RIPRENDERE A VIVERE - parte prima

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Quella notte né James né tanto meno Alice riuscirono davvero a chiudere occhio e a riposare come si deve. James era spaventato, perso e tormentato dagli incubi. Non appena chiudeva gli occhi un terribile senso di angoscia lo attanagliava, subito dopo si sentiva cadere nel vuoto e si svegliava urlando, scosso da tremiti e tutto sudato. Alice, invece, era troppo preoccupata per il cugino per riuscire a dormire. Avrebbe voluto essere insieme a lui, anche se sapeva bene che Sirius aveva ragione e che la cosa migliore per James era affrontare le sue paure da solo.
Entrambi si rigirarono parecchio tra le coperte, come delle anime in pena, ed entrambi furono raggiunti dai rispettivi migliori amici, preoccupati e premurosi. Alice si trovò Cristal seduta sul letto, gli occhi lucidi quanto i suoi. Non ci fu bisogno di parole, da sempre erano quasi simbiotiche. La ragazza la abbracciò forte e si infilò sotto le coperte insieme a lei, per non lasciarla troppo sola con i suoi pensieri. James invece sentì due braccia forti stringerlo in un caldo abbraccio fraterno e nonostante non indossasse gli occhiali capì al volo che doveva trattarsi di Sirius. Il ragazzo riconobbe subito l'odore dell'amico, quella particolare combinazione di acqua di colonia e dopo barba che gli era tanto familiare anche se non riusciva ad abbinarla a nessun ricordo particolare. Alla fine il sole si decise a sorgere e a mettere fine a quella lunga notte.
Alice si era alzata presto e si era seduta davanti al camino, nell' impaziente attesa che i ragazzi scendessero per la colazione. Inutile dire che aspettava James. Alle otto passate, dopo che le erano sfilati davanti praticamente tutti gli studenti di Grifondoro, compresi Frank, Sebastian e le ragazze ma non i malandrini, si decise a salire le scale e raggiungere il cugino nella sua stanza. Non era la prima volta che lo faceva, anzi, tuttavia si sentiva inquieta, quasi stesse per violare l'intimità del cugino. Per la prima volta nella sua vita aveva paura che James potesse vederla come un'estranea.
"James?" chiese Alice, entrano con circospezione nella stanza dei malandrini, insolitamente buia e silenziosa. Non era poi una novità che i ragazzi fossero in ritardo, da che li conosceva non c'era mai stata una volta che si erano presentati puntuali alla colazione. Normalmente però a quell'ora la stanza dei ragazzi era un caotico rincorrersi alla ricerca chi di un libro, chi di una cravatta, chi di un paio di calzini. Alice aveva perso il conto delle volte che aveva trovato James in boxer e con lo spazzolino in bocca, inseguito da Remus che gli lanciava i libri e le pergamene per le lezioni della giornata mentre Sirius si rotolava sul letto.
"Dorme, fai piano ti prego." mormorò Remus, implorante, congiungendo le mani a mo' di preghiera. Alice annuì e gettò un'occhiata intorno a lei. La stanza era buia, le tende non erano state aperte per impedire alla luce di entrare e Remus si muoveva silenziosamente, come un gatto, attento a non disturbare il sonno dei due compagni di stanza. James e Sirius, infatti, erano ancora profondamente addormentati. Alice si soffermò a guardarli con affetto.
"Che ci fa Sirius nel letto di James?" chiese Alice, perplessa, avvicinandosi al letto del cugino per vedere meglio. James sembrava stanco, probabilmente era stato tormentato da incubi per tutta la notte, mentre Sirius aveva l'aria di non averlo mai abbandonato nemmeno per un minuto. Erano molto teneri. Sirius sembrava una via di mezzo tra un cane da guardia fedele ed un fratello maggiore molto protettivo. James invece sembrava un bimbo impaurito alla ricerca di sicurezza. La ragazza si chinò sul cugino, attenta a non svegliare né lui né Sirius, gli scompigliò affettuosamente i capelli e gli diede un tenero bacio sulla guancia. Il ragazzo mugugnò qualcosa nel sonno e si girò sul fianco, lasciando intravedere un lembo della fasciatura che gli aveva fatto Remus la sera prima.
