CAPODANNO

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Il pomeriggio era letteralmente volato, e l'oscurità cominciava a scendere sulla deliziosa casetta immersa nei boschi imbiancati di neve. Più si guardavano intorno, più alle ragazze sembrava di stare in una bellissima fiaba. Uno di quei romantici racconti babbani con tanto di neve, un castello, un ballo in maschera, un principe e una bellissima ragazza con lunghi capelli per lo più biondi che aspettava solo di essere salvata in una piccola casetta persa tra le montagne. Sirius aveva acceso il camino, e i ragazzi vi ci si erano stretti intorno cercando di scaldarsi, tenendo ben salda nella mano la tazza di cioccolata fumante che Alice aveva preparato loro poco prima. L'atmosfera che regnava era davvero magica, surreale. Natalizia insomma. Proprio come aveva predetto Alice James fu di nuovo in piedi nel giro di venti minuti, tra lo stupore generale. Perfettamente ristabilito, allegro e pimpante. Il volto del ragazzo non era più l'immagine della sofferenza come poco prima ma era rilassato e vi si poteva vedere un sorriso radioso in grado di incantare tutti i presenti, specie quelli di sesso femminile. Lily lo osservava, silenziosa ed impacciata, tenendosi a distanza. Anche Frank, Sebastian, Remus e le ragazze sembravano perplessi da quel cambiamento improvviso. Gli unici tranquilli quanto James erano Sirius ed Alice. Cristal osservò con sorpresa quanto sua migliore amica fosse cambiata in quei pochi giorni. Fino a qualche settimana prima, ad Hogwarts sarebbe letteralmente impazzita in una situazione del genere e avrebbe cominciato a preoccuparsi anche se solo James si fosse rotto solamente un'unghia. Ora invece, il cugino stava male sul serio, si torceva dal dolore alla testa sul divano e lei manteneva un sangue freddo impeccabile, degno di un Serpeverde. Cristal guardò meglio Alice. Nonostante cercasse con tutte le sue forze di nasconderlo, sforzandosi di sembrava la solita ragazza spensierata di sempre, era preoccupata e lei riusciva a leggerlo chiaramente nei suoi occhi, tuttavia aveva finalmente smesso di dare il tormento a James per qualsiasi cosa.
"Ehi, già in piedi?" aveva chiesto Frank, stupito, indicando James. Il ragazzo aveva annuito sorridendo, mischiandosi al gruppo di ragazzi intorno al camino.
"Sto benissimo, tranquilli." esclamò James, alzando gli occhi al cielo. Tutta quell'apprensione alle volte risultava esasperante. Certo, aveva rischiato di morire e loro si erano spaventati, ma ora stava bene. Non era possibile che ad ogni colpo di tosse ed al minimo dolorino scattassero a quel modo. Era semplicemente inconcepibile.
"Sicuro?" insistette Charleen, preoccupata. James annuì ancora, sempre sorridente e rubò alla cugina un sorso di cioccolata. Sembrava che nulla avesse il potere di turbarlo o di preoccuparlo. Il ragazzo andò avanti per quasi un'ora a cercare di spiegare agli amici che non stava morendo e che erano solo innocue anche se fastidiose fitte, ma loro non si lasciarono convincere così facilmente. Alla fine della discussione fu James quello che dovette desistere e che si ritrovò confinato su una poltrona, con Remus e Sirius intorno a fargli compagnia ed il divieto più assoluto di muoversi e fare il minimo sforzo. Sta fermo e riposati avevano detto, o meglio ordinato, con un tono che non ammetteva la minima replica.
"Cugina, aiutami." aveva implorato James mentre tutti quanti, ad eccezione di Remus e Sirius, seguivano Alice in cucina per aiutarla a finire di preparare la cena. La grandiosa festa di capodanno che avevano organizzato nei minimi dettagli sarebbe iniziata di lì a poco.
Le ragazze si erano occupate della cucina, stendendo un menù degno dei più rinomati ristoranti, sia babbani che magici, mentre i ragazzi si erano dati alle decorazioni. Nei giorni precedenti Sirius e James avevano addobbato la casa, compresa la facciata esterna. Sebastian e Frank invece erano riusciti a portare dei fuochi d'artificio, in parte comprati da Zonko e in parte rubati dallo schedario del custode di Hogwarts. Molto probabilmente si trattava degli aggeggi magici che Gazza aveva sequestrato ai malandrini nel corso degli anni. Anche Remus, sorprendentemente, aveva collaborato a questo piccolo e innocente furto, fornendo ai due complici la mappa del malandrino e facendo da palo.
"Jamie, sta buono. Ho da fare." era stata la risposta di Alice, seguita da un'impertinente linguaccia che aveva divertito persino Sirius. In quei giorni, con gran disperazione di James, Alice e Sirius erano diventati straordinariamente complici, perfetti alleati contro di lui specie quando volevano metterlo a letto perché a detta loro si stava stancando troppo.
"Dai Alice, tu sai benissimo che sto bene. Non è certo la prima volta che succede." aveva provato a farla ragionare James, pazientemente. Alice aveva lanciato un'occhiata veloce al cugino ed era andata via senza dire nulla.
"Proprio per questo devi riposarti. Non devi prendere così alla leggera la tua salute." aveva commentato Charleen preoccupata, affrettandosi a seguire l'amica.
"Ma sono solo mal di testa." si era lamentato James, alzando gli occhi al soffitto, mentre progettava nella sua mente una vendetta ai danni della cugina, colpevole di averlo praticamente recluso in salotto ad oziare.
"Basta obiezioni!" aveva concluso Lily, seria. Il tono della ragazza, solenne e allo stesso tempo preoccupato, aveva sorpreso tutti quanti. Per qualche istante Remus pensò che Lily fosse in difficoltà e avesse perso il controllo delle sue emozioni. Poteva veramente essere James che le faceva quell'effetto? Il licantropo si ritrovò a sorridere da solo mentre rifletteva sul fatto che alla fine l'inguaribile ottimismo di James aveva vinto ed aveva abbattuto le glaciali barriere della bella rossa.
"Credete che potrò alzarmi da qui prima di sera?" chiese James, ironico ed allo stesso tempo preoccupato, guardando a turno ciascuno dei presenti. Lo sguardo di tutti finì con il posarsi su Alice, incaricata di emettere il fatidico verdetto.
"Dopo vediamo." disse Alice, senza staccare lo sguardo dagli occhi da cerbiatto del cugino, che stavano implorando il suo aiuto. Sapeva bene che James stava bene, ma non gli andava di dargliela vinta subito. Voleva prima farlo penare un po' e sfruttare l'occasione per confidarsi con le amiche mentre lui era recluso sul divano.
"Scherzate, vero? Non ho nessuna intenzione di passare la sera di capodanno su una poltrona con una copertina sulle gambe. Non sono mica malato!" aveva esclamato James, infastidito. Se quello era uno scherzo, stava cominciando a durare decisamente troppo.
"Questo è abbastanza discutibile." aveva commentato Sirius, ironico, prima di scoppiare a ridere in modo scomposto. James, nonostante lo sdegno, non riuscì a trattenere un sorriso di fronte alla risata così simile ad un latrato del suo compagno di avventure.
"Dai ragazze, non esagerate." aveva sospirato alla fine Alice, prendendo le difese del cugino. James, sorpreso e al tempo stesso grato alla cugina per essere intervenuta, si alzò e corse ad abbracciarla prima di essere fermato e ricondotto al divano con la forza da Frank e Sebastian tra le risate di Remus e Sirius.
"Alice, ma li senti quei due?" esclamò Lily, sconvolta dalle parole di Alice. Le ragazze alla fine si erano decise ad andare in cucina, seguite da Frank, Seba e Peter e avevano accostato la porta per parlare tranquillamente. Alice sospirò e si lasciò cadere su una sedia, lontana dallo sguardo e dalle orecchie di James.
"Un po' ha ragione, se gli stiamo così addosso è peggio." disse Frank, pensieroso.
Alice annuì piano, guardando grata il proprio ragazzo. Frank aveva lo straordinario potere di capirla al volo qualsiasi cosa volesse dire, senza fraintenderla mai. Cristal, uscita da non poche storie sbagliate, non faceva che ripetergli quanto fosse fortunata per questo. Frank era un ragazzo d'oro, uno di quelli da sposare come diceva sempre sua madre, e lei sperava un giorno di riuscire a realizzare questo bel sogno. Forse avrebbero avuto anche dei bambini, magari gemelli. Alice desiderava più di ogni alta cosa dei figli, ed era sicura di volerli con lui.
"Non sei preoccupata?" chiese Lily, fissando attentamente le reazioni dell'amica. Alice sospirò ed annuì, diventando improvvisamente più triste.
"Da morire, Lily. L'altra settimana quando è stato male per la prima volta mi sono spaventata da morire. Ho pianto per ore, anche quando è tornato da San Mungo e la zia diceva che sta bene. Alla fine mi sono calmata e ho capito che era stupido. Jamie aveva bisogno di tranquillità, non di una pazza che piange." si sfogò Alice, mentre al solo ricordo di quei momenti gli occhi le si riempivano di nuovo di lacrime. Frank le si avvicinò e la strinse a sé dolcemente, confortandola con la sua presenza. Tra quelle braccia forti, a contatto con il corpo caldo del suo compagno di sentiva protetta, al sicuro. Riusciva a sentire il respiro regolare di Frank mentre la stringeva a sé contro il suo petto scolpito dagli allenamenti.
"Non sei pazza, sei solo affezionata a tuo cugino." cercò di consolarla Sebastian. Alice alzò lo sguardo, sorpresa, sul ragazzo che sedeva a pochi passi da lei. Da Seba di solito ci si aspettava battute stupite, commenti ironici o sarcastici. Niente di particolarmente serio o profondo insomma. Era decisamente strano che la parte del saggio toccasse proprio a lui e quando succedeva un po' tutti rimanevano di sasso, sorpresi.
"Già, tu lo adori James." concordò Frank, accarezzandole piano il viso con il suo tocco dolce.
"È stato male altre volte dopo, giusto?" chiese Charleen, pensierosa.
"Si, qualche ora dopo che il guaritore lo aveva visitato. Ero agitata, anche Sirius, ma non potevamo darlo a vedere." raccontò Alice senza scendere troppo nei dettagli.
"Immagino che per lui sia già abbastanza stressante stare male e non capire perché, senza preoccuparsi di pesare sugli altri o farli stare in pensiero." commentò Frank, pensieroso. Negli ultimi giorni, solo al castello senza la sua Alice e libero dal tormento degli allenamenti di Seba, aveva pensato parecchio a tutto quello che era successo negli ultimi mesi. Per loro era stato terribile, certo, ma per James doveva essere stato anche peggio. Si era chiesto a lungo cosa avrebbe fatto lui, al posto dell'amico, senza però riuscire a trovare risposta.
Provava un immenso rispetto per James, per quello che aveva passato e doveva affrontare ogni giorno. Era da ammirare la tenacia con cui affrontava tutto quello che gli capitava.
"Esatto, è terrorizzato all'idea che le persone gli stiano vicine per pena." spiegò Alice, versando del the da una brocca vicina.
"Puoi dargli torto?" chiese Cristal, alzando le spalle.
"No, ma la sua ormai è una fissazione. Una specie di chiodo fisso." sospirò Alice.
"Credete che sia possibile che i mal di testa siano un sintomo?" chiese Lily, pensierosa.
La ragazza era rimasta in silenzio per un bel po'. Forse non aveva nemmeno ascoltato quello che avevano detto gli amici nel frattempo.
"Non capisco.." disse Charleen, scuotendo la testa riccioluta.
"Si, ecco.. Forse sta cercando di sforzarsi di ricordare. oppure gli sta solo tornando la memoria." spiegò Lily, con una punta di speranza nella voce.
"Anche io ci avevo pensato, ma a Jamie non ho detto nulla." rispose Alice, senza staccare lo sguardo dalla porta che dava sulla sala dove James stava parlando con Remus e Sirius.
"Non ci sono stati miglioramenti sul fronte ricordi dopo che i mal di testa sono iniziati?" chiese Seba, inaspettatamente serio.
"No, affatto. Anzi, forse è persino peggiorato. Ci sono cose che prima ricordava che ad un tratto sono sparite." raccontò Alice, triste.
Nel frattempo nell'altra stanza per un po' era regnato il silenzio. Non ci voleva certo una scienza per capire che il cucina stavano sicuramente parlando di James e dei suoi dolori alla testa. Remus fissava preoccupato l'amico, chiedendosi se anche lui se ne era reso conto.
"Uff.." sbuffò alla fine James, visibilmente infastidito.
"Altra fitta?" chiese Sirius preoccupato, alzando appena lo sguardo dal camino.
"No, No.. Sto bene." si affrettò a rassicurarlo James.
"Sembri un animale in gabbia. Credevo stessi bene qui." commentò Remus, pensando alla lettera che James gli aveva scritto qualche giorno prima. Nella lettera James non faceva riferimento ai dolori alla testa, ma al contrario di dilungava in lunghe spiegazioni su quanto stesse bene in quella piccola casa di montagna e di quanto quella atmosfera familiare lo aveva aiutato a riacquistare fiducia in se stesso e anche qualche ricordo.
"Si, stavo bene. Niente stress, niente ansia e un sacco di tranquillità. Poi sono iniziati questi stupidi mal di testa ed è andato tutto a rotoli." spiegò James, triste.
"In che senso?" chiese Remus, confuso, mettendosi comodo per quella che si prospettava una lunga e complicata conversazione.
"Sei un idiota. Ancora quella stupida storia del fatto che ci fai pena e che ci fai stare il pensiero?" chiese a sua volta Sirius, fissando il suo migliore amico dritto negli occhi.
"Anche. Non è una cosa stupida, Sirius. Io ci sto male davvero." rispose James, senza interrompere quel contatto visivo così profondo.
"Lo so, ma ti preoccupi per niente. Se invece di pensare stupidate stessi più tranquillo forse anche quei mal di testa ti lascerebbero in pace." continuò Sirius, cercando di rassicurare il suo migliore amico.
"Ha ragione lui. Qui stavi bene perché non sentivi nessun tipo di pressione. Se vai a cercarti problemi inesistenti rischi di compromettere tutto." concordò Remus, che aveva ascoltato e osservato con attenzione lo scambio di battute tra i due amici.
"I mal di testa sono cominciati prima delle mie paranoie." spiegò James, sbuffando.
"Sicuro?" chiese Sirius, apprensivo.
"Si, per questo sto così. Ho paura che tornerà tutto come prima, quando ero appena uscito dall'ospedale. Non voglio più provare quel senso d'angoscia, era terribile.." disse James, la voce ridotta a poco più di un sussurro. Quella confidenza fece apparire James fragile e bisognoso di sostegno come mai prima. Per un istante nella mente di Remus e di Sirius riaffiorò il doloroso ricordo della prima sera al castello, dopo che James era stato dimesso dall'ospedale. Dovettero farsi forza per allontanare quelle immagini e tornare a dedicare la loro attenzione a James che li guardava spaventato e perso.
"Sta tranquillo, ci siamo qui noi." cercò di confortarlo Sirius, passandogli un braccio intorno alle spalle e tirandoