Capitolo 20

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La reazione di Simon alla scenata della madre nell'atrio è stata a dir poco eccessiva, visto il ruggito poderoso che ha fatto tremare i vetri dell'appartamento appena gliel'ho detto. Non c'è stato verso di calmarlo, anzi, l'ho visto spaventato perché sostiene che le minacce della madre non sono mai fatte a vuoto. Ha quindi deciso di proibirle l'accesso al quartiere generale delle tigri bianche e voleva anche appiopparmi una guardia del corpo. Cosa che ovviamente ho declinato. Ne è quasi nata una discussione tra di noi, ma alla fine, dopo essersi calmato, ha convenuto con me che non era il caso di farsi prendere dal panico.

Ha voluto però fare un annuncio pubblico al suo branco che mi ha lasciato senza fiato: ha dichiarato, infatti, che io sono la sua compagna e che minacciare me significa minacciare il capo branco affrontando le conseguenze di un simile atto. Ha poi ribadito che la madre è bandita fino a nuovo ordine e che chiunque abbia qualcosa contro la nostra relazione può andare a parlarne direttamente con lui... Mentre diceva questo, senza neanche accorgersene, ha assunto la sua terrificante forma guerriera metà tigre e metà uomo sovrastando tutti con la sua inumana altezza. Ho visto il terrore negli occhi di alcuni dei presenti, ma anche scetticissimo e forse odio.
Ne abbiamo parlato a lungo dato che non sono d'accordo su come ha gestito la questione perché secondo me ha posto una barriera tra lui e il suo branco rischiando di inasprire gli animi e l'ambiente ancora di più. Lui però è convinto della sua scelta e anche del fatto che può battere qualsiasi stolto che pensa possa prendere il suo posto come leader del branco. Se lo credono debole perché sta con un'umana, gli farà cambiare idee a suon di botte.

Ho lasciato cadere l'argomento anche perché il dovere mi chiama.
Ho messo degli alert per i crimini che avvengono nella zona franca da cui il serial killer sembra tenersi alla larga e finalmente c'è qualcosa che attira la mia attenzione.
Un semplice omicidio in un piccolo supermercato che viene catalogato dalle forze dell'ordine come una rapina andata a finire male per il proprietario del negozio. Ci sono però alcune cose che hanno attirato la mia attenzione. È più l'istinto che mi spinge ad approfondire, nulla di davvero così tangibile e chiaro.
Vado subito sul posto per indagare da vicino.  Lì trovo già la squadra di tecnici pronta per i rilevamenti.

Sono un po' stupiti di vedere una Hunter anche perché non sembra essere coinvolto un mutaforma o una creatura soprannaturale.
Il proprietario, umano, è stato ucciso e gli hanno spezzato il collo.
Il corpo non è ancora stato rimosso e si trova dietro il bancone con le spalle appoggiate al muro. La testa ha un'angolazione strana e gli occhi ormai spenti fissano il vuoto stupiti per quanto è accaduto. La cosa inquietante è che sembra sorridere. Mi rivolgo ad uno dei tecnici che sta facendo i rilevamenti e gli chiedo: "Non ti sembra che stia sorridendo?"

Lui si gira, lo guarda e poi: "Forse un po', ora che me lo fai notare, ma sicuramente è dovuto ad uno spasmo post mortem".

"Mmmh, puoi per favore dire al medico legale di rilevare le impronte sul volto del morto? Gli manderò anche io un Memo."

"Sì, certo, nessun problema."

"Bene, grazie."

Il corpo è posizionato in modo preciso: a parte il collo e la testa inclinata, sembra seduto composto, con le mani giunte e intrecciate come se stesse aspettando il prossimo cliente.
È stato spostato e messo in questa posizione di proposito. È una messa in scena.

Ma perché lo ha ucciso? Cosa lo ha fatto scattare tanto da rischiare di fare un errore?
Sono certa che sia l'opera del mio serial killer. Più guardo la scena e più me ne convinco.
Cosa è successo? Perché lo hai fatto?

