LIETO FINE, O QUASI.

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La mattina successiva a quella che era stata definita la grande partita erano tutti stanchi, confusi ma soprattutto irritati. Molti a causa dei festeggiamenti e di tremendi postumi da Whisky Incendiario, altri a causa del capitano della squadra di Grifondoro. Il particolare più assurdo di tutta quella storia era che proprio la squadra non aveva partecipato ai festeggiamenti. Erano stati solidali nel prendere la decisione: senza il capitano non avrebbe avuto senso brindare. Era stato James a convincerli ad imbarcarsi in quell'impresa che all'inizio sembrava assurda, che li aveva convinti che potevano farcela ed alla fine li aveva guidati alla vittoria. Morale: niente James, niente festa e tutti a letto presto. L'unico che era riuscito a dormire bene, o comunque meglio degli altri, era stato Seba. Di tanto in tanto il ragazzo si svegliava, controllava che James fosse ancora lì e poi tornava a dormire. Credeva che da quel momento in poi tutto sarebbe stato in discesa con l'amico, ma non sapeva quanto si stava sbagliando. Iniziare una conversazione la mattina successiva infatti si rivelò molto più difficile di quello che era stato la sera precedente. Era una giornata serena, perfetta per stare all'aperto. Quel lunedì le lezioni erano anche state sospese per permettere a tutti di riprendersi dalle emozioni del giorno prima. In particolare, i festeggiamenti di Grifondoro si erano prolungati tutta la notte. Fino a che la McGranitt aveva messo fine alla loro gioia dichiarando che prima di poter alzare la coppa Grifondoro avrebbe dovuto giocare un'ulteriore partita. Sapevano che la decisione non era venuta da lei visto che la donna era stata la prima ad esultare ed a gridare al miracolo, ma lo stesso tutti avevano protestato nonostante la maggior parte fosse troppo sbronza per riuscire a fare discorsi di senso compiuto.

"James, senti.." borbottò Seba, impacciato, fissando l'amico.

I due ragazzi si erano svegliati da poco. Il riccio era ancora a letto mentre l'altro era scattato in piedi non appena aveva aperto gli occhi e aveva realizzato dove si trovava.

"Sta zitto." Sbottò James, chiudendo la conversazione senza guardare in faccia l'amico.

Sembrava furente, quasi stesse compensando con la calma irreale e quell'espressione abbattuta della sera prima.

"Dove vai?" chiese il ragazzo più grande, preoccupato per quel cambio di umore apparentemente senza motivo.

Era stato James ad andare da lui, non era stato certo Seba a cercarlo. Lo aveva ascoltato, lasciato parlare ed alla fine gli aveva offerto un letto. Non aveva nulla di cui rimproverarsi o che giustificasse quell'improvvisa rabbia.

"In giro.." rispose il capitano della squadra, alzando le spalle.

Sembrava quasi seccato, scocciato dall'essere costretto a rendere conto a Seba. Cercò di dileguarsi in fretta, per evitare altre domande, ma un capogiro lo tradì costringendolo ad aggrapparsi ad una sedia. Sebastian, preoccupato, si precipitò subito al suo fianco. Finire in infermeria per l'ennesima volta non era decisamente il modo migliore per iniziare la giornata, né per riprendere a parlare con gli altri ragazzi.

"Da quanto tempo non mangi?" chiese, preoccupato, offrendogli una mano al compagno per aiutarlo a rimettersi in piedi.

Non aveva detto nulla circa dove avesse passato le ore immediatamente successive alla partita, quando tutti loro lo cercavano affannosamente, e Seba non aveva fatto domande. Era stato discreto, per non peggiorare le cose. Gli era sembrato che potesse essere troppo per lui.

"Non so, forse ieri a colazione prima della partita." Rispose James, sforzandosi di rispondere e di rimettersi in piedi senza bisogno dell'amico.

Doveva andarsene da quella stanza e da quello sguardo colpevole o sarebbe esploso.

"Dovresti mettere qualcosa sotto i denti. Che ne pensi di fare un salto nelle cucine?" propose Seba, costringendo l'amico a sedersi per un momento.

Dove Sei James?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora