Ten.

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Quella fu la settimana piú lunga della mia vita.

Le giornate le trascorrevo in casa, al cimitero o nella piazzetta, oppure insieme ad Harry, davanti casa mia oppure casa sua, fumando sigarette -beh, io fumavo, lui si limitava a mostrare disappunto difronte a quella mia decisione, ma non potevo farci nulla.

Mio padre lo vedevo raramente, magari a colazione e le uniche parole che ci scambiavamo erano dei saluti. Non mi chiedeva dove stessi andando se mi vedeva uscire di corsa e io facevo lo stesso con lui.

Andava a fare la spesa a lasciava le buste in cucina, sicuro che a sistemarla sarebbe stata la sottoscritta e io lo facevo, perchè non avevo nient'altro da fare.

Avevo sentito spesso Carly e le avevo raccontato di quel "quasi bacio" con Harry, le avevo raccontato di Louis e Zayn, Liam e Niall e Zoe; in compenso lei mi raccontava di quello che succedeva a Toronto e delle sue scarse scoperte. Non era ancora riuscita ad intrufolarsi nel vecchio studio di mio padre, si era recata alla biblioteca di Toronto, ma non aveva trovato nulla riguardante Rocksville. Sembrava quasi non esistere.

Di mio canto non ero riuscita a trovare nulla. Avevo solo scoperto che verso Marzo c'era una festa rinascimentale, considerata un anniversario dei Rocks. Nella biblioteca avevo trovato ancora meno. Oltre che a libri normali come romanzi rosa, gialli e fantasy, non avevo trovato libri di storia o che spiegassero qualcosa sulla cittá.

Dai ragazzi avevo scoperto il nulla. Non appena chiedevo qualcosa che potesse riguardare quella cittá, loro cambiavano discorso e tra tutti, Harry era il peggiore.

L'unica cosa positiva era che, oltre i primi due giorni, non si erano presentate altre ombre a casa mia, tanto meno mi ero sentita male al cimitero. Il sergente Maria sembrava ignorarmi e la cosa non poteva far altro se non farmi piacere, anche se mi era capitato molte volte di vedere Harry fulminarlo con lo sguardo.

Sembrava ci fossimo avvicinati molto in quella settimana e vederlo per me significava tranquillitá e sicurezza. Quando stavo con lui mi sentivo bene, parlavamo di tutto e ridevamo, scherzavamo e quella era la cosa migliore.

Un pomeriggio, mentre tornavamo a casa, si era anche azzardato a prendermi la mano, ma quel contatto non era durato piú di tanto.

Per quanto inquetanti fossero le sue mani -per via di quel colore violaceo-, mi era piaciuto, ma a causa del freddo, avevo dovuto lasciargliela. Erano ghiacciate.

Naturalmente mi ero insospettita, anche troppo, ma sapevo che chiedere qualcosa ad Harry era come chiedere qualcosa al muro.

Quel pomeriggio avevo deciso di restare in casa, sperando che il mio pc potesse caricare il terzo episodio della quarta stagione di Teen Wolf, ma la connessione sembrava essere andata a fanculo.

Mio padre, ovviamente, non era in casa, ma la cosa non mi urtava piú di tanto. Finchè tornava a casa la sera, mi stava anche bene.

Mi coricai sul divano, troppo sfaticata per rialzarmi e prendere il telecomando posto proprio sulla televisione. Sbuffai, portandomi un cuscino sulla faccia.

Se mi fossi trovata a Toronto, in quel momento, sarei uscita di casa per fare due passi, andare al centro commerciale e magari portare ub caffè a Carly, che avremmo bevuto insieme durante la sua pausa.

Sarei andata a sbirciare gli allenamenti della squadra di Hockey e ne avrei approfittato per guardare Isaac impegnarsi e giocare con animo e spirito.

Avrei potuto anche guardare quell'episodio di Teen Wolf, visto che la connessione sarebbe andata.

Sbuffai nuovamente. Sentii il telefono vibrare e lo afferrai al volo: la foto mia e di Carly riempiva l'intero schermo.

"Ehi morettina" mi disse, quando accettai la telefonata.

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