Capitolo 22

110 7 0
                                    

L'enorme tigre corre verso di me e salta ruggendo rabbiosa pronta ad abbattermi sotto il suo peso, ma all'ultimo istante scarto di lato. Il muro di pelo bianco passa oltre, sfiorandomi e provocando uno spostamento d'aria che mi fa quasi perdere l'equilibrio come se mi avesse appena superato un'auto. La tigre atterra pesantemente e scivola in avanti di un paio di metri dato che le zampe non hanno presa sul pavimento di marmo. Poi si gira lentamente e mi guarda con odio.

"Cosa sei tu? Nessun umano è così veloce ed ora che ti sono vicina in questa forma, sento che hai un odore strano, diverso, mai sentito prima. Che cosa nascondi?" Mentre mi parla con rancore e ribrezzo a stento contenuto, si avvicina e mi gira intorno come uno squalo pronto ad attaccare. Io ruoto su me stessa cercando di tenerla sempre di fronte a me e di non darle mai le spalle.

Con un movimento fulmineo cerca di colpirmi prima con la zampa destra e poi con la sinistra. Schivo in successione entrambi i colpi mentre guardo come al rallentatore gli artigli protesi che passano a pochi centimetri dai miei occhi.
Mi rendo conto di essere stranamente calma. Il mio battito cardiaco non è accelerato e non ho per nulla paura.
Lei mi osserva con i suoi occhi giallo intenso e vedo frustrazione nel suo sguardo, ma soprattutto dubbio perché anche lei si è resa conto che non la temo e non capisce come possa tenerle testa non essendo un mutaforma.

Con la coda dell'occhio vedo che ci sono ora due osservatori, che ben presto diventano tre e poi quattro che si appostano ai lati a guardare, mentre io e la madre di Simon danziamo nell'atrio. Non voglio colpirla o usare la forza perché non posso permettermi che qualcuno si faccia delle strane domande su che cosa sono in realtà, oltre ad una Hunter umana. È un'informazione troppo pericolosa vista la fine che ha fatto Gin. Non voglio essere responsabile della morte di qualcun altro, se davvero è stato ucciso perché cercavano risposte su di me.

La tigre ruggisce con rabbia. Intanto la schiena mi brucia ed è dolorante, ma cerco di ignorarla. Ogni movimento mi causa sofferenza e credo di perdere sangue dato che ho la sensazione di avere la maglietta bagnata. L'odore del mio sangue sta sovreccitando i presenti che però si limitano ad osservare senza interferire né, tantomeno, venire in mio aiuto.
È arrivato il momento di sfoderare la mia spada. Tutti sanno che sono una maestra nel suo uso e se ferisco o fermo la tigre con questa, è più plausibile del rispondere con forza raddoppiata o triplicata ai colpi che per ora sto solo evitando.
Non voglio uccidere la madre di Simon, ma mi sto stancando sempre di più e devo porre fine a questa farsa il prima possibile.

Così le dico per innervosirla: "Per quanto ancora vuoi giocare e farti umiliare da una povera umana davanti al tuo ex branco? Non riesci neanche a sfiorarmi se non fosse stato per il primo colpo a tradimento e da codarda quale sei: alle spalle!"

Lei ride e mi gira intorno. So che è furiosa e in quel momento mi balza addosso a fauci spalancate.
Vedo tutto con chiarezza e lentezza: il suo addome è scoperto e capisco che posso ucciderla con un colpo preciso. Nello stesso momento sento le porte dell'ascensore che si aprono e un ruggito che ben conosco. Allora sposto la mira all'ultimo istante: da un colpo fatale al cuore, mentre mi abbasso e schivo a velocità quasi folle, porto un colpo di spada di striscio che causa una profonda ferita sul suo fianco destro. Ovviamente non è letale, soprattutto per un mutaforma.
Questa volta ruggisce di dolore e crolla al suolo, rimanendo a terra e respirando a fatica.
La sala, che mi rendo conto ora essere piena di gente, cade nel silenzio.
Io mi rialzo dalla mia posizione in ginocchio e metto via la spada.
Sollevo la testa ed incrocio lo sguardo di Simon che mi sta comunicando mille cose diverse: paura per me, rabbia per quanto è successo, preoccupazione per la madre ma anche odio profondo, disgusto nei confronti delle persone del branco che l'hanno aiutata o che non hanno fatto nulla per fermarla.

Con passo deciso si avvicina, mi mette un braccio intorno alle spalle e con tono calmo, freddo e distaccato, dice: "Portate mia madre in infermeria."
Con lo stesso tono, forse ancora più inquietante del solito urlo con ruggito, guarda tutti i presenti e dichiara con voce ferma e stentorea: "Chiunque avrà il coraggio di venire da me subito ammettendo di aver aiutato mia madre, sarà punito severamente ma non verrà espulso dal branco. Tutti coloro che non confesseranno, verranno prima o poi identificati e banditi. Saranno dei fuori casta, non solo qui, ma in tutti i branchi della west e della east cost. Mi assicurerò personalmente di questo. Verrete privati di tutti i beni e proprietà a vostro nome. Non vi rimarrà nulla e mi pregherete di darvi una morte onorevole in combattimento. Vi do un'ora di tempo."

Detto questo si allontana e si dirige verso l'ascensore portandomi con lui. Non ho nemmeno io il coraggio di parlare o di protestare perché sento il suo corpo vibrare per la rabbia repressa.
Le porte si aprono ed entriamo. Dopo che si sono chiuse Simon fa un ruggito e tira un pugno alla parete che si deforma sotto il colpo.
Senza guardarmi mi dice: "Mi dispiace, questo non sarebbe mai dovuto succedere. Se ti avesse ucciso io... io..." Sento che è sul punto di piangere e non è da lui.

Mi avvicino e lo abbraccio da dietro.

"Simon sto bene. Lo sai che so badare a me stessa. È solo stato più difficile perché non volevo mostrare troppo la mia forza quindi alla fine ho usato la spada. Sono io a doverti chiedere scusa perché se non fossi comparso in quell'istante, avrei dato un colpo fatale a tua madre."

Lui si gira e mi abbraccia: "Lo so, ho visto come hai deviato il colpo e te ne sono grato, ma se l'avessi uccisa non avrei avuto nulla da ridire. Era un tuo diritto. È la legge del branco: se vieni attaccato senza motivo, al di fuori di un duello prestabilito, puoi uccidere il tuo avversario. Altrimenti solo il capo branco decide chi vive e chi muore dopo uno scontro regolamentato."

"Ok buono a sapersi! Lo terrò a mente la prossima volta."

Lui si gira verso di me e mi prende il volto tra le enormi mani: "Non ci sarà una prossima volta, te lo prometto. Nessuno oserà più attaccarti perché ripulirò il branco da tutti coloro che non accettano la mia relazione con te, li estirperò come erbacce e li brucerò..."
Mentre lo dice, il fuoco vivo gli scorre negli occhi, un fuoco che mi spaventa per la sua intensità e risolutezza.

Appoggio la testa sul suo petto e con voce calma ma decisa: "Simon, non esagerare però. Non puoi eliminare tutto il branco, devi essere cauto perché abbiamo bisogno di ogni elemento nella lotta che ci sarà contro la Triade. Me lo sento nelle ossa che arriveranno tempi duri ed è meglio fare alleati piuttosto che crearsi nuovi nemici, soprattutto tra i propri ranghi."

Lui sorride e mi bacia: "Sei troppo saggia ultimamente e pensi in prospettiva, nel lungo periodo."

Rido contenta e poi: "Lo so, vivo meno il qui ed ora e penso più al futuro ma è solo colpa tua Simon... perché prima vivevo alla giornata, invece ora sapere che ci sei tu mi ha dato una prospettiva, un futuro insieme a cui pensare e che per questo temo, purtroppo."

Lui con delicatezza mi solleva il mento con un dito: "Andrà tutto bene, vedrai. Riusciremo a fermare la Triade e a farci aiutare dal Consiglio. Non sarà facile, ma avremo il nostro futuro insieme, te lo prometto."

Un'ora dopo sono già di nuovo fuori dall'edificio praticamente come nuova, grazie alla magia dei guaritori di Simon. Ci hanno messo parecchio a guarirmi, ma per fortuna ci sono riusciti. Ora ho solo un leggero prurito che mi ricorda le profonde ferite causate dall'attacco. È evidente però che la mia trasformazione in Nullo limita anche le capacità rigenerative della magia.

Non ho tempo di preoccuparmi, però, devo tornare a lavoro subito. Ho già perso troppo tempo.

The Bounty Hunter - Inquisitio (Vol. 3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora