Capitolo 10!

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La serata con Simon è stata a dir poco perfetta perché abbiamo trovato subito una sintonia sia fisica che mentale, e non è sempre così, anzi.
Le paure iniziali di Simon si sono rivelate infondate, infatti non ha mai perso il controllo e non ha mai usato troppa forza.

È già mattina e dopo una notte di fatto insonne, a parte qualche ora di riposo necessaria per non essere poi degli zombi durante la giornata, stiamo facendo colazione insieme.
La cucina è immensa, tutta in legno massiccio mista acciaio: un contrasto eccezionale tra rustico e moderno. L'ampia finestra che dà sul giardino antistante fa entrare la luce del sole. Noi siamo seduti al tavolo e mentre mangio con calma pancake e cereali, osservo sovra pensiero i capelli di Simon illuminati dal sole e il velo di barba che gli ricopre la mascella squadrata.

A un tratto mi dice: "Mak? Hai sentito quello che ti ho detto?"

Io esco dalla mia trance momentanea: "No, scusami, ero distratta."

"Ho visto. Tutto bene? C'è qualcosa che ti turba?"

Io sorrido, gli prendo la mano e: "No, o meglio stavo pensando che sono molto felice in questo istante. Mi sembra quasi di vivere un sogno. Una parvenza di tranquillità, di senso di famiglia e beatitudine che pensavo di non poter più provare... ed ho paura che tutto questo possa finire."

Lui si alza, mi abbraccia forte e con tono sicuro, deciso e definitivo come una promessa, dice: "Anche io Mak non ero così tanto felice da molto tempo ormai, troppo, e non ci speravo più di vivere certi momenti di intimità con qualcuno, ma posso prometterti una cosa: non ho alcuna intenzione di porre fine a tutto questo e se credi un po' al destino, vedila così... forse ci stavamo aspettando."

Ricambio l'abbraccio, mi alzo e lo bacio. Un bacio dolce, profondo. In quel momento mi suona il cellulare. Ridendo dico: "Dicevi...?!"

Poi rispondo. L'umore mi cambia come se una nuvola carica di pioggia avesse appena oscurato il sole.

"Merda!"

Simon mi guarda preoccupato: "Cosa è successo?"

Espiro con calma: "Hanno appena trovato un'altra vittima dell'Inquisitore. Devo andare. Ti chiamo più tardi."

Chiamo un taxi perché non c'è tempo per tornare a casa a prendere la moto.

Devo catturare questo bastardo il prima possibile.

Arrivo nel punto di ritrovo: la situazione è più complicata di quanto pensassi e recuperare il corpo non sarà così facile.
I tecnici sono in attesa, come tutti del resto, compreso il coroner e la squadra di recupero. La vittima è stata avvistata da un turista svedese che andava su una moto d'acqua vicino alle coste della Staten Island. Non avrebbe mai dovuto avvicinarsi così tanto all'isola né ovviamente aveva le autorizzazioni per girare con la moto nell'area, ma grazie a lui abbiamo scoperto la vittima che altrimenti sarebbe potuta rimanere nascosta per sempre.

Circa quarant'anni fa sull'isola c'era una fabbrica di componenti chimici che poi è stata messa sotto sequestro ed indagata per produzione di materiali tossici e ricerche in ambito bio medico non propriamente etiche. Poco prima che iniziasse il processo in aula, ci fu un'esplosione che distrusse la fabbrica e parte dell'isola. L'esplosione causò la fuoriuscita di agenti chimici che hanno modificato la flora e la fauna causando anche mutazioni genetiche nel corso degli anni. L'isola da allora è quindi stata chiusa e resa non più accessibile. Negli ultimi cinque anni hanno rilevato che gli agenti chimici ormai si sono dispersi, ma rimane chiusa perché le mutazioni genetiche hanno reso l'area non vivibile ed altamente pericolosa. Nessuno sa di preciso cosa ci sia sull'isola, ma molti scienziati e tecnici che hanno voluto approfondire, sono spariti.
Ora stiamo cercando di capire come recuperare il corpo senza farci ammazzare.

