ALLA BAITA IN MONTAGNA

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Alice, Sirius e James erano stati gli unici grifoni a tornare a casa per le vacanze di natale. Tutti gli altri avrebbero passato il natale al castello guardando la neve depositarsi sui grossi alberi della foresta proibita, come al solito. Anche Lily quell'anno sarebbe rimasta, il che era insolito per lei. La ragazza diceva di non avere voglia di vedere Petunia, la terribile sorella maggiore, ma in realtà Charleen sapeva bene che l'amica aveva sperato fino all'ultimo che James non partisse e che fosse rimasto lì con loro per le feste. Lily aveva guardato James incamminarsi verso il treno che lo avrebbe portato a Londra con lo sguardo triste e la morte nel cuore. Certo, sapeva che era la cosa migliore per lui, eppure il natale senza di lui non sarebbe stato lo stesso. Anche Remus guardava mesto l'amico allontanarsi.
Quello sarebbe stato il primo natale senza Sirius e James. Avrebbe sentito incredibilmente la mancanza degli amici. Per lui i malandrini erano veramente tutto. Erano la sua forza, il suo orgoglio, la sua famiglia. Tutto ciò che gli dava il coraggio di camminare a testa alta e di sopportare quell'incredibile sofferenza luna piena dopo luna piena. La presenza di James, il suo spirito natalizio, la sua esuberanza sarebbero mancati a tutti, era inevitabile. Specialmente ora che era tornato ad essere il James di una volta, seppure senza il minimo ricordo della sua vita passata. Certo, Alice e James avevano chiesto loro di raggiungerli alla baita in montagna per festeggiare insieme capodanno, eppure non era la stessa cosa. Remus sospirò e poi si lasciò cadere seduto sulla poltrona che di solito era occupata da Sirius, cercando di scacciare la tristezza. Lily era rimasta sorpresa che l'invito per capodanno fosse aperto anche a lei. Era stato proprio James in persona ad invitarla, con il suo solito sorriso così caldo e rassicurante. Lily era stata colta e si sorpresa e, incredula, era rimasta immobile, incantata a guardarlo. Persa nella profondità di quello sguardo color nocciola così profondo e pieno di vita. C'era voluto un bel po' di tempo ed una gomitata ben assestata di Cristal prima che Lily si riprendesse quel tanto che bastava per riuscire a rispondere.
"Certo, James. Ci sarò anche io." aveva balbettato Lily, imbarazzata. Sirius, poco distante da James, guardava divertito la scena. Era la prima volta che l'amico riusciva a mettere in difficoltà la Evans, e sembrava non essersene neppure accorto. Era decisamente un peccato che James non ricordasse quanto fosse stata importante per lui Lily in tutti quegli anni. Sicuramente avrebbe apprezzato quel momento.
"Sono contento." rispose James, mentre un sorriso ancora più radioso gli si allargava sul volto. Non riusciva a capire perché, ma le parole della rossa gli avevano riempito il cuore di gioia. Sapere che si sarebbero visti presto, per la festa di capodanno, lo faceva stare bene.
"Davvero?" chiese Lily, guardandolo fisso. James sentì le verdi iridi della ragazza scrutarlo in profondità e cercare di capire cosa gli stesse passando per la mente in quel momento.
"Credo di si.." mormorò James, d'improvviso più serio. Quella ragazza aveva lo strano dono di confonderlo e di mandarlo in crisi. Si era allontanato senza smettere di pensare a quello sguardo, impresso in modo indelebile nella sua mente. Il ragazzo si ritrovò a chiedersi se Lily lo avesse guardato altre volte in quel modo e cercò inutilmente di sforzare la sua memoria alla ricerca di dettagli. Alla fine si era arreso ed era andato a finire di preparare il suo baule.
Qualche ora più tardi, seduto sulla carrozza dell'espresso diretto alla stazione di Londra, tra Alice e Sirius, James era stato a lungo in silenzio, immerso nei suoi pensieri. I due ragazzi parlavano tra loro, gettando di tanto in tanto occhiate nervose al ragazzo con gli occhiali. La mente di James sembrava persa, lontana, ma loro non sapevano esattamente dove. Sirius e Alice non potevano fare a meno di chiedersi se James stesse ancora pensando a Lily. In realtà il ragazzo stava rivivendo nella sua mente qualcosa che tuttavia non riusciva bene a ricordare. Immagini sfuocate, lontane, che non riuscivano a prendere forma. James sentiva solamente tanto dolore, come non ne aveva mai provato prima, e un senso di smarrimento infinito a cui non riusciva a trovare spiegazione. L'istinto gli diceva che in quel ricordo non era solo, che insieme a lui c'erano altre persone ma lui non riusciva proprio a ricordare.
"Sirius, Alice.." annaspò James all'improvviso, aggrappandosi con tutte le sue forze ai due ragazzi, presi alla sprovvista. Alice sobbalzò, spaventata, mentre Sirius si era fatto improvvisamente pallido.