"Lunga storia." rispose Remus, vago, allacciandosi alla meglio la cravatta senza staccare lo sguardo dai due amici. Sembrava molto preoccupato. Aveva anche un'aria decisamente trasandata, molto più del solito. La camicia era fuori dai pantaloni e la sciarpa giaceva ancora abbandonata sul letto, di fianco ai libri e alle pergamene ammonticchiate alla meglio.
"Hai una pessima cera." osservò Alice, dopo aver scrutato a lungo il ragazzo. Remus sospirò.
"Lo so, andiamo a colazione che ti racconto." disse il licantropo, spingendo delicatamente Alice fuori dalla loro stanza. La ragazza cercò di opporre una debole resistenza, lanciando un'ultima occhiata al cugino e a Sirius, ancora nel mondo dei sogni.
I due ragazzi non dovevano essersi accorti di nulla di ciò che gli stava accadendo intorno.
"Ma James e Sirius?" chiese Alice, fissando il cugino preoccupata. Detestava lasciarlo solo. Aveva sempre la sensazione che stesse per accadergli di nuovo qualcosa di brutto se lei non era lì con lui a proteggerlo.
"Hanno davvero bisogno di dormire qualche ora, credimi." spiegò Remus, con un sorriso rassicurante. Alice si lasciò convincere. In fondo Remus non si era mai sbagliato. Inoltre la ragazza aveva la sensazione che quella notte non doveva essere stata semplice nemmeno per i malandrini, proprio come non era stata semplice per lei.
A lungo aveva pensato che quando James sarebbe tornato al castello le cose avrebbero ripreso ad andare bene. I fatti le stavano dimostrando quanto si era sbagliata. Il ritorno alla normalità si stava rivelando per James più complicato di qualsiasi altra cosa avesse passato fino ad ora, e l'unico che sembrava essere davvero in grado di capirlo era Sirius, la persona che più di ogni altra aveva ferito James. Alice era terrorizzata all'idea che il cugino ricordasse improvvisamente quanto accaduto sul treno e che smettesse di colpo di fidarsi di Sirius e di lei. Ancora profondamente immersi nei loro pensieri, i due ragazzi scesero a fare colazione. O meglio, Alice scese a fare colazione mentre Remus si trascinava stancamente dietro di lei senza proferire parola. Sembrava messo addirittura peggio di quando c'era la luna piena. Alice pensò di fargli qualche domanda, ma l'espressione stanca del ragazzo la fece desistere dai suoi propositi.
Quando entrarono nella Sala Grande tutta la scuola si voltò, curiosa di vedere se ci fosse stato anche James con loro. Inutile dire che rimase decisamente delusa nel costatare l'assenza del ragazzo e di Sirius. Frank lanciò a tutti quanti un'occhiata minacciosa, ma decise di non fare altre piazzate per evitare di dover discutere ancora con Alice come era avvenuto la sera precedente.
"Ciao ragazzi. Ma James e Sirius?" chiese Sebastian, non appena vide Remus ed Alice comparire nella Sala Grande da soli. Remus sospirò nuovamente, prendendo posto tra Peter e Lily. La rossa aveva un'espressione truce, silenziosa a preoccupata.
"Bella domanda." commentò Alice, sarcastica, lasciandosi cadere seduta vicino a Frank, che le diede un bacio sul naso.
"Come è andata stanotte?" chiese Frank, fissando intensamente prima Remus e poi Alice. Nessuno dei due aveva una bella cera e nessuno dei due sembrava avere voglia di parlarne.
"Da quello che ho capito James non ha chiuso occhio." esclamò Alice, imbronciata, guardando di traverso la tazza di caffè che Frank stava bevendo.
"Non solo James, a quanto ne so io." commentò Cristal sarcastica, sorridendo all'amica e porgendole una fetta di torta al cioccolato. A quelle parole Alice si fece paonazza, e gli amici capirono a chi Cristal stava riferendosi.
"Ehy piccola, che è successo?" chiese Frank, guardando preoccupato la sua ragazza e tirandola a sé facendola sedere sulle sue gambe. Alice alzò le spalle e scosse la testa.
"Ero preoccupata." rispose Alice, stampando un bacio sulle labbra di Frank.
"Dovevi venire da me." scherzò il bel portiere, giocherellando con una ciocca di capelli che era sfuggita dalla coda che si era fatta di fretta quella mattina.
"Ci ho pensato io, tranquillo." esclamò Cristal, strappando una risata a tutti i presenti.
"Sai, non credo sia la stessa cosa.." commentò Sebastian, grattandosi la testa perplesso.
"Possiamo tornare a James?" chiese Lily, leggermente infastidita. Una parte di lei voleva disperatamente avere notizie di James ma si vergognava a fare domanda dirette. Non voleva sembrare troppo coinvolta, o interessata. La verità era che anche lei aveva fatto parecchia fatica a dormire. Per quanto nessuno lo volesse ammettere ad alta voce, la vista di James in quelle condizioni la sera precedente aveva sconvolto un po' tutti quanti, chi più chi meno.
"Si, infatti. Ieri sera si era addormentato.." cominciò Alice. Ricordava bene di averlo salutato con un bacio prima di andare nella sua camera. James dormiva beato, come un angioletto e probabilmente non si era nemmeno accorto di lei. O almeno, così le era parso. Rivedendolo quella mattina Alice aveva avuto la sensazione che James in realtà non avesse mai chiuso occhio se non per pochi minuti, istanti forse. Nonostante dormisse sembrava distrutto, spaventato. Probabilmente aveva passato la notte in preda a brutti sogni, incubi tremendi di cui lei non sapeva nulla. Alice sentì una fitta al petto mentre ripensava a come erano cambiate le cose in così poco tempo. Fino a qualche mese prima non c'era nulla che non sapeva della vita di James, mentre ora tutto era diventato complicato con lui. Avere a che fare con lui era come camminare perennemente sulle uova, con il terrore di dire o fare qualcosa di sbagliato che potesse scatenare una brutta reazione.
"Lo so, ma poi si è anche svegliato per colpa di un incubo. Sirius è andato da lui, lo ha calmato e siamo tornati tutti a letto. Dopo venti minuti si è svegliato ancora.." continuò Remus stancamente, elencando tutti gli avvenimenti di quella notte movimentata. Nella sua voce non si percepiva il fastidio per essere stato svegliato più volte ma bensì l'amarezza per non aver saputo aiutare James. Certo, lui e Sirius erano stati con lui a lungo, lo avevano consolato, lo avevano calmato e poi lo avevano convinto a tornare a dormire, ma non erano riusciti ad aiutarlo davvero. I demoni che tormentavano James erano ancora lì, pronti a tornare ancora, ancora e ancora. Erano gli stessi che lo avevano tormentato la sera prima, nel bagno, ed erano gli stessi che non lo avrebbero lasciato in pace neppure oggi, o domani, oppure il giorno successivo ancora. Anche se erano i malandrini purtroppo erano impotenti davanti ai problemi di James perché lui per primo si rifiutava di affrontarli e di parlarne.
"Accidenti, mi dispiace." esclamò Charleen, dispiaciuta. Era triste vedere James così sconvolto, non sembrava lui. Che fine aveva fatto l'allegro perdigiorno che aveva allietato ed a volte infastidito le loro giornate fino a quel momento? La vita alla fine era riuscita a portarsi via anche l'inguaribile ottimismo di James Potter? Questa situazione rendeva Charleen, proprio come tutti gli altri, scoraggiata e depressa. Persino Seba trovava difficile ridere.
"Anche a me, James era uno straccio. Anche Sirius a dire il vero.." disse Remus, servendosi una generosa fetta di torta e abbondando con il caffè, sperando che il liquido bollente potesse aiutarlo a tirarsi un po' su. James aveva sempre detto che il caffè può fare miracoli, ma lui non ci aveva mai davvero creduto fino a quel momento. Remus era così stanco e disperato che si sarebbe potuto aggrappare a tutto pur di trovare anche solo una minima ed illusoria speranza.
"Scusa, con James che continuava a svegliarsi tu e Peter siete riusciti a dormire tranquilli?" chiese Lily, stupita. Peter era stato tra i primi a scendere, molto prima di Remus. Il ragazzo sembrava tranquillo e pacato come al solito, come se non avesse passato la notte nella stanza di un ragazzo sconvolto dagli incubi. L'esatto opposto di Remus che invece aveva il viso segnato da profonde occhiaie grigie.
