Amnesia

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La vita al castello alla fine aveva ripreso a scorrere tranquilla dopo che i ragazzi erano stati a trovare James. Le giornate erano sempre più fredde e le lezioni sempre più impegnative ma nonostante tutto gli studenti andavano avanti, cercando di trovare qualcosa di cui provare a sorridere. 

Il pensiero di James li faceva sentire forti e deboli allo stesso tempo. Erano preoccupati, ma stavano provando ad investire le loro energie cercando di essere forti come il loro amico che continuava a lottare per sopravvivere. Nessuno di loro aveva più parlato della dinamica dell’incidente ma tutti loro ci avevano pensato parecchio ed erano giunti alla conclusione che il solo che potesse spiegare loro tutto era James.
Quel giorno l’intera casa di Grifondoro era in subbuglio. Chiunque fosse entrato nella sala comune si sarebbe immediatamente reso conto che l’aria era tesa e quasi irrespirabile.
Sebastian era seduto di fronte al camino, lontano da tutto e da tutti, bofonchiando frasi senza senso che nessuno riusciva a capire. Sirius era seduto a pochi passi da lui, ogni tanto gli lanciava un’occhiata preoccupata, poi scuoteva la testa guardandosi bene dal chiedergli come stava. 
Aveva imparato sulla sua pelle che disturbare un capitano preoccupato per le sorti della propria squadra poteva risultare decisamente pericoloso. Ricordava ancora fin troppo bene le discussioni che aveva avuto con James proprio per quel motivo l' anno precedente.
Proprio in quel momento Lily, Cristal, Charleen e Alice entrarono nella sala comune, e si guardarono intorno alla ricerca dei ragazzi. Remus e Peter stavano giocando a scacchi mentre Sirius e Frank assistevano, cercando di tenersi il più possibile a distanza da Sebastian. Persino Frank non riusciva più a riconoscere il proprio migliore amico.
“Che gli prende?” chiese Lily, guardando Sirius e Frank senza capire. Non aveva mai visto Sebastian così preoccupato. I riccioli scuri gli ricadevano disordinati sul viso imbronciato, era veramente buffo. Sembrava avercela con il mondo, e non si degnò nemmeno di salutare le ragazze. Anzi, forse non le aveva proprio sentite entrare preso com’era a studiare un foglio di carta sul quale si muovevano dei punti colorati.
“Lascia stare, è intrattabile.” spiegò Frank lanciando una rapida occhiata esasperata al suo migliore amico. 
Il giorno prima la professoressa McGranitt aveva convocato lui, Sebastian e Sirius nel suo ufficio per scegliere il nuovo capitano della squadra. Sirius e Frank si erano subito tirati indietro, non si sentivano all’altezza di sostituire James. La professoressa però non aveva capito, si era arrabbiata moltissimo, li aveva accusati di non tenere alla propria casa e di volere la sconfitta di Grifondoro. I ragazzi erano rimasti a sentirla urlare per quasi un’ora, Sebastian alla fine era stato costretto ad accettare l’incarico anche se sembrava che l’avesse preso un po’ troppo sul serio.
“Si può chiedere come mai?” chiese Charleen, sperando che almeno Sirius fosse in grado di dare loro una spiegazione. Sirius si voltò verso le ragazze e fissò a lungo Charleen. Era ancora più bella del solito. I suoi lunghi capelli erano raccolti in una coda di cavallo che faceva risaltare i lineamenti del suo bel viso. 
“La squadra.” rispose il ragazzo, sospirando. Da quando Sebastian era stato nominato capitano al posto di James il nuovo incarico lo aveva reso insopportabile, un dittatore. 
Il quidditch era diventato il suo pensiero fisso.
Il suo primo gesto da capitano era stato organizzare le selezioni per la squadra che si erano svolte proprio quella mattina. Avevano passato ore ed ore sotto la pioggia, a vedere ragazzi di tutte le età ma ancora Sebastian non sembrava soddisfatto, sembrava cercare la perfezione assoluta.  
“Ancora alle prese con le selezioni?” chiese Remus, distraendosi dalla partita per guardare Sebastian sfogliare ossessivamente un grosso mucchio di fogli che dovevano contenere i dati degli aspiranti giocatori. Peter approfittò della distrazione dell’amico per  spostare di qualche casella la sua torre, sperando di non essere notato.
“I battitori non si trovano, del cacciatore non parliamo neanche..” spiegò Frank, deluso. Fare parte della squadra ormai era più un obbligo che un divertimento, non c‘era nulla che andava bene. Negli anni passati era stato diverso, si era sempre divertito sia agli allenamenti che nelle partite ma qualcosa gli diceva che tutto era cambiato, e che per quanti sforzi facessero erano destinati a fare una brutta figura. Come potevano pretendere di battere la squadra di Serpeverde, che aveva come cercatore Regulus Black?
“Pensavo si fossero presentati in tanti.” esclamò Lily sorpresa. Aveva visto la lista di persone che si era prenotata per il provino ed era rimasta stupita da quanto era lunga. Era incredibile che non ci fosse nessuno all’altezza tra tutta quella gente. Frank sospirò e poi scosse la testa.
“Si ma nessuno è abbastanza bravo.” disse Sirius, anticipando il portiere e guardando tristemente Sebastian. 
Poteva capire benissimo la frustrazione del suo capitano, ma non c’era molto che potessero fare. 
Alice sospirò. Nessuno di loro aveva veramente voglia di giocare quell’ anno, anche lei aveva seriamente pensato di ritirarsi. Ne aveva anche parlato con Frank qualche giorno prima, ma il ragazzo le aveva fatto cambiare idea. Giocare li avrebbe aiutati a distrarsi, e avrebbe anche evitato loro di discutere con Sebastian. Il ragazzo aveva dato per certa la loro presenza e deluderlo poteva rivelarsi molto pericoloso. 
Alice era entrata in squadra l’anno precedente, come cacciatrice, ma in breve tempo era diventata la mascotte della squadra.
“Nessuno è come James..” commentò Alice tristemente. Anche Seba sembrava essere della stessa idea, tanto che aveva rinunciato in partenza a cercare un altro cercatore. Aveva detto che avrebbero preso un cacciatore e che uno di loro avrebbe sostituito James, momentaneamente. Sembrava convinto che James sarebbe tornato e che avrebbe reclamato il suo posto in squadra. Anche se l’idea sembrava assurda nessuno di loro aveva protestato. Sirius aveva solo chiesto di cambiare i battitori, perché uno di quelli dell’anno precedente lo aveva quasi ucciso, colpendolo in testa con la mazza durante una partita.
“I cacciatori?” chiese Charleen, curiosa di sapere chi avrebbe fatto parte della squadra. 
“Gli stessi dell’anno scorso, Seba, Alice e Sirius.” elencò Frank, annoiato. Lily notò che non c’era traccia dell’entusiasmo che aveva li aveva sempre contraddistinti. Gli anni precedenti prima e dopo ogni partita c’erano grandi feste nelle quali i membri della squadra erano portati in trionfo. 
Riuscire a giocare era considerato un onore, e tutti facevano a gara per farsi notare da James ed essere scelti. Durante i pranzi e le cene poi, soprattutto quando le partite si avvicinavano non c’era verso di sentire parlare d’altro che di boccini, pluffe e bolidi. Proprio in quel momento Sebastian comparve alle spalle dei ragazzi, spaventandoli.
“Charleen senti, sei ancora disponibile a giocare?” chiese Sebastian, scrutando attentamente la ragazza. 
Quelle parole stupirono Charleen, tanto che ci mise qualche secondo prima di rispondere.  
“Pensavo che i cacciatori li avessi.” esclamò la ragazza ricordando le parole che Frank aveva detto poco prima. L’anno prima aveva tentato il provino, ma era stata scelta Alice al suo posto e lei era rimasta delusa. I primi tempi aveva persino smesso di parlare con l’amica, accusandola di essere stata scelta solo perché era la cugina del capitano. Cristal e Lily avevano provato a farla ragionare, ma lei non aveva voluto sentire ragioni. Era troppo testarda. Avevano fatto pace solamente dopo la prima partita, quando Charleen aveva visto volare Alice e si era resa conto che era veramente più brava di lei.
“Si, ma pensavo di far giocare Alice come cercatrice. Che ne pensi?” chiese ancora Sebastian, passando lo sguardo da Charleen ad Alice. La ragazza ricambiò lo sguardo stupita. Decisamente non si aspettava una proposta del genere. Pensava che sarebbe toccato a Sirius prendere il posto di James. 
“Non so se sono all’altezza.” disse Alice, incerta. Sostituire James era una responsabilità troppo grande e lei non sapeva se era davvero in grado di farcela o meno. I cercatori delle altre squadre, specialmente Regulus, erano in gamba e tenere loro testa non sarebbe stata un’impresa semplice. Inoltre, una parte di lei non voleva sostituire il cugino. Era la stessa parte di lei che si aspettava che da un momento all’altro James entrasse dalla porte e dicesse loro che stava bene.
“Puoi farcela, nessun altro è abbastanza bravo.” esclamò Sirius deciso, abbozzando un timido sorriso. Frank, alle spalle del ragazzo, annuiva convinto. Dopo James, Alice era la migliore per quel ruolo. Non per nulla i due erano cugini. Alice sospirò, poco convinta.
“Ci posso provare.” disse alla fine Alice. I compagni di squadra esultarono e si misero a parlare della vittoria che li aspettava.
“Brava, così si parla.” esclamò Cristal, dando una pacca sulle spalla all’amica. Alice non disse nulla, rimase in silenzio a guardare le facce felici dei compagni.
“Allora Charleen, per te va bene?” chiese Sebastian, fissando Charleen che era rimasta zitta.
“Si, ma..” balbettò Charleen, ancora incerta se accettare o meno. Seba era riuscito a coglierla di sorpresa. 
Anche lei, come Alice poco prima, non si sentiva all’altezza ma Sebastian non sembrava fare caso ai sentimenti della ragazza.
“Sei in squadra!” affermò deciso il ragazzo, dirigendosi verso la propria stanza, ignorando le proteste della ragazza. Remus si voltò verso la Charleen e le fece i complimenti, mentre Peter ancora una volta ne approfittava per barare.
“Aspetta, non ho ancora detto di si.” protestò Charleen, ma il ragazzo parve non sentirla. Era già sparito oltre le scale.
“Gli allenamenti sono domani alle sette, dopo le lezioni.” comunicò Sebastian da lontano ad alta voce, in modo che tutti sentissero. I ragazzi interruppero i festeggiamenti per qualche istante, giusto il tempo di rispondere al loro capitano, poi ripreso a fare più rumore possibile mentre i ragazzi più piccoli li guardavano ammirati e spaventati allo stesso tempo.
“Dannazione! Ma fa sempre così?” sbuffò Charleen arrabbiata, lasciandosi cadere su una poltrona con le braccia incrociate.
“Anche peggio.” sospirò Frank, tornando a guardare la partita di Remus e Peter che nel frattempo era proseguita. Nonostante le distrazioni di Remus, la partita si stava mettendo male per Peter. Il ragazzo era quasi con le spalle al muro, come sempre quando giocavano a scacchi.
“Benvenuta in squadra.” si congratulò Sirius, dando una pacca sulle spalla alla ragazza.
Tutta la casa di Grifondoro continuò a parlare dei nuovi acquisti della squadra fino all’ora di cena. Alcuni erano scettici, pensavano che senza James fosse impossibile vincere il campionato delle case. Altri invece erano più ottimisti, e si fidavano ciecamente delle scelte del nuovo capitano. Anche nei corridoi che conducevano alla Sala Grande c’era molto movimento e Lily lo osservava, curiosa. Quando raggiunse l’ingresso della Sala vi trovò la professoressa McGranitt che si guardava intorno, quasi cercasse qualcuno. La ragazza non si stupì, non era certo la prima volta che la donna aspettava qualcuno per sgridarlo o punirlo.
Quando notò Lily, le si avvicinò immediatamente. La ragazza osservò che il viso della donna era teso, preoccupato. 
Prima che Lily ebbe il tempo di chiederle se stava bene, la donna parlò. 
“Signorina Evans, posso chiederle un favore?” chiese la professoressa McGranitt con il consueto tono severo che fece sobbalzare Lily. Quella donna aveva lo strano potere di mettere in soggezione chiunque e di far sembrare ogni parola un rimprovero, persino quando si aveva la coscienza pulita.
“Certo professoressa McGranitt, mi dica.” rispose Lily, cortese e sorridente come al solito.
“Puoi portare questa ad Alice?” chiese ancora la donna, porgendo alla ragazza una lettera. 
Lily guardò perplessa la busta bianca che la donna teneva in mano, era molto curiosa, ma non fece nessuna domanda. 
“Certo.” disse la ragazza, leggermente stupita. La professoressa ringraziò e poi si allontanò verso il tavolo degli insegnanti mentre Lily raggiungeva gli amici nella Sala Grande.
Alice, Cristal, Charleen, Frank, Remus, Sirius e Peter erano già seduti da un po’ ed aspettavano Sebastian e Lily per iniziare a mangiare. 
Il ragazzo arrivò per primo, più sorridente che mai.
“Sera a tutti.” salutò Sebastian sedendosi al tavolo. Sul suo viso non c’era più traccia di tensione. Era tornato ad essere il solito vecchio Sebastian di sempre.