Dopo varie discussioni si è deciso che sull'isola andranno il minor numero di persone per limitare le potenziali perdite e i fortunati sono: la sottoscritta perché devo assolutamente vedere la scena del crimine in prima persona, il coroner, due tecnici per i rilevamenti scientifici e due guardie per garantire un minimo di copertura mentre noi lavoriamo.
Il motoscafo in pochi minuti ci porta sull'isola che apparentemente sembra un posto ameno, con una natura florida, rigogliosa. Mano a mano che ci avviciniamo però, mi rendo conto che c'è qualcosa che non va e poi realizzo: un silenzio innaturale, un'immobilità inquietante che non ha nulla a che fare con la vita e i rumori che ci sono nelle foreste normali.
Anche tra di noi cala il silenzio mentre attracchiamo. Per sicurezza il pilota rimarrà sempre sul motoscafo con la radio vicino e pronto a partire di corsa.

Noi sei prescelti ci dirigiamo verso il corpo che dista dal punto di attracco solo cinquecento metri circa. Ora non lo vediamo più, ma dall'acqua si riusciva ad intravedere nella vegetazione.

Le piante sono enormi, molte sembrano piante grasse ed hanno un colore verde tendente al fluo, innaturale. Una guardia apre la fila e una la chiude. Quella in testa ha un machete e sta creando una via d'accesso attraverso la vegetazione.
Dopo diversi muniti, arriviamo sudati e stanchi al corpo. La temperatura qui è decisamente più alta che in città e l'umidità è al cento per cento.

Appeso al ramo di un albero c'è una gabbia e all'interno il corpo martoriato della vittima che però si intuisce essere una femmina, viste anche le dimensioni ridotte e minute.
Ho fatto diverse ricerche sulle torture medievali e dell'inquisizione e alcune di esse prevedevano anche la privazione di cibo, di acqua o di sonno. La privazione di cibo e acqua poteva essere effettuata in una normale cella di prigione, oppure all'interno di gabbie sospese, proprio come questa che ho di fronte ora.

La vittima veniva messa in una gabbia sospesa che spesso era troppo piccola per rimanere in piedi e troppo stretta per potersi sedere. Poi veniva abbandonata lì senza cibo né acqua fino alla morte. In questo caso la causa della morte è ovviamente ancora da determinare.

Bill, il coroner, dice ai due tecnici di fare tutte le foto del caso prima di farsi aiutare dalle due guardie a tirare giù la gabbia che si trova a circa tre metri di altezza.

Con molta fatica riescono a far scendere la gabbia e un odore dolciastro di decomposizione mi raggiunge le narici.

Bill inizia subito a lavorare e così anche i tecnici che rilevano le impronte. Il corpo è molto danneggiato, in uno stato avanzato di decomposizione, così chiedo: "Dottore, secondo te da quanto è morta?"

Mi risponde mentre continua a lavorare sul coro: "Sai che prima dell'esame autoptico non posso risponderti." Bill è un lupo e ha anni ed anni di esperienza come coroner. Anzi, ormai sarà anche vicino alla pensione visto che ha quasi sessant'anni, per quanto ne dimostri meno di cinquanta e, come tutti i mutaforma, ha un fisico asciutto ed atletico. Abbiamo lavorato insieme su diversi casi e ho una certa confidenza.

Insisto: "Lo so, ma ti dispiacerebbe fare un'ipotesi?"

Lui è inchinato sulla vittima e la sta esaminando a fondo, anche se si trova ancora all'interno della gabbia: "Il corpo è molto danneggiato, il rigor mortis è già sparito. Qui la temperatura è molto alta ed umida e questo ha accelerato il processo di decomposizione. Per quanto poi l'aria qui sia ormai respirabile, non sappiamo davvero cosa c'è su quest'isola e se ci sono degli animali o insetti particolari che possono aver ulteriormente accelerato o al contrario, rallentato la decomposizione. Temo che non potrò essere così preciso nel determinare la data esatta della sua morte perché qui c'è un ambiente e dei fattori esterni che non sono tracciati e che escono da qualsiasi scala di riferimento standard. Vedi qui..." indica con il dito guantato vicino al collo della vittima, "questa è una larva che sembra quella di una mosca, ma non lo è. Di fatto non l'ho mai vista prima d'ora..."

Ha un tono frustrato e rassegnato: "È come se avessimo trovato il corpo su un pianeta alieno ed io non ho alcun riferimento certo per fare bene il mio lavoro." Poi si volta verso i due tecnici: "Sam, Alice, mi raccomando fate, come ci siamo già detti, i rilevamenti del maggior numero di campioni di terreno, piante, temperatura dell'aria... tutto insomma!"

I due tecnici non rispondono neanche e continuano a lavorare a testa bassa.

The Bounty Hunter - Inquisitio (Vol. 3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora