Eight.

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Mi svegliai nel cuore della notte, senza un motivo preciso. Sentivo solo il rumore dell'oceano schiantarsi contro gli scogli. Mi sembrava quasi di sentire l'odore salmastro.

Mi rannicchiai su me stessa, lasciandomi cullare da quel rumore. Avevo deciso di dormire con la luce accesa, terrificata dall'idea di restare al buio. Non avevo sentito mio padre rientrare, ma quando mi svegliai sorrisi nel sentire che stava russando nella stanza accanto.

Mi sembrava strano il fatto che stesse dormendo, ma almeno era a casa. Controllai il cellulare, erano le quattro del mattino e avevo sette messaggi da parte di Carly, tutti uguali. Mi chiedeva se stessi bene o se mi fosse successo qualcosa.

Le risposi subito, tra due ore si sarebbe svegliata per iniziare il turno.

- Scusa, sto bene. Dopo cena mi sono addormentata sul divano e mi sono svegliata adesso. Non volevo farti preoccuoare. xx.

Riposi il cellulare sul comodino e rimasi in quella posizione, per un tempo indeterminato. Non riuscivo a chiudere occhio.

Pensavo all'ombra, ai volti pallidi e alle mani violacee, alle lapidi, alla morte di quel ragazzo, al Sergente Maria e a quel pensiero mi venne la pelle d'oca. Non sapevo cosa volesse fare, ma il suo sguardo era forse la cosa peggiore che potessi vedere, cosí come immaginare i suoi pensieri.

Poi peró c'era Harry. In cosí poco tempo avevo scoperto molte cose di lui e avevo il presentimento di conoscerlo da tempo, nonostante non l'avessi mai visto. Mi ero trovata bene con lui, ero riuscita ad aprirmi spontaneamente. Non sembrava un ragazzo difficile, o una cattiva persona.

Naturalmente aveva certi atteggiamenti strani, cosí come gli altri ragazzi.

Ripensai a Louis e alle sue sigarette, a Niall e alla ciambella, a Zayn e il cellulare e Zoe con la sua migliore amica. Tutti si erano demoralizzati per qualcosa. L'unico era Liam.

Mi passai una mano tra i capelli. Non poteva essere solo frutto della mia immaginazione. Parlarne con Harry non era stata un'ottima idea, ma presa dallo shock mi ero fatta trasportare in uno sfogo momentaneo. Non credevo di essermi immaginata tutto, o forse lo avevo fatto davvero.

Era un rompicapo insopportabile.

D'istinto presi il cellulare e composi il numero di mia madre, lasciandolo squillare. Cominciai a sentirmi piú calma, pensando che non mi avrebbe risposto perchè stava lavorando. Sentii la voce metallica dall'altro capo del telefono che mi invitava a lasciare un messaggio nella segreteria telefonica.

Presi un profondo respiro.

"Ciao mamma, so che stai lavorando, ma devo raccontarti un sacco di cose. Io e papá ci siamo trasferiti a Rocksville, e questo posto fa schifo, davvero. Qui sembrano tutti strani, sono pallidi e le mani sono violacee. Sono sempre tristi, si demoralizzano per tutto. Oggi poi ho pensato di impazzire; ho visto le scene di una morte, ho visto un ragazzo morire.. nella mia testa e ho sentito quello che provava. Era come se stessi morendo con lui. Ho paura, mamma. Questa sera poi ho visto un'ombra, in casa, e sussurrava il mio nome. Il sergente poi voleva entrare in casa senza il mio permesso; aveva uno sguardo inquietante. Ho paura, mamma. Ho conosciuto un gruppo di ragazzi, sono strani, ma sono anche simpatici. Ho conosciuto un ragazzo, Harry. Penso mi piaccia. Nel senso... è carino, mi piace come persona... ci troviamo bene a parlare. Gli ho parlato di te e della tua stanza della pittura. Non è male, sai? È strano anche lui ma..."

"Il tempo a sua disposizione è terminato, il messaggio sará recapitato. Grazie e arrivederci" la telefonata si bloccó di colpo, lasciandomi un vuoto dentro. Avrei desiderato con tutta me stessa avere davanti a me mia madre, poterla abbracciare e farmi dire che tutto andava bene, che la mia era solo impressione e non c'era nulla di cui preocciparsi.

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