Eleven.

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Il getto dell'acqua calda mi picchiava contro la schiena nuda, mentre me ne stavo rannicchiata dentro alla vasca da bagno, con la doccia che andava. L'acqua era calda al punto giusto.

Appena avevo messo piede in casa mi ero catapultata in bagno, desiderosa di fare una doccia per togliermi di dosso quella sensazione. Ancora non capivo cosa mi fosse successo a casa dei Rocks, sapevo solo che non era nulla di positivo.

Avevo visto le fiamme delle candele spegnersi di colpo, una dopo l'altra, mentre le pareti avevano iniziato a tremare. Avevo visto delle ombre aggirarsi per la casa, insieme a svariate scene di morte, ma che non ero riuscita a distinguere bene. Avevo solo visto sangue, sangue che si espandeva nella mia testa come un lago, un mare, oceano insanguinato.

Immagini che non sarei mai riuscita a togliermi dalla testa, nemmeno se avessi voluto. L'acqua sul mio volto si confondeva con le lacrime e il trucco era ormai diventato una grande macchia nera attorno ai miei occhi, arrossati e gonfi.

Scossa dai singhiozzi non riuscivo a muovermi. Avevo iniziato a piangere in macchina con Louis e lui non aveva proferito parola. Non gli avevo nemmeno chiesto come facesse a sapere che mi trovassi lí, semplicemente mi ero fatta accompagnare a casa e avevo terminato la mia sigaretta.

Sicuramente aveva capito che qualcosa non andava, ma non mi aveva chiesto nulla.

Ero spaventata, impaurita dalla mia stessa reazione nell'aver sentito Clarissa Rocks dire quelle cose di Harry. Non sapevo con precisione a cosa stesse alludendo, ma sapevo che non erano belle cose.

Il pensiero che quella donna potesse aver toccato o pensato ad Harry mi aveva fatto imbestialire, facendomi nascere dentro un vulcano di emozioni, un misto tra rabbia e odio verso quella donna.

Avrei voluto farla esplodere davanti a me con tutta me stessa, ogni fibra del mio essere desiderava che quello accadesse.

Mi scostai i capelli, appiccicati al volto per via dell'acqua, e mi strinsi piú forte alle ginocchia. Il mio corpo sentiva dolore ovunque, come se avessi appena sollevato un quintale sulle spalle, senza alcuno sforzo, per risentirne in seguito.

Mi ero sentita cosí forte, pronta a fare di tutto per far cessare quelle risate su Harry, quei commenti.

Sospirai, pensando a lui. Pensando al suo tocco, alla sua mano sulla mia schiena. Quel punto che successivamente venne toccato da Kevin Rocks. Mi sentii quasi sporca al pensarci nuovamente.

Quello era il punto in cui Harry aveva posato la sua mano, sfiorandomi la schiena con dolcezza e sicurezza. Perchè Harry era quello, dolcezza e sicurezza.

Il solo pensare a lui era un piacere, una fonte inesauribile di tranquillitá.

Ne ero sempre piú convinta. Quel ragazzo aveva un qualcosa che mi faceva sentire bene, mi faceva sentire protetta e stabile. Sembrava che ogni preoccupazione con lui svanisse, facendomi credere di stare bene.

Il tutto, peró, era solo un'illusione. Non stavo bene, non stavo bene per niente. Avevo paura, mi sentivo spaventata. Non riuscivo quasi a chiudere gli occhi per paura di rivedere quelle scene.

Sentivo i polsi bruciare, insieme al dolore alla nuca.

Il tutto era uno schifo, un completo schifo. Avevo creduto di iniziare a stare meglio, avevo creduto che tutti gli avvenimenti dei primi due giorni fossero dovuti alla stanchezza, ma mi sbagliavo.

Chiusi il getto dell'acqua e uscii dalla vasca, coprendomi con un'ascgiugamano grosso.

Non avevo ancora sentito mio padre tornare e la cosa mi dispiaceva abbastanza. Con lui il rapporto non era mai stato buono, avevo sempre pensato che per lui ero solo un peso; una scocciatura. Non aveva mai desiderato avere figli, e dopo la morte di mamma il tutto si era dimostrato ovvio.

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