Mi immedesimo in lui che come sempre anonimo, invisibile, entra tardi nel negozio (è 24/7), per prendere alcune provviste. Ha finito qualcosa che per lui è essenziale avere o per la ragazza sua prigioniera, per tenerla buona ancora un po'.
Lei gli sta dando molte soddisfazioni rispetto alle ultime vittime, sembra capire, accettare la sua punizione perché è una peccatrice e come tale deve pagare per come si è comportata e per quello che ha fatto e sprecato nella sua vita.
Entra quasi senza far rumore, se non fosse per quello stupido campanello che suona ogni volta che si apre o chiude la porta. Il negozio è vuoto così tardi. Il proprietario non alza nemmeno lo sguardo e continua a leggere un piccolo giornale stropicciato e sporco.
Prendo velocemente quello che mi serve ma poi scopro che la cosa principale per cui sono venuto non c'è. Devo per forza chiedere a quell'infimo essere inferiore se ne ha in magazzino.
Mi avvicino e lo chiamo, con educazione, ma il tipo sembra concentrato e non mi risponde. Lo richiamo, ma mi ignora di nuovo. Allora alzo di più la voce e finalmente con voluta lentezza alza lo sguardo e mi chiede cosa voglio.
Faccio la mia richiesta, ma l'uomo mi conferma che sono finite, non ne ha più.
Inizio ad innervosirmi perché purtroppo nei pressi non ci sono altri posti aperti che potrebbero averle, perciò gli chiedo se può andare a verificare per sicurezza se non gliene rimangono alcune in magazzino.
Lui alza la voce dicendo che è tardi e che non ci sono. Non sa nemmeno se arriveranno perché ormai non le usa più nessuno, sono il solo che le compra e non vale la pena riordinarle.

La rabbia inizia a ribollirmi dentro, con l'ultimo briciolo di pazienza che mi rimane, gli dico che le deve riordinare perché mi servono, ma lui mi ride in faccia, sprezzante, come se non valessi niente, come se non contassi nulla.
A quel punto quasi senza rendermene conto, il mio corpo reagisce in automatico: appoggio le cose prese sul bancone e con un movimento fulmineo, quasi invisibile all'occhio umano, lo agguanto, lo giro di spalle e con un colpo secco gli spezzo il collo.
Poi lo appoggio per terra, gli sistemo la camicia e il golf, gli appoggio le mani in grembo e butto il giornalino lurido nel cestino.

Quasi senza fiato, come se riemergessi da un tuffo in acqua, ritorno alla realtà. Nel cestino c'è un giornale sporco, rovinato, con contenuti porno. La vittima è in ordine e seduta composta. Sul bancone non ci sono più le cose che ha comprato, se le è portate via.

Mi giro verso il tecnico in tuta bianca: "Ci sono delle telecamere all'interno del negozio?"

Il tecnico di prima mi risponde subito: "Purtroppo no, abbiamo già controllato, ma forse la telecamera della banca al di là della strada ha ripreso qualcosa. Le controlleremo."

Il serial killer ha ucciso nella sua zona sicura. Deve nascondersi qui vicino, lui e la sua ultima vittima. La ragazza sta esaurendo il suo tempo ormai.

Cosa cercavi che prendi solo tu?
Poi ho un'illuminazione ricordando alcune  scene del crimine: erano piene di candele. Devo cercare in zona un negozio che le venda allargando il raggio rispetto alla sua area di confort.
Mi farò mandare anche i risultati dell'autopsia e i filmati in quest'area.

Sono vicino, me lo sento. Non mi scappi.

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Perdonate i ritardi nelle ultime pubblicazioni!
Sono stata un po' presa.
Grazie a chi continua a seguirmi e a leggere le avventure di Makhaira con costanza ed entusiasmo.
Buona domenica a tutti!

The Bounty Hunter - Inquisitio (Vol. 3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora