Fifteen.

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Cominciai a camminare verso le case 8 e 10, consapevole del fatto che non avrei trovato Harry a casa, ma bensí in un altro posto -almeno se le mie teorie erano esatte.

Doveva ancora trovarsi al cimitero. Ricollegando il tutto, ero arrivata alla conclusione che Harry passava molto tempo nel cimitero e se ció che c'era scritto nella cartelletta era vero, non ci andava per trovare un suo vecchio amico.

Sentivo l'ansia e la paura crescere ad ogni passo che facevo, ma sapevo che se volevo delle risposte, lui sarebbe stato l'unico dalle quali avrei voluto farmele dare.

Non sapevo se ero psicologicamente pronta al fatto di sapere se tutti loro, compreso proprio lui, fossero morti o meno, ma dovevo farlo.

Avevo ancora tante domande nella testa, ma quella era la prima della quale avevo bisogno di una risposta.

Mi chiedevo come fosse possibile, ma avendo letto tanti di quei fumetti di Dylan Dog, non mi sarei stupita piú di tanto. Una parte di me aveva sempre sperato che mi succedesse un qualcosa di paranormale, assurdo.

Svoltai per il bosco, continuando a camminare con la stessa velocitá, senza rallentare o aumentare. Nella testa stavo giá programmando l'incontro con Harry, nonostante continuassi a pensare alle parole di Carly.

Qualcuno voleva uccidermi e mio padre c'entrava qualcosa. Sospirai, accendendo un'altra sigaretta. Sentivo la tensione cosí tagliente.

Quando il grande cancello di ferro battuto mi si presentó davanti, sentii un colpo al cuore, come se quello non avesse voluto sentire la veritá.

Cominciai a riflettere. Il mio cervello continuava a dirmi di andare da Harry, farmi spiegare la veritá e farmi capire ció che era lui veramente. Il cuore, invece, sembrava quasi non volerlo sapere. Se Harry fosse veramente morto, cosa potrebbe esserci tra di noi? Nulla. Lui era morto, io ero viva.

Rimasi immobile, riflettendoci attentamente. Avevo bisogno di risposte, di spiegazioni e chiarimenti e lui era l'unico con cui volevo parlare.

Presi un profondo respiro ed entrai nel cimitero, facendo attenzione a non procurare il minimo rumore e a non toccare nessuna delle lapidi. Di morti ne avevo giá viste anche fin troppe.

Sentivo ancora dolore al petto, alla tempia, dietro la nuca, ai polsi e attorno al collo. Non ero proprio messa bene.

Socchiusi gli occhi per riuscire a vedere Harry inginocchiato davanti ad una tomba. Mi avvicinai a lui, vedendo che era quella del ragazzo morto contro la scogliera. Istintivamente mi portai una mano dietro la nuca.

Quella era stata la prima morte che avevo visto ed era stata la peggiore. Restai a pochi passi di distanza da Harry, estraendo la cartellina. Non volevo aprirla e non volevo leggerla.

Mi avvicinai a lui e gliela feci cadere davanti. Lui sussultó, voltandosi di scatto. Non si stupí quando vide che ero io.

Tremavo per il freddo, ma dovevo pur parlare.

"Che cosa sei?" gli chiesi. Tutti i miei discorsi mentali erano andati a quel paese, lasciando spazio a frasi senza senso e mutate dall'ansia.

Harry afferró la cartelletta, alzandosi in piedi. Non distolse per un secondo i suoi occhi dai miei. Ero riuscita a vederli sfumare in tutte le loro colorazioni.

"Ti fidi di me?" chiese e per un momento pensai a Titanic, anche se con tutto ció c'entrava ben poco. Restai a fissarlo immobile. Mi fidavo di lui, senza dubbio. Era sempre stato pronto a proteggermi, a salvarmi nei momenti peggiori e prendersi cura di me.

Annuii, lentamente, sebbene volessi mostrarmi totalmente arrabbiata con lui, non ci riuscivo.

"Ottimo. Allora mi crederai se ti dico che sono morto. Io sono morto, una notte, picchiando la testa contro la scogliera. Non so cosa sono di preciso in questo momento, ma sono morto" disse come se quella situazione fosse la piú semplice.

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