“Come mai sei così felice?” chiese Frank, fissando l’amico con un’espressione incredula. Solo qualche ora prima il suo migliore amico somigliava alla caricatura di un pericoloso serial killer psicopatico, ed ora sembrava tornato normale. Frank si chiese cosa avesse avuto il potere di compiere quel miracolo.
“Trovato i battitori?” provò ad indovinare Charleen, sorridendo. 
“Esatto bambina.” rispose Sebastian, servendosi una generosa porzione di arrosto e passando il piatto a Frank. 
“Chi sono?” chiese Alice, curiosa, anticipando gli altri ragazzi. Sirius quando sentì che si parlava di battitori si fece più attento. 
“I fratelli Brawn. Simon e Luke, uno sta al terzo e l’altro al quarto anno. Non sono eccezionali ma se la cavano.” spiegò Sebastian con la bocca piena, beccandosi un’occhiataccia da Frank. Di tutti quelli che si erano presentati quei due erano certamente i migliori. Non erano il massimo ma volavano bene ed erano affiatati tra loro, e soprattutto erano perfettamente in grado di distinguere la testa di un compagno da quella di un avversario.
“Speriamo bene, non ho proprio voglia di prendere un altro bolide in testa come l’anno scorso. Ricordo ancora il male..” sospirò Sirius, massaggiandosi la testa. Tutti i presenti ricordarono la scena e si misero a ridere. Sirius era stato colpito da un bolide lanciato da un battitore di Grifondoro ed era caduto a terra come un sacco di patate proprio mentre James prendeva il boccino. Tuttavia, per qualche inspiegabile motivo tutto il castello non aveva guardato l’abile mossa del cercatore di Grifondoro ma la spettacolare caduta del cacciatore. Tutta la scuola non aveva fatto altro che parlarne per settimane. Sirius aveva perso i sensi e si era risvegliato solo qualche ora dopo in infermeria dove il battitore gli aveva spiegato timidamente che lo aveva colpito perché lo aveva scambiato per il cacciatore avversario. Sirius aveva provato a strozzarlo, ma era troppo debole ed era stato costretto a rinunciare. Sebastian e Frank gli erano venuti in aiuto ed avevano fatto in modo che il ragazzo fosse inseguito dalla sua stessa mazza da battitore. Il ragazzo era disperato e aveva dovuto scongiurarli in ginocchio perché rimuovessero l’incantesimo.  
“Che centra, Mark era un idiota.” esclamò Frank, cercando di consolare l’amico.
“Infatti è fuori dalla squadra.” fece notare Sebastian. Era stato James stesso ad allontanarlo, subito dopo la fine della partita prima ancora che Sirius si svegliasse. Mark aveva provato a presentarsi alle selezioni ma Sebastian lo aveva subito scartato senza nemmeno fargli fare il provino. Il ragazzo aveva insistito per un po’, poi si era arreso.
“Dai Sirius, non eri tu quello che diceva che chiunque sarebbe stato meglio di lui?” chiese Remus, facendo tornare il sorriso all’amico. Sirius annuì, decidendo di pensare in positivo.
Proprio in quel momento Cristal vide Lily parlare con la professoressa McGranitt e poi raggiungerli. La ragazza salutò e si sedette tra Charleen e Alice, come faceva di solito anche se la sua espressione era strana, turbata. 
“Lily, che voleva quella vecchia acida da te?” chiese Cristal curiosa. La McGranitt era famosa per aspettare gli studenti che voleva sgridare sulla porta della Sala Grande. 
“Se si mette a sgridare anche lei siamo finiti, per noi non c’è più speranza.” mormorò rassegnato Sirius. Lily sorrise e scosse la testa.
“Mi ha chiesto di portare questa ad Alice.” spiegò la rossa, porgendo la lettera che aveva ricevuto dalla professoressa ad Alice. La ragazza prese la lettera, sospettosa.
“Una lettera? È strano, la posta arriva di mattina.” commentò Charleen ad alta voce.
Immediatamente calò il silenzio, le lettere che arrivavano fuori orario erano solo quelle che portavano notizie urgenti, di solito brutte. Anche James ne aveva ricevuta una l’anno precedente, e subito dopo era stato convocato nell’ufficio del preside con Alice, dove aveva scoperto che suo padre era morto. 
“Oh mio dio.” esclamò Alice, impallidendo all’improvviso. Solamente sua madre avrebbe potuto scriverle, e per una ragione solamente. 
Doveva certamente trattarsi di qualcosa che riguardava James.
“Che ti prende Alice?” chiese Frank, preoccupato. Il viso della ragazza cominciò a rigarsi di lacrime e il portiere si affrettò ad abbracciarla.
