Man mano che la partita contro i Serpeverde si avvicinava James Potter era sempre più nervoso ed intrattabile. Certo, i compiti, le lezioni da recuperare e la poca fiducia che la sua casa riponeva nella sua squadra non miglioravano le cose, ma era soprattutto l'imminente partita a peggiorare le cose; tutto si sarebbe deciso in una manciata di ore.
Frank per scherzare aveva preso a chiamarla il grande evento, mentre Charleen l'aveva soprannominata la resa dei conti. James li fissava, sempre più incredulo per la fiducia che i due amici riponevano in lui.
I Serpeverde, dal canto loro, sapevano di averla già vinta e non la chiamavano proprio. Nessuno, fatta eccezione per la squadra, sembrava dare loro torto. Quando aveva preso a circolare la notizia che James Potter tornava in squadra, Regulus Black aveva fatto uno dei suoi perfidi ghigni e aveva comunicato al suo capitano che avrebbe giocato.
La situazione nella casa di Grifondoro era degenerata, tanto che persino Alice era quasi arrivata a fare il tifo per le Serpi. Dopo la discussione nella quale aveva dato dell'egoista a James, i due cugini non si erano più parlati.
"Prima vincono questo torneo, prima James la smette e si riposa un po'." non faceva che ripetere Alice a Cristal.
"Sei arrivata a tifare per loro?" chiedeva ogni volta Cristal, scandalizzata. Certo, sapeva che l'amica non condivideva la scelta del cugino di giocare, ma le sembrava eccessivo il suo comportamento. Così facendo lo stava solamente allontanando la lei, senza contare che James aveva più che mai bisogno dell'aiuto di tutti loro.
"È per il bene di James." diceva Alice, per chiudere il discorso, fissando il vuoto.
Lily di solito guardava le due, scettica e poco convinta. Dopo l'appuntamento con James, non si era quasi più visti a causa degli impegni di lui se non hai pasti o per le lezioni di recupero. Ogni volta che la vedeva o la incrociava per i corridoi lo sguardo di James, da stanco e tirato tornava ad essere quello vispo e vitale di sempre. Anche lei era convinta che l'impresa di James una pazzia, ma allo stesso tempo era stupita dalla sua determinazione.
Charleen invece non si pronunciava quasi mai sull'argomento quitticht perché non c'era mai quando ne parlavano. O meglio, da un po' di tempo a questa parte Charleen non c'era più per quasi nessuno tranne che per Lily. Gli impegni della squadra la assorbivano completamente e le poche volte che era libera passava il suo tempo aiutando James a rimettersi pari con i compiti. Lily non la biasimava, anzi, cercava anche lei di aiutare James più che poteva. Più o meno lo stesso faceva Frank, tanto che il rapporto con Alice si era incrinato. La ragazza non era arrabbiata perché si vedevano poco quanto perché lui appoggiava James in quella che lei riteneva una pazzia. Frank portava pazienza, convinto che prima o poi Alice avrebbe capito quanto tutto quello fosse importante per James.
Remus guardava i due amici e si chiedeva perché lo facessero. Anche la determinazione di James per quella che appariva chiaramente un'impresa impossibile lo stupiva e allo stesso tempo lo rendeva fiero del suo amico. Inoltre il suo sesto senso aveva una brutta sensazione; sapeva che quella storia sarebbe certamente finita male per un motivo o per l'altro. Sirius invece non aveva cambiato idea sul giocare. Secondo lui, come per Sebastian, la squadra era un discorso chiuso; una perdita di tempo e di energie tanto che non voleva nemmeno parlarne. James alla fine si era rassegnato e aveva smesso di cercare di convincere l'amico, convinto che la sua squadra potesse vincere anche senza Sirius.
"Alla fine dovrai ricrederti, ne sono sicuro." disse James una sera, convinto. Non era arrabbiato con il suo amico, anzi, era più che mai determinato a dimostrargli che si stava sbagliando a non credere in lui. Dopo tutto Sirius non stava certo facendo di tutto perché lui fallisse, come invece stava facendo Alice. Per quanto odiasse ammetterlo, Alice aveva toccato il fondo e l'aveva deluso profondamente.
"Stiamo a vedere, nel frattempo cerca di non finire di nuovo a San Mungo." commentò Sirius, fissando l'amico divertito. Il ragazzo era più che mai deciso a non tornare nella squadra, non perché non credesse in James ma perché era giunto alla conclusione che l'amico avesse bisogno di farcela da solo, senza il suo aiuto.
"Tutti pessimisti." sbuffò James, lasciandosi cadere sul letto con fare teatrale. Remus, seduto sul cornicione della finestra, sorrise di quella sceneggiata; per un attimo gli sembrò di essere tornato indietro di qualche anno, quando non c'erano problemi o segreti e i malandrini erano più uniti che mai.
"Chi altro ti ha previsto un esaurimento nervoso?" chiese Sirius, con aria interessata.
"Lily.." rispose James, arrossendo. Da quando aveva ritrovato la memoria James si era reso conto che la sua attrazione per la rossa era decisamente peggiorata, specie da quando la ragazza sembrava ricambiare le sue attenzioni. A volte mentre studiavano insieme aveva quasi la sensazione che Lily stesse cercando di provocarlo.
"La tua cara Lily?" chiese Sirius, divertito dall'espressione buffa dell'amico.
"Smettila." borbottò James, imbarazzato, lanciando un grosso volume di storia della magia addosso al ragazzo mentre Remus, proprietario del libro, protestava rumorosamente.
"Sei tutto rosso, che tenero." commentò Sirius, felice di poter passare un po' di tempo a ridere con James come ai vecchi tempi. Certo, era stanco e pallido ma era comunque il suo migliore amico.
"La vuoi finire?" ringhiò James, vicino a perdere la pazienza.
"E tu, dichiarati.." sbuffò Sirius, sdraiandosi vicino a James.
"Dovrebbe prima trovare tempo." si intromise Remus, saggiamente, avvicinandosi ai due ragazzi.
"Hai ragione, Lunastorta." concordò Sirius, annuendo. Remus fissò il compagno di stanza, sorpreso; le volte che Sirius Black dava ragione a Remus Lupin si potevano contare sulle dita di una mano e puntualmente presagivano eventi nefasti.
"È una congiura?" chiese James, quasi esasperato.
"No, è vero. Non hai quasi tempo per andare in bagno, figurarti per dichiararti a Lily." fece notare Remus, pazientemente.
"Per l'ultima volta, sto benissimo." ripeté James, alzando gli occhi al cielo. Sapeva che i suoi amici si preoccupavano per il suo bene, ma stava cominciando a pensare che stessero esagerando. Persino sua madre alla fine si era rassegnata al fatto che fosse tornato in squadra. Nell'ultima lettera aveva scritto che in fondo se lo era aspettata e che aveva di sicuro preso da suo padre.
"Si, come vuoi." commentò Sirius, riscuotendo James dal pensiero del padre. Ricordava tutto di lui, tranne il periodo immediatamente successivo alla sua morte. Gli mancava moltissimo, ma non riusciva a provare dolore, quasi avesse giù versato troppe lacrime di cui non ricordava nulla.
"Sei noioso, Remus." sbuffò James, scacciando l'immagine di suo padre sorridente che lo guardava volare sulla sua scopa. Charlus Potter amava volare, e coglieva ogni occasione buona per scorrazzare per i cieli insieme al figlio e al cognato; erano decisamente un trio strano ma affiatato, e qualche volta Alice andava con loro.
"Ha ragione, crollerai tra un po'." disse Remus, dando ragione a Sirius.
"Ma no, abbiate fiducia in me." disse James, abbozzando il sorriso per cercare di convincerli che stava veramente bene. Tutto quello di cui aveva bisogno per riprendersi erano dieci ore di sonno, ma sapeva bene che sarebbe stato davvero difficile riuscire ad ottenerle.
