphaël e Drake. Non posso continuare a vederli, la loro immagine mi disturba, mi crea confusione e mi fa andare in paranoia; volevo disperatamente delle risposte, non so cosa mi aspettassi ma sicuramente non questo, speravo di chiarire almeno un po' il caos che mi porto dietro invece, non ha fatto altro che peggiorare, non ha fatto altro che crescere. Adesso sono qui in cortile, sola, distesa sul prato, a contemplare la bellezza dei dolci raggi del sole che raggiungono la mia pelle, mi riempiono di calore, quasi come un abbraccio, quasi come se avessi qualcuno sempre accanto a me, quasi come riuscissero a riempire quel vuoto che mi dilania ormai da troppo tempo.

Sorrido, al nulla in realtà, non c'è un vero motivo per sorridere, almeno non adesso, almeno non in questo periodo, ma sembra tutto così superfluo adesso, sembrano così lontani i problemi, le discussioni, sembra che tutto sia coperto da un velo di pace, di armonia, sembra che tutto vada bene, sembra che tutto andrà per il meglio e allora sorrido, davvero, quei sorrisi che partano dal cuore, quei sorrisi capaci di riscaldare le persone, solo che, io, non ho nessuno da riscaldare.
Mi alzo, mi stiracchio e mi sistemo i capelli, tutti i buoni propositi che mi ero fatta spariscono facendomi tornare alla realtà, la realtà in cui sono sola, senza nessuno di cui potermi fidare. Devo andare a lezione di attacco e difesa comune, non so se posseggo la forza necessaria, non so cosa potrà succedere, non so cosa dovrò aspettarmi, ma sono sicura di una cosa, devo farcela. Posso farcela.
Lentamente mi avvio, mi cambio, indosso la mia tuta, scomoda come sempre e, facendomi coraggio entro in palestra, cerco di mostrarmi sicura di me, di incutere un certo timore, cerco di trasmettere un'immagine nelle loro menti, l' immagine di una combattente. Non mi farò mettere in ginocchio, qualunque cosa succeda o succederà io combatterò, contro di loro, contro i loro sguardi, contro i loro pregiudizi. Regola numero uno, bisogna conoscere il proprio nemico, loro non sanno chi sono, cosa ho passato e cosa sto ancora passando, non sanno ciò che penso di loro, quali saranno le mie mosse, quanto ho bisogno di sfogarmi. Io d'altro canto, li ho già capiti, sono li, aspettano un mio falso passo, vogliono vedermi cadere, sbagliare, implorare la loro pietà, vogliono piegarmi, vogliono vedermi soffrire per mano loro, sono accecati dalla rabbia, dall'odio e dal rancore, non riescono a pensare lucidamente, non riescono ad elaborare una strategia e di conseguenza sono facili da battere.

Mi vedo arrivare incontro uno dei nostri due istruttori, alto, sulla trentina, di bell'aspetto devo ammettere, ha una cicatrice molto evidente sulla spalla destra, oggi porta una canottiera, è in bella mostra, è un punto debole. 
-Sei in ritardo- Annuisco annoiata, so di esserlo solo non mi importa.
-Sto perdendo la pazienza con te Chanel, non è la prima volta che capita, non so cosa tu voglia dimostrare ma questo comportamento non va bene, sali sul ring, Davis ti farà compagnia- È questo il problema degli insegnanti, credono sempre che tu voglia dimostrare qualcosa, per un ritardo, per un brutto voto, per un brutto comportamento, per una brutta risposta. Avvolte cerchi di portarti talmente tante cose dentro che alla fine cedi, sbagli, il passo falso lo fai, magari non così evidente agli occhi degli altri, ma abbastanza evidente agli occhi di qualcuno, questo è un problema, ma un problema ancora più grosso è quando qualcuno crede di averlo colto ma tu non l'hai mai fatto. E beh, sicuramente il problema in questo caso non è tuo.
Non so cosa vedano gli altri in me in questo momento però so che, cazzo, ho proprio bisogno di sfogarmi.

Davis, diciannove anni, capelli leggermente lunghi, di bassa statura ma ben allenato, ha riportato un problema al ginocchio qualche settimana fa, conferma a tutti di essere guarito anche se io, personalmente, non ci metterei le mani sul fuoco. Mi lancia uno sguardo di sfida che ricambio volentieri, poverino, pensa davvero di  intimorirmi?  Al via dell' istruttore parte all'attacco, non ci metto molto a schivarlo e a farlo cadere faccia a terra. Errore numero uno, troppa furia. Si rialza e ritenta nuovamente il suo approccio solo che stavolta nel scansarlo lo afferro per un braccio e lo scaravento quasi dall'altra parte del ring, i suoi occhi sono pieni d'ira, inizia a trasformarsi mentre io lo guardo divertita, crede di avere più fortuna con la mezza trasformazione? Staremo proprio a vedere. Tenta di colpirmi all'addome con un pugno, anche di una certa potenza devo ammettere che però riesco a bloccare abbastanza tranquillamente, con una mano stretta intorno al suo pugno salto ed atterro dietro di lui slogandogli o rompendogli probabilmente la spalla, lancia un urlo che credo continuerà a tormentare la maggior parte delle persone presenti in questa sala nei loro incubi, specialmente quegli angioletti che ora mi stanno guardando decisamente con disprezzo. Vi ho fatto arrabbiare per caso?  Cerco un contatto visivo con uno dei due istruttori, stranamente non hanno ancora annunciato la fine dell'incontro, perché?
-Chanel, qualcuno ti ha detto di fermarti? Sono sicuro che il preside apprezzerà sapere che oltre ad arrivare in ritardo ti permetti anche di non ascoltare le nostre parole e ignorare le regole del combattimento- mi sorride sghembo, pensa che non ne sia in grado? Pensa che non riuscirò a continuare? Davvero?
Sono io a sorridere adesso, nel vedere la sua mascella contratta subito dopo aver sentito l'ennesimo urlo da parte di Davis, l'avevo detto io che quel ginocchio ancora non andava, e mi sa che adesso l'hanno capito anche tutte le altre persone presenti udendo il sonoro crak che si è propagato nella stanza nonostante la non eccessiva pressione che ho applicato. Davis mugola qualcosa, forse qualche insulto, forse qualche preghiera, prima del colpo decisivo che sferro con tutta la forza che possiedo, la pedata arriva precisa colpendo proprio dove mi ero aspettata, e facendo assumere una posizione decisamente contorta alla gamba del ragazzo, mollo la presa che ho su di lui che ormai, privo di forze, si accascia a terra.
-Ottimo lavoro signorina Wilson, veramente un ottimo lavoro-  Entrambi si congratulano con me tramite una pacca sulla spalla per poi sparire andando a torturare altri studenti. Lancio un'ultima occhiata al corpo innaturalmente steso a terra, scusa Davis ma forse, alla fine, qualcosa da dimostrare ce l'avevo.

The Defeat Of EvilDove le storie prendono vita. Scoprilo ora