Five.

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Camminai spedita verso le case 8 e 10, decisa ad inoltrarmi nel bosco ed evitare gli sguardi degli abitanti che,tranquilli, passeggiavano per la via principale.

Non sapevo per quale motivo tutti mi fissassero nello stesso identico modo, comprensibile il fatto che fossi la nuova ragazza e che nessuno mi conoscesse, ma c'era qualcosa di strano nel loro modo di guardarmi. I volti di tutti erano ombreggiati e di un colorito strano. Le mani di un violaceo inquietante.

Deglutii velocemente, abbassando sempre di piú lo sguardo e stringendomi nella giacca. Era impressionante il freddo che faceva.

Arrivai alla via secondaria e mi inoltrai nel bosco, sentendomi piú protetta.

Camminai a lungo, sentendo i rametti secchi scricchiolare sotto il mio passo, l'odore di terriccio bagnato e il rumore delle onde infrangersi.

Non mi dispiaceva quel posto, anche se dopo un po' che ero entrata, non ero ancora riuscita a trovare nulla.

Continuai a muovermi velocemente, facendo lo slaalon tra gli alti pini. Non volevo raggiungere la collinetta con il palazzo, non era nei miei piani. Volevo solo cercare qualcosa, magari un qualcosa che era ben nascosto dagli occhi degli altri.

Rocksville nascondeva qualcosa, me lo sentivo e dovevo scoprire cosa. Mi fermai per qualche secondo, cercando di capire dove mi trovassi, ma l'unica cosa che vedevano erano tronchi di pini e terra sotto i miei piedi, insieme a qualche rametto o cartaccia.

Se c'era della cartaccia, voleva dire che qualcuno c'era stato. Mi accucciai per esaminare meglio, ma poi ricordai ció che mi avevano spiegato i ragazzi davanti al bar. Loro si divertivano a giocare a nascondino lí.

Sospirai, afflitta, continuando a camminare. Non avrei trovato nulla in quel posto desolato. Infilai le mani nelle tasche del cappotto e iniziai a scalciare qualche sassolino sparso qua e lá, canticchiando la prima canzone che mi passava per la testa.

Volevo chiamare Carly e raccontarle ció che era successo al bar e quanto fossero strani gli abitanti di Rocksville. Volevo dirle quanto mi mancava e quanto mi stessi sentendo sola in quel bosco, senza di lei a tenermi compagnia, chiacchierando di tutto, specialmente di Isaac.

Mi mancava anche lui, nonostante gli avessi parlato ben poco e lo conoscessi a malapena.

Avevo una cotta per lui da quasi tre anni e in quei tre anni non ero riuscita a concludere nulla. Sapevo di non interessargli, sapevo che non gli interessava nessuna e che i suoi obbiettivi erano la scuola e il college, per riuscire a farsi finanziare da una buona squadra di Hockey, lo sport tradizionale canadese.

Avevo assistito a molte sue partite e solo durante quelle avevamo scambiato due chiacchiere. Mi piaceva parlare con lui, era un ragazzo col quale non risultava difficile fare conversazione, ma non gli piacevo.

Mi aveva sempre considerato il suo porta fortuna, siccome la sua squadra vinceva ogni volta che assistivo, eppure non si era mai lasciato andare, non aveva mai mostrato qualcosa.

Era sempre stato un ragazzo tranquillo, educato, cordiale ed elegante; non si era mai ubriacato alle feste e non si era mai lasciato andare con nessuna ragazza.

Isaac mi piaceva per quello, per il rispetto che aveva verso il sesso femminile. Si mostrava sempre disponibile e non si azzardava a sfiorare nessuna, senza che lei non glielo permettesse.

Sorrisi incosciamente, ripensando a quando gli avevo permesso di abbracciarmi per la vittoria. Quello era stato il nostro primo e ultimo contatto fisico.

Mi abbassai la cuffia sulla nuca e continuai a camminare, presa da un forte attacco di nostalgia. Mi mancavano, tutti quanti. Mi mancava persino Noah e le litigate con lei.

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