"Peter si, non chiedermi come abbia fatto. Sirius invece ad un certo punto deve avere fatto un incantesimo sul mio letto per lasciarmi dormire un po'." spiegò Remus, scuotendo la testa.
Avrebbe voluto passare anche lui la notte insieme a James, anche a costo di non chiudere occhio, ma Sirius lo aveva fatto ragionare. Era inutile stare svegli in due, avrebbero solo messo più ansia addosso ad un già provato James. Inoltre se entrambi fossero stati stanchi il giorno successivo nessuno dei due sarebbe potuto restare con James in caso di bisogno. Remus, anche se a malincuore, aveva finito con accettare le ragioni dell'amico. Peter arrossì e annegò la testa nella tazza di latte e cereali, per nascondersi allo sguardo sdegnato di Alice, Charleen e Lily. Tutti pensavano la stessa cosa: come poteva dormire con James che stava male? Seba e Frank si scambiarono un'occhiata complice, senza aggiungere nulla.
"Dovevate chiamarmi." esclamò Alice, decisa e imbronciata più che mai.
"Non avresti potuto comunque fare nulla." cercò di consolarla Frank, tenero come sempre.
La discussione tra Frank e Alice andò avanti ancora per qualche minuto, fino a che Lily non richiamò tutti quanti all'ordine.
"Andiamo a lezione." disse Lily, guardando preoccupata l'orologio. Si stava facendo tardi, di li a poco sarebbero stati irrimediabilmente in ritardo alle lezioni.
"E Sirius?" chiese Cristal, confusa, guardandosi intorno. Il ragazzo infatti non era ancora sceso. Era ovvio che James non sarebbe venuto a lezione, nessuno si aspettava da lui che tornasse così presto. Sirius tuttavia non poteva saltarle, o la professoressa McGranitt lo avrebbe ucciso con le sue mani. La donna ce l'aveva a morte con lui per via di tutti gli scherzi che i malandrini le avevano fatto negli anni e, non potendosela più prendere con il povero James, dava il peggio di sé con Sirius.
"Gli passo gli appunti più tardi, immagino che non venga." rispose Lily, di fretta. A quelle parole tutti quanti si bloccarono e si girarono di scatto verso la ragazza, stupiti.
"Lily Evans che passa gli appunti a Sirius Black perché non viene a lezione?" scherzò Sebastian, incredulo, sgranando gli occhi.
"Questa è grossa." concordò Charleen, mettendosi a ridere. La migliore amica la fulminò con lo sguardo mentre tutti i presenti si voltavano verso Lily in attesa di una spiegazione.
"Solo perché non viene per una buona causa." si affrettò a giustificarsi Lily, spaventata all'idea di essere fraintesa in qualche modo.
"Accidenti, la Evans sta diventando meno acida." esclamò Sebastian, fingendosi sorpreso.
"Tu invece stai diventando più deficiente!" rispose Lily a tono, allontanandosi a testa alta.
Sirius saltò la lezione della McGranitt, che contro ogni previsione si dimostrò comprensiva quando Remus si avvicinò alla cattedra per spiegarle la situazione. Disse solo che lui e Remus avrebbero dovuto alternarsi a stare con James, per fare in modo che Sirius non perdesse troppe lezioni. Remus ringraziò e si allontanò. L'ora successiva Lily spiegò la stessa cosa a Lumacorno ed anche lui capì cosa doveva stare passando James. Alla fine arrivò l'ora di pranzo e Sirius non si era ancora fatto vivo. I ragazzi cominciavano ad essere preoccupati ed Alice stava pensando di fare un saltò nella torre per vedere come stavano i due scomparsi quando Sirius apparve in Sala Grande, solo.
"Buon giorno." salutò Sirius, sbadigliando, avvicinandosi al tavolo dove c'erano gli amici.
Alla vista di Sirius alcuni studenti cominciarono a mormorare a bassa voce ma bastò un'occhiataccia della McGranitt per farli smettere all'istante.
"Evviva, era ora!" esclamò Seba, sorridente più che mai.
"Ti stavo venendo a cercare." disse Alice, preoccupata, scrutando con attenzione il viso del ragazzo. Sirius era sorridente come al solito, ma era chiaro che il suo viso era segnato da qualche preoccupazione. Doveva essersi svegliato da poco.
"Sicura che cercavi me?" chiese Sirius, facendo un occhiolino alla ragazza che in risposta mormorò qualcosa di incomprensibile.
"Come sta James?" chiese Remus, cercando di nascondere la sua agitazione dietro il suo solito tono pacato. Sirius si voltò verso l'amico e gli sorride, quasi a tranquillizzarlo.
"Bene, dai." rispose Sirius, alzando le spalle.
"Ci hai parlato ancora?" chiese ancora Remus, fissando l'amico dritto negli occhi. Il ragazzo scosse piano la testa, poi sbadigliò.
"Ho provato, ma Jamie non è di molte parole." spiegò Sirius, impacciato, grattandosi la testa. Alice sospirò, preoccupata. Non si aspettava certo che sarebbe bastata una notte a fare tornare James quello di sempre, ma sperava in qualcosa di più. Dopo che lei e Sirius gli avevano parlato la sera prima le era sembrato molto più tranquillo.
"Ti ha raccontato cosa ha sognato di tanto brutto stanotte?" chiese Charleen, distogliendo sia Alice che Sirius dai loro pensieri.
"È stato vago. Dice che non ricorda, che erano immagini confuse che non si spiegava ma che gli mettevano molta ansia." raccontò Sirius. Si vedeva che la testa del ragazzo era da un'altra parte, probabilmente ancora di sopra insieme all'amico. Ogni volta che aveva provato a chiedere a James che cosa avesse sognato di tanto brutto questi cominciava a tremare e l'unico modo efficace per calmarlo era abbracciarlo.
"Lo hai lasciato da solo? Tu sei pazzo!" esclamò Alice non appena si realizzò che James era rimasto di sopra mentre tutti loro erano giù in Sala Grande.
"Dai Alice, è solo questione di pochi minuti. Prendo la colazione e torno su da lui." spiegò Sirius, cercando di fare ragionare la ragazza. Anche lui all'inizio non era troppo convinto a lasciare James solo, tanto che aveva provato in tutti i modi a convincerlo a venire con lui. Alla fine aveva dovuto desistere e scendere da solo, oppure entrambi sarebbero di sicuro morti di fame.
"Colazione? Ma se è mezzogiorno.." osservò divertito Frank, dopo aver lanciato una veloce occhiata all'orologio che portava al polso.
"Fa lo stesso.." disse Sirius, alzando le spalle. Non si era minimamente preoccupato di chiedersi che ore fossero. Aveva passato la notte in bianco e gran parte della mattinata a guardare James che finalmente dormiva quasi tranquillo. Prese velocemente qualcosa dal tavolo, saluto gli amici e si diresse verso la torre di Grifondoro dove aveva lasciato James.
I ragazzi lo guardarono allontanarsi senza dire nulla.
Grazie alla straordinaria conoscenza del castello e dei suoi passaggi segreti che aveva accumulato nel corso dei passati anni, Sirius raggiunse la torre di Grifondoro in pochi minuti. Sali di corsa le scale, pregando silenziosamente perché James non si fosse mosso dalla stanza per andare a rifugiarsi in qualche sperduto angolo del castello. Arrivato sulla soglia, Sirius lanciò un'occhiata all'interno e tirò un sospiro di sollievo quando vide l'amico.
"Ecco la colazione.." disse Sirius, entrando nella stanza cercando di non fare troppo rumore. Da quel poco che era riuscito a capire, James aveva un disperato bisogno di tranquillità per riuscire a ritrovare se stesso e per superare l'incidente. Il ragazzo era ancora a letto, quasi apatico, nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato poco prima.
"Hai incontrato gli altri?" domandò James, mettendosi a sedere. Sirius annuì, appoggiò il vassoio con il cibo sul comodino di James e con un colpo di bacchetta fece entrare un po' di luce dalle finestre. Quei pochi movimenti bastarono per fare sobbalzare James.
"Si, ti salutano e tengono a precisare che sarebbe ora di pranzo. Sicuro di non volere un bel piatto di pasta fumante?" chiese Sirius, abbozzando un sorriso nel disperato tentativo di iniziare una conversazione e magari strappare una risata a James.
"Va benissimo una fetta di torta, non ho fame." rispose James, guardando fisso oltre la spalla di Sirius, fuori dalla finestra. Sembrava incantato, perso, quasi qualcosa avesse magneticamente attirato la sua attenzione.