"Che ti prende, James?" chiese Sirius, guardando preoccupato l'amico che sembrava faticare a respirare. Non sapeva che gli stava succedendo, ma temeva che potesse riguardare il qualche modo la discussione che avevano avuto mesi prima sul treno, proprio su quella stessa carrozza. L'ultima cosa che desiderava era che James avesse come unico ricordo quella lite tremenda nella quale era arrivato ad urlare in faccia al suo amico cose che in realtà non aveva mai pensato in vita sua. Era stata la rabbia a farlo parlare in quel momento così infelice che forse era stato la causa di tutti i problemi di James, e l'orgoglio ad impedirgli di tornare sui suoi passi. Erano settimane che pensava a come affrontare l'argomento con James. Ogni volta si preparava un discorso, si riprometteva di parlare all'amico e di raccontargli tutto ma alla fine si doveva arrendere all'evidenza dei fatti. Non aveva il coraggio di dire a James qualcosa che avrebbe potuto ferirlo o allontanarlo da lui.
"Qualche brutto ricordo? Un incubo?" chiese Alice, frenetica e preoccupata.
"Non lo so. Sensazioni più che altro.." rispose James, confuso, passando rapidamente lo sguardo dall'espressione truce di Sirius a quella spaventata di Alice. Non capiva perché i due ragazzi fossero così agitati per un semplice incubo. Non era certo la prima volta che gli capitava di averne uno, tuttavia i due ragazzi non gli erano mai sembrati così ansiosi.
"È passato ora?" domandò Alice, dolcemente. James annuì piano, appoggiando la testa sulle gambe della cugina. La ragazza prese ad accarezzargli la testa, cercando di calmarlo. Dopo pochi istanti Alice sentì James rilassarsi e cominciare a respirare più regolarmente. La ragazzi tirò un sospiro di sollievo e abbozzò un sorriso.
"Allora, pronto al natale?" chiese Sirius, cercando di distrarre l'amico cambiando argomento. James sbuffò. Alice e Sirius trovarono la cosa molto strana dato che James di solito adorava il natale. Era proprio quello che si occupava di decorare la sala comune, appendendo decorazioni ovunque a partire dalla settimana seguente Halloween e che andava in giro per il castello cantando a chiunque fosse disposto ad ascoltarlo orrende canzoncine natalizie.
"Fammi pensare, un sacco di parenti di cui non ricordo assolutamente nulla?" rispose James ironico, alzando gli occhi al soffitto. La cosa che temeva di più era una terribile invasione di zii, zie e cugini che avrebbero passato tutto il tempo a chiedergli se li ricordava.
"Non sono poi così tanti." mormorò Alice, sorridendo triste.
"Si?" Chiese James, curioso e interessato. Certo, sapere che di lì a poco non sarebbe stato assalito da un branco di parenti lo rassicurava ma tuttavia era colpito dallo sguardo triste della cugina.
"Solo tua mamma e la mia. Oltre me, te e Sirius ovviamente." spiegò la ragazza, sospirando. A quelle parole James capì e abbassò la testa. Era triste pensare ad un pranzo di natale senza lo zio Charlus. Dorea e James sarebbero stati quelli che ne avrebbero sofferto di più, anche se James non aveva alcun ricordo del padre. In un certo senso era meglio che Jamie non ricordasse visto quanto erano stati legati. Anche suo padre non sarebbe venuto. Alice se lo era immaginata, ormai cominciava a non aspettarsi più nulla da lui. Robert non avrebbe sopportato un natale senza gli scherzi, le risate e l'inguaribile buonumore di Charlus così aveva preferito lavorare. Alice chiuse gli occhi per un istante e nella sua mente comparvero tante immagini, tanti natali felici. C'erano gli zii, con James piccolo, c'era anche suo padre e ovviamente c'era lei. Suo padre e lo zio Charlus erano sempre stati inseparabili, migliori amici fin dal loro primo anno ad Hogwarts. Quando Charlus aveva detto di voler sposare la sorella dell'amico, Dorea, il padre di Alice si era dimostrato la persona più felice della terra. Diceva che da quel momento erano diventati per davvero fratelli, e che più nessuno avrebbe potuto negarlo. Charlus e Robert non facevano che raccontare quella storia da sempre, fin da quando James e Alice erano piccoli.
"Ah." disse James, pensieroso. Soffriva a non ricordare nulla della sua famiglia, di suo padre. Sua madre gli aveva raccontato che erano molto legati, che Charlus era sempre stato il suo eroe ma James non riusciva a ricordare nulla. Aveva visto decine di foto, sentito altrettanti racconti ma non era servito a nulla.
"Non ci sarà tuo padre?" chiese Sirius ad Alice, perplesso. Era molto strano che il signor Prewet si perdesse il natale in famiglia.
"Deve lavorare." rispose Alice vaga, chiudendo il discorso. Sirius e James si scambiarono un'occhiata carica di significato, sospirarono e decisero di non fare altre domande.