“È di mia mamma.. Jamie..” balbettò la ragazza, riconoscendo la calligrafia della madre.
Tra i ragazzi cadde il silenzio, nessuno osava parlare. Che si poteva dire? Forse quella lettera portava brutte notizie.
“Avanti, aprila..” la incoraggiò Sebastian, parlando per primo. Alice sospirò e cercò con lo sguardo gli amici. Tutti erano di colpo diventati pallidi e silenziosi.
“Non ce la faccio, puoi aprirla tu?” implorò Alice rivolta a Frank. Il ragazzo esitò, spaventato. 
Non riusciva a sopportare l’idea di essere colui che avrebbe potuto portare ad Alice la notizia più brutta della sua vita.
“Da qua, faccio io..” disse Sebastian, strappando la lettera di mano ad Alice ed aprendo la busta. Frank lanciò all’amico uno sguardo carico di gratitudine. La prima cosa che saltò all’occhio a tutti i presenti era la sua lunghezza. Sirius era diventato un pezzo di ghiaccio, Remus non riusciva nemmeno quasi più a sentirlo respirare mentre Peter singhiozzava.
“È troppo corta.” disse Alice guardando terrorizzata quel pezzo di carta. Quando una lettera non va oltre le dieci righe, di solito non può che portare brutte notizie. Questo era quello che aveva sempre pensato, una sorta di legge non scritta ma che si sbagliava di rado.
“Alice devi stare calma e smettere di piangere.” disse Cristal, abbracciando l’amica per farle forza. Alice sospirò e chiuse gli occhi, rassegnata. 
“Jamie..” sussurrò la ragazza, scoppiando a piangere. Sebastian annui, poi si schiarì la voce.
“Da ieri sera gli strumenti hanno registrato dei cambiamenti. I medimaghi lo hanno monitorato tutta notte, stamattina sembrava che fosse tornato tutto come nei giorni scorsi ma..” lesse il ragazzo con voce tremante.
“Ma cosa, dannazione parla.” esclamò Sirius, battendo forte il pugno sul tavolo e facendo sussultare Peter. 
Remus portò un braccio intorno alle spalle dell’amico, cercando di calmarlo.
“Stamattina ha cominciato a reagire. Nel primo pomeriggio ha aperto gli occhi.” finì di leggere Sebastian a voce molto bassa. Solamente Alice riuscì a sentire quelle parole. 
“Dici davvero?” chiese Alice fissando dritta negli occhi Sebastian. Il ragazzo annuì di nuovo.
La ragazza abbassò la testa, poi iniziò a piangere senza preoccuparsi del fatto che si trovava in Sala Grande e che tutta la scuola la stava guardando. 
Suo cugino stava finalmente bene, e tutto il resto di colpo perdeva di senso.  
“Che sta succedendo?” chiese Sirius, spazientito. Il rumore della Sala Grande aveva coperto che ultime parole di Sebastian. Gli altri ragazzi erano rimasti interdetti dalla reazione di Alice, senza riuscire a capire se fosse quel pianto fosse dettato dalla disperazione o dalla felicità.
“Leggi tu stesso.” rispose Alice, passando la lettera al ragazzo. Sirius prese la lettera e iniziò a leggere, avido di sapere come stava l’amico. Quando arrivò alla fine sbiancò.
“Jamie..” mormorò Sirius scoppiando a piangere. Piangeva e rideva insieme Sirius, il suo cuore era di colpo diventato più leggero alla notizia che suo fratello si era svegliato.
“Insomma, qualcuno spiega anche a noi?” chiese Charleen, infastidita. Lily annuì, cercando con gli occhi Sebastian, l’unico rimasto abbastanza lucido da poter fornire spiegazioni.
“Le lettera dice che non è ancora del tutto cosciente e che è molto debole, ma che si è svegliato.” spiegò Sebastian sorridendo. Charleen rimase con la bocca aperta, troppo emozionata per dire qualsiasi cosa, mentre Lily sentiva qualcosa dentro di lei esultare. 
Alice piangeva stretta tra le braccia di Frank. Remus e Peter facevano del loro meglio per calmare un esagitato Sirius, che era passato dal piangere a dirotto al saltare sul posto ringraziando tutti i santi magici che conosceva.
Di colpo tutta la Sala Grande era diventata silenziosa, attenta a quello che succedeva al tavolo di Grifondoro anche se nessuno di loro riusciva a capire. Solo il preside sapeva, e guardava i suoi ragazzi estasiato, dimenticando per qualche momento il pensiero della guerra che incombeva fuori dalle mura del castello. 

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