"Come vuoi, non insisto." disse Sirius, sorridendo. Non voleva fare pressioni all'amico.
"Davvero Sirius, ho lo stomaco chiuso. Magari più tardi." si giustificò James, portandosi svogliatamente alla bocca la fetta di torta che Sirius gli aveva portato. La fissò attentamente a lungo, quasi volesse analizzarla con gli occhi, poi ne staccò un piccolo morso e la rimise sul piatto. Sirius lo guardò, senza dire nulla, e lo lasciò fare.
"Hai ragione, potremmo fare una gita nelle cucine. Che ne dici?" propose Sirius, sperando in un assenso dell'amico. Era preoccupato per lui. Non aveva mangiato quasi nulla la sera prima, aveva saltato la colazione e quella misera fetta di torta non si poteva certo chiamare pranzo. Di questo passo sarebbe certamente finito in infermeria entro sera, svenuto, ed Alice avrebbe preso la sua testa per farne un grazioso centrotavola. Una bella gita per il castello era decisamente quello che serviva a James per tornare quello di prima. Se poi si trattava anche di infrangere qualche regola era anche meglio.
"Abbiamo il permesso?" chiese James, dubbioso.
"Scherzi, vero? Siamo malandrini, a noi non serve il permesso!" esclamò Sirius, deciso.
Era così assurdo parlare di regole con James. Proprio lui che non se ne era mai preoccupato e che era sempre stato il primo a proporre scherzi che li portavano quasi ogni volta a finire in lunghe, noiose e tremende punizioni.
"Non mi va di metterti nei guai." rispose James, rimettendosi sdraiato e voltandosi su un fianco senza smettere di guardare lo spicchio di cielo grigio che si intravedeva dalla finestra, immerso in chissà quali pensieri solitari. Sirius sospirò.
"Dai James, lo abbiamo fatto centinaia di volte." continuò Sirius, cercando inutilmente di convincere l'amico. Troppo tardi. James ormai aveva smesso di ascoltarlo e fissava sconsolato il vuoto fuori dalla finestra che dava sulla foresta proibita.
Il giorno successivo fu anche peggio di quello precedente. James era esausto, in tutti i sensi, e nervoso. Bastava una sciocchezza perché scattasse o gli venissero crisi nervose. Gli unici che riuscivano a calmarlo e che voleva intorno erano sua cugina Alice e Sirius.
Entrambi riuscivano a percepire chiaramente il disagio di James e non lo lasciavano mai. Durante una crisi più forte delle altre James riuscì a togliersi le bende e i ragazzi dovettero accompagnarlo d'urgenza in infermeria. Le ferite si erano riaperte ed aveva perso davvero troppo sangue. La discussione era iniziata quando Peter aveva proposto a James di assistere agli allenamenti della squadra. Il ragazzo aveva rifiutato e quando Peter aveva insistito aveva cominciato ad urlare, a piangere e battere i pugni contro i pavimento. L'infermiera alla fine gli aveva dovuto dare una pozione calmante, lo aveva medicato e gli aveva ordinato di stare sdraiato qualche ora sotto lo sguardo vigile e allo stesso tempo preoccupato di Sirius ed Alice. James si era addormentato quasi subito, senza dire nulla e senza guardare in faccia nessuno. Un sonno pesante e senza sogni. Fuori dall'infermeria erano raccolti gli altri, preoccupati e silenziosi. La donna li aveva diffidati dall'entrare in processione, per non turbare un già troppo scosso James e loro facevano come lei aveva detto.
"Non va bene.." disse Alice, pensierosa. Erano passate circa due ore da quando l'infermiera aveva lasciato la ragazza e Sirius nella stanza. Fino a quel momento i due erano rimasti in silenzio, forse perché erano troppo scossi oppure perché non c'era nulla di dire.
"Gia." concordò Sirius, poco incline a parlare. Gli sembrava di vivere nel più terribile dei sogni. Vedeva il suo migliore amico camminare in punta di piedi sull'orlo di un baratro e non riusciva a fare nulla per aiutarlo ad allontanarsene. Alice aprì la bocca per dire qualcosa a Sirius, ma si interruppe bruscamente.