Il viaggio proseguì senza ulteriori intoppi e in un paio d'ore giunsero alla stazione di Londra dove Fanny li aspettava ansiosa, guardandosi continuamente intorno. Dorea non era potuta venire di persona a causa di impegni al ministero ma si era raccomandata con la cognata di assicurarsi che James stesse bene e che non si strapazzasse troppo. Fanny aveva rassicurato la cognata ed aveva preso quel compito con sorprendente serietà. Fin troppa per i gusti di James, che cercò inutilmente di spiegare alla zia che stava bene. La donna però non voleva sentire ragioni e continuava ad abbracciarlo e a baciarlo sulla fronte mentre Alice e Sirius ridevano di gusto dell'imbarazzo dell'amico che cercava in tutti i modi di liberarsi dalla presa della donna.
Quando Fanny decise che il tempo dei saluti era finalmente finito, estrasse una passaporta dalla borsa e in un attimo tutti si trovarono in mezzo alle montagne, di fronte ad una casetta circondata da alti pini coperti di neve. Alice sospirò felice guardando la casa del nonno.
La baita era piccola, ma molto accogliente tanto che già dall'esterno si riusciva a percepire l'atmosfera accogliente e familiare. Alice, Sirius e Fanny guardarono ansiosi James mentre questi varcava la soglia guardandosi timidamente in giro. Non appena il ragazzo mise piede nella vecchia casa che era appartenuta al nonno si sentì a finalmente nel posto giusto. Finalmente a casa. Aggirarsi per i corridoi di quella vecchia casa di montagna era sorprendente. In ogni angolo James si sentiva a casa, riusciva a percepire suoni e odori che gli erano incredibilmente familiari. Gli sembrava di conoscerli da sempre e lo facevano stare bene. Si sentiva protetto, al sicuro. Era come se nulla di male potesse accadere tra quelle mura così accoglienti che lo avevano protetto fin da quando era piccolo. A volte quando stava a lungo seduto sulla poltrona a fissare il panorama oppure quando ravvivava il fuoco nel camino aveva le vertigini ed era come se la sua mente si perdesse alla ricerca dei ricordi perduti. Li riusciva quasi a percepire, sentiva che erano lì a pochi passi da lui e che sarebbe bastato allungare le mani per riuscire ad afferrarli. Le ore ed i giorni passarono in un baleno.
Le vacanze di natale stavano trascorrendo serene, senza nessun problema. Da quando era alla baita poi, gli incubi avevano anche smesso di tormentarlo. James poteva finalmente dire di stare bene. L'unico neo di quei giorni perfetti era l'assenza di Remus.
"Che farai tu per natale?" aveva chiesto James curioso un pomeriggio particolarmente freddo. Nonostante la neve e le proteste della squadra Sebastian non aveva annullato l'allenamento, così James e Remus si trovavano da soli in sala grande insieme ad Alice. Con la scusa delle ripetizioni a James la ragazza era riuscita un'altra volta a saltare gli allenamenti. Sirius e i compagni erano orgoglioso di lei, Sebastian un po' meno. Remus alla domanda di James aveva alzato la testa dalla scacchiera e aveva assunto un'espressione mogia, prima di alzare le spalle, fingendosi indifferente alla questione.
"Starò qui al castello." aveva risposto Remus, triste, tornando a concentrarsi sulla partita.
"Ma la tua famiglia?" aveva domandato ancora James, curioso e al tempo stesso triste.
"Ho solo una vecchia zia e qualche gatto. Sono sicuro che non sentiranno troppo la mia mancanza." aveva detto Remus alzando le spalle e cercando di abbozzare un sorriso.
"Lo sai vero che in montagna c'è posto anche per te? Si era intromessa Alice, premurosa.
"Grazie Alice, ma non voglio disturbare. Sarete già in tanti." aveva iniziato a dire Remus, a disagio. Peter lo aveva fissato perplesso. Non era da lui essere così a disagio con Alice.
"Sarebbe fantastico se venissi anche tu." aveva insistito James, per nulla scoraggiato da quel gentile rifiuto.
"Mi spiace James, non posso proprio." aveva mormorato Remus, abbozzando un sorriso di scuse. Non poteva certo dirgli che non passava il natale con lui per via della luna piena. James non sapeva che lui era un lupo mannaro. O meglio, lo sapeva ma non lo ricordava e grazie al cielo nessuno aveva ancora pensato a raccontarglielo. L'ultima cosa che Remus voleva era che l'amico scappasse spaventato ogni volta che lo vedeva.
"Almeno ci raggiungerai per la festa di capodanno, vero?" aveva chiesto James, imbronciato come un bambino al quale tolgono le caramelle.
"Cercherò di fare il possibile." aveva risposto Remus, vago, cercando di non scoppiare a ridere per l'espressione offesa di James.
"Ma, come? Almeno alla festa devi venire!" aveva insistito James, per nulla intenzionato ad arrendersi. Alla fine Remus aveva dovuto capitolare.
"Verrò, promesso." aveva detto alla fine Remus, arrendendosi all'insistenza dell'amico.

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