"Va bene, ma vai a dormire ora." si raccomandò Sirius, preoccupato per il suo amico. Da troppo tempo non dormiva come si deve.
"Non posso, devo finire i compiti." mormorò James, cupo. Scrivere un complicato tema di incantesimi in quel momento era l'ultima cosa che voleva fare, ma purtroppo doveva, pena un brutto voto, una punizione e il divieto di partecipare alla partita; la McGranitt l'avrebbe ucciso e Frank non sarebbe certo rimasto a guardare.
"Copiali da me, così ci metti meno." disse Remus, cogliendo Sirius e James di sorpresa.
"Remus, sicuro di stare bene?" chiese James, preoccupato per l'amico. Era la prima volta che l'amico gli proponeva di copiare i compiti invece che obbligarlo a farli.
"Si, sei tu quello fuori di testa qui." sbuffò Remus, annoiato, andando a letto.
La giornata successiva trascorse veloce come le precedenti. I ragazzi, ormai liberi dagli allenamenti passavano i pomeriggi a parlare, organizzare scherzi e fare programmi per le vacanze estive. Sirius, Remus, Lily, Cristal e Alice erano nella sala comune da quasi tre ore, mentre come al solito di James, Charleen e Frank non c'era nemmeno l'ombra.
"È una pazzia, una grandissima pazzia." sbuffò Alice, esasperata. Cristal sospirò; sapeva bene a cosa si stava riferendo la sua amica.
"Per me stai esagerando. Vuole solo giocare, lascialo fare.." mormorò Sirius, calmo. Aveva capito che fare cambiare idea a James era inutile, così aveva deciso che avrebbe aspettato in silenzio fino a quando quella storia assurda fossa finita. Sapeva bene che quel giorno se tutto fosse andato male James avrebbe avuto bisogno di un amico, e lui sarebbe stato al suo fianco. Un fratello serve a questo, dopotutto.
"Possibile che tu non te ne renda conto? Ormai questa storia lo assorbe a tal punto che non ha più tempo per nessuno. Sono giorni che non parliamo." riprese Alice, seccata.
Le parole della ragazza lasciarono i presenti di stucco, tanto che Remus e Sirius si scambiarono un'occhiata preoccupata prima di commentare.
"Beh, con me ci parla." mormorò Remus, imbarazzato, dopo lunghi istanti di silenzio. Il ragazzo evitò accuratamente di guardare Lily e Cristal, ma riusciva a percepire che anche loro erano imbarazzate.
"Si, anche con me. È stanco, certo, ma il tempo per due parole lo trova." spiegò Sirius, evitando lo sguardo di Alice. Non voleva certo essere lui a dirle che in realtà James la evitava volontariamente perché era rimasto molto ferito dal suo comportamento.
"Cosa volete dire?" chiese Alice, spiazzata dalle parole degli amici.
"Alice, non credo che James si sia allontanato da te perché non aveva tempo." suggerì Lily, cercando di usare le parole giuste per non ferire l'amica.
"Si, beh.. Le tue parole lo hanno ferito." completò Remus prima che Sirius poter aprire bocca. Decisamente Sirius, con il suo poco tatto, non era certamente la persona più adatta a spiegare ad Alice doveva aveva sbagliato.
"Ho solo detto quello che pensavo." disse Alice, sulla difensiva.
"Gli hai dato dell'egoista perché non voleva fare quello che avevi deciso tu." fece notare Lily, cercando di essere comprensiva. Sapeva bene che la ragazza lo aveva fatto perché era molto legata al cugino, ma il suo comportamento era stato lo stesso pessimo.
"Si, ma io.." cercò di obiettare la ragazza, subito interrotta da Cristal.
"Hanno ragione, pensaci Alice. Hai fatto lo stesso anche con Frank." suggerì la ragazza, fissando negli occhi la sua migliore amica.
"Io volevo solo.." mormorò Alice, gli occhi pieni di lacrime. Improvvisamente si era conto che il suo carattere impulsivo e protettivo aveva finito con il ferire le due persone che considerava in assoluto le più importanti e che ora stava rischiando di perdere entrambi.
"Lo so, volevi solo il bene di James. Solo, a volte non ti accorgi che quando si parla di lui diventi troppo possessiva." spiegò dolcemente Remus.
"Dite che dovrei chiedere scusa?" chiese Alice, fissando gli amici seduti intorno a lei; mancavano solamente Peter e Sebastian.
"Al tuo posto io lo farei." disse Sirius, sicuro. Nonostante i mille difetti Sirius sapeva sempre chiedere scusa quando sbagliava; certo, succedeva piuttosto spesso, ma nessuno avrebbe potuto affermare il contrario.
"Sapete dove si trova ora?" chiese Alice, guardando intorno ansiosa.
"Al campo ad allenarsi o in biblioteca a studiare. Credo la prima." suggerì Lily, sospirando. Trovare James non era certo un'impresa difficile. Trovarlo libero e disponibile per un pomeriggio di svago era invece un'impresa titanica, praticamente impossibile.
"Aspetta stasera, fa le cose con calma." consiglio Cristal. Alice finì con il fare quello che le aveva detto la sua migliore amica e si ritrovò ad aspettare con ansia che arrivasse la sera, guardando l'orologio ogni cinque minuti.
"Ciao, cugino. Posso parlarti?" chiese Alice, non appena vide James comparire nella sala comune. Il ragazzo aveva ancora la divisa addosso e la sacca sulle spalle, ma si fermò lo stesso, evitando lo sguardo della ragazza.
"Credo di si, è una cosa lunga? Sai, sono un po' stanco." mormorò James, pallido e tirato. Non ci voleva certo un genio per capire quanto fosse distrutto e avesse assolutamente bisogno di dormire almeno qualche ora. Alice sospirò, e prese coraggio.
"No, voglio solo chiederti scusa.." disse Alice, fissando il pavimento con aria colpevole.
James ci mise qualche istante a realizzare le parole della cugina, sorpreso che la ragazza si fosse resa conto dei suoi errori e fosse tornata su suoi passi chiedendo scusa.
"Non c'era bisogno." sospirò James, abbozzando un sorriso.
"Invece si, sono stata davvero troppo possessiva. Ma cerca di capirmi.." cercò di giustificarsi Alice, alzando lo sguardo ed incontrando gli occhi del cugino, luminosi come al solito.
La ragazza si perse in quello sguardo color nocciola, incredula; per quanto fosse stanco, James non riusciva a non trasmettere voglia di vivere ed entusiasmo.
"Lo so, eri preoccupata per me." mormorò James, prevedendo quello che avrebbe detto la cugina. Sapeva che il suo comportamento era imprudente e che chi gli voleva era preoccupato per lui, ma allo stesso tempo voleva che loro capissero che non potevano pretendere che lui se ne restasse buono per tutto il resto della sua vita. C'erano delle persone che credevano in lui e che avevano bisogno del suo aiuto, e James non poteva certo deluderle.
"Ogni volta che penso alla partita mi immagino te che cadi dalla scopa. Non lo sopporterei, lo capisci vero?" chiese Alice, alzando lo sguardo sul cugino. James annuì appena, poi sospirò.
"Si, ma tu capisci che non posso passare tutta la vita a guardare gli altri vivere?" chiese James in rimando, fissandola dritta negli occhi.
"Lo so, questione chiusa?" domandò Alice, ridendo, sperando di chiudere lì il discorso.
"Certo, ma non per questo mi ritirerò dalla squadra." avvisò James, serio. Alice sbuffò.
"Sicuro?" chiese Alice, sperando che il cugino cambiasse improvvisamente idea.
"Per favore, smettiamola qui. Non voglio litigare ancora." sbuffò James, stanco dell'egoismo della cugina; se avesse dato retta a lei si sarebbe dovuto rinchiudere in una stanza e non uscirne più, in modo da non farla preoccupare troppo.
"Avere opinioni diverse per te significa litigare?" chiese Alice, seccata.
James alzò gli occhi al soffitto, troppo stanco per continuare quella discussione.
"So solo che l'ultima volta mi sono preso dell'egoista e non voglio ripetere l'esperienza." mormorò James. Alice improvvisamente capì che quelle parole lo avevano davvero ferito.
"Scusa, davvero." sussurrò Alice, colpevole.
"Dai, basta. Piuttosto, hai visto la mia scopa nuova?" chiese James, guardandosi intorno. Alla fine gli zii e sua madre avevano mantenuto la loro promessa e la sua scopa nuova era finalmente arrivata al castello.
"Si, l'aveva Sirius prima." disse Alice, alzando le spalle.
"Bella vero?" esclamò James, entusiasta. Suo zio come al solito aveva scelto la scopa migliore e nel biglietto di accompagnamento gli aveva scritto che doveva assolutamente vincere quella partita. Sembrava ancora parecchio distante, ma a James sembrava che stesse cercando di farsi perdonare per il comportamento che aveva tenuto a natale.
"Vorrei sapere che fine ha fatto quella vecchia.." sospirò Alice, pensierosa. La vecchia scopa di James era scomparsa misteriosamente dopo l'ultima partita della stagione precedente, probabilmente rubata da qualche serpe gelosa della vittoria dei grifoni.
"È sparita dopo la partita, credo. Non ricordo altro." disse James, alzando le spalle.
"Lo so, la mia era una domanda retorica." spiegò Alice, sorridendo.
"A proposito di quei mesi, sei sicura che non c'è nulla dovrei sapere?" chiese James, fissando con attenzione la cugina negli occhi. Quella domanda fece sussultare Alice.
"No, No.. Che dici?" balbettò la ragazza, ansiosa. Sapeva che avrebbe dovuto dire tutto a James, ma non ci riusciva; non voleva agitarlo o farlo arrabbiare.
"Non so, a volte ho come delle sensazioni." spiegò James, grattandosi la testa.
"Ti stai sbagliando, te lo assicuro." mormorò Alice, impacciata. Odiava mentire al cugino, ma non c'era altro modo.
"Sarà come dici tu. Vado a letto, sono stanco." comunicò James, sbadigliando.
"Buona notte, cuginetto." salutò Alice, abbracciandolo forte.
"Buona notte, piccola peste." mormorò James sorridendo e ricambiando quella stretta, prima allontanandosi verso la propria stanza. Riuscì a fare solo qualche passo prima di essere travolto da una ragazza con un sacco di capelli ricci.
"Capitano, ti cercavo." esclamò Charleen, al settimo cielo per avere finalmente trovato James.
"Dimmi tutto." disse James, ricambiando il sorriso. Negli ultimi tempi la riccia, insieme a Lily, erano state le due che avevano fatto di più per lui.
"Hai bisogno di aiuto per i compiti?" chiese la ragazza, decisa a fare il possibile per aiutare il suo amico.
"No, sono troppo stanco. Credo che andrò a dormire." rispose James, sbadigliando.
"Bravissimo, allora a domani." salutò Charleen, augurandogli la buona notte.
"Buona notte Charleen, grazie per tutto quello che fai." ringraziò James, abbassando la testa. Senza l'aiuto di Charleen, di Frank e della squadra non avrebbe potuto fare nulla.
"Io ci credo." rispose Charleen, decisa. Quelle parole stupirono James.
"Come?" chiese James, confuso.
"Alice e Sirius si sbagliano, noi vinceremo. Ne sono sicura." spiegò Charleen, con un sorriso contagioso sulle labbra.
"Buona notte, campionessa." mormorò James, salendo piano le scale.
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Dove Sei James?
Fanfictionil sesto anno al tempo dei malandrini inizia in modo davvero movimentato. Lily e Sirius sono talmennte arrabbiati con James tanto da odiarlo e persino Remus ha pensato di strozzare l'amico con gli occhiali, l'unico problema è che James non si trova...