"Jamie.." chiamò la ragazza, mentre James lottava disperatamente per aprire gli occhi. Ci mise un po' a mettere a fuoco le figure, ancora intontito dal tranquillante. Non sembrava sorpreso di trovarsi in un letto dell'infermeria, al contrario sembrava rassegnato.
"È per il braccio, vero?" chiese James debolmente, guardando prima Alice e poi Sirius, riferendosi al motivo per il quale si trovava lì.
"Ti fa male?" domandò Sirius, preoccupato, evitando accuratamente di rispondere alla domanda. Faceva troppo male ricordare James fuori di sé.
"Un po', non mi ero accorto prima." rispose James, distante. Alice sospirò, cercando con tutte le sue forze di trattenere le lacrime. Non poteva piangere davanti al cugino, doveva essere forte anche per lui.
"Andrà tutto bene, James. È una promessa!" esclamò decisa Alice.
La settimana seguente, dopo essere stato dimesso dall'infermeria, James passò gran parte delle sue giornate a letto, apatico, ancora troppo debole per andare a lezione. Dopo l'episodio che lo aveva portato in infermeria nessuno aveva più provato a convincerlo a fare qualcosa contro la sua volontà, per paura di una nuova crisi. Con il passare dei giorni, tuttavia, c'era stato anche qualche piccolo miglioramento.
Pian piano era riuscito ad abituarsi anche alla presenza degli altri ragazzi, ma aveva ancora molta paura di mischiarsi alla folla. Sentirsi tutti gli occhi addosso lo metteva in ansia e lo faceva sentire terribilmente inadeguato.
Verso la fine della settimana, nel tardo pomeriggio, mentre Sirius era impegnato con il resto della squadra nell'ennesimo allenamento che Sebastian aveva definito inderogabile, Remus raggiunse l'amico nella loro stanza e gli si sedette di fianco.
James era sveglio e stava leggendo una delle tante lettere che gli avevano scritto i suoi amici mentre era in coma. Sentì arrivare qualcuno, alzò la testa per un attimo e quando capì che si trattava di Remus tornò al foglio. James sembrava tranquillo, persino sereno. Remus era incerto e non sapeva bene cosa fare. Era la prima volta che rimanevano veramente da soli da quando James era tornato, ed il ragazzo aveva manifestato poca voglia di parlare di sé agli altri. Persino con Sirius e con Alice stava gran parte del tempo in silenzio.
"Disturbo?" chiese Remus, incerto, tormentandosi nervosamente le mani.
"No, affatto." rispose James, abbozzando un timido sorriso che fece acquistare fiducia in se stesso a Remus, convincendolo ad andare avanti.
"Leggi?" chiese Remus, indicando la lettera che James teneva in mano. Il ragazzo annuì, distratto, finendo di leggere le ultime righe prima di voltarsi verso l'amico.
"È di Frank, il ragazzo di Alice." spiegò James. Remus annuì, comprensivo.
"Ho parlato con la McGranitt." iniziò Remus, dopo qualche attimo di silenzio, sedendosi sul letto vicino a James.
"Trasfigurazione, giusto?" chiese James, cercando di ricordare meglio il viso della donna. Doveva trattarsi della professoressa che aveva incontrato nell'ufficio del preside il giorno in cui era tornato al castello, anche se non riusciva a metterla a fuoco bene. Tutto quello che era successo in quei primi giorni era sfuocato, come avvolto nella nebbia.
"Si, bravo. Vuole che ti aiuti a rimetterti in pari con il programma di quest'anno." spiegò Remus. A quelle parole James sembrò abbattersi improvvisamente.
"Non so se ce la posso fare." mormorò dopo un po', sconsolato, fissandosi i piedi.
"Non dire sciocchezze, sei uno dei maghi più brillanti di questa scuola. Recuperare qualche mese sarà uno scherzo per te, vedrai." lo rassicurò Remus, sorridendo. Gli venne spontaneo appoggiare la mano sulla spalla dell'amico e si stupì quando James non si ritrasse a quel contatto. James era sempre stato naturalmente portato per la magia, anche studiando pochissimo riusciva ad avere risultati strabilianti, tranne che in pozioni. Solo Lily e Piton avevano voti alti in pozioni, gli unici due cocchi di Lumacorno.
"Non ricordo nulla, nemmeno gli incantesimi. Come posso praticare la magia se non mi ricordo le formule?" chiese James, triste. Remus a quelle parole si incupì e resto per qualche istante in silenzio a pensare ad una possibile soluzione.
"Partiremo da zero. Sta tranquillo, ci vorrà solo un po' più di tempo." disse alla fine, ritrovando tutto il suo ottimismo. Era sicuro che l'amico ce l'avrebbe fatta. Dopo tutto stavano parlando di James Potter, mica di Peter Minus.
"Va bene." sospirò alla fine James, lasciandosi cadere all'indietro sul letto ad occhi chiusi.
Remus rimase in silenzio, guardando l'amico stiracchiarsi come un gatto e cercando di capire se doveva andarsene e lasciarlo solo o rimanere e parlare con lui. Alla fine Remus propense per la seconda soluzione.
"Posso chiederti come stai?" chiese Remus, incerto. Mai come in quelle ultime settimane era stato tanto spaventato all'idea di parlare con l'amico. Bastava un nonnulla, una sciocchezza, per fare scattare James e peggiorare le cose era l'ultima cosa che voleva.
"Mi sembra di stare in un incubo anche se oggi a pranzo è andata meglio di ieri sera." rispose James ad occhi chiusi, ancora sdraiato sul letto. Con gran soddisfazione di Alice e di Sirius, negli ultimi giorni James aveva ripreso a mangiare e aveva cominciato a passare più tempo con i malandrini e gli altri ragazzi. Certo, era sempre molto silenzioso e sulle sue ma era comunque un passo in avanti.
"Ci vuole solo un po' di determinazione. Stasera andrà ancora meglio, per non parlare di domani. Presto poi ti rimetterai in forze e sarai meno intrattabile." disse Remus, sorridendo e cercando di infondere un po' del suo spirito positivo anche in James. Il ragazzo non rispose per un po', poi si rimise a sedere.
"Mi spiace." disse James in un sussurro, fissando Remus dritto negli occhi.
Era terribilmente serio. In quello sguardo Remus riuscì a vedere gli occhi di James. Forse il suo amico stava finalmente tornando ad essere quello di sempre.
"Per cosa?" chiese Remus, confuso.
"Il mio umore vi condiziona. Vi creo solo un mucchio di problemi. Era meglio se rimanevo in ospedale, almeno lì non infastidivo nessuno." si lasciò andare James, lasciando di stucco Remus. Era la prima volta da quando era tornato che James si sfogava, almeno con lui. Fino a quel momento si era limitato a tenere tutti i suoi dubbi e le sue paure dentro di sé, lasciando che lo tormentassero e che lo torturassero. Parlare dei suoi problemi era certamente un passo avanti, il primo per riuscire a risolverli. Remus sospirò.
"James, riaverti qui al castello è la cosa migliore che sia capitata negli ultimi mesi. Non sei un problema, per nessuno di noi. Capiamo che per te è difficile e ti lasciamo i tuoi spazi, ma se hai bisogno noi ci siamo. Io, Sirius, Alice, Peter, Seba, Frank e anche le ragazze." rispose Remus, scegliendo con cura le parole. Quando alzò lo sguardo sull'amico vide che James sorrideva, sereno e che stava sorridendo. Non si trattava di un sorriso timido, ma di uno dei famosi sorrisi di James, che andavano da un orecchio all'altro e che gli illuminavano il viso.
"Grazie per le tue parole. Che ne dici, scendiamo?" propose James, alzandosi dal letto con un ritrovato slancio che sorprese Remus.
"Sei sicuro che ti vada davvero?" chiese Remus, confuso. Non voleva costringere James a fare qualcosa contro la sua volontà. Sapeva che lo avrebbe solo fatto stare peggio.
"Voi fate così tanto per me, è il caso che cominci a reagire per davvero anche io, no?" sussurrò James, deciso. Ancora una volta Remus restò sorpreso dalle parole dell'amico.
"Così parla il mio amico James Potter!" esclamò Remus, felice di sentire l'amico parlare in quel modo. Finalmente davanti a lui riusciva a vedere il vero James Potter.
"Dovresti presentarmelo allora." rispose James, ironico.
"Che scemo che sei!" disse Remus, alzando gli occhi al cielo. Forse tutto stava davvero tornando alla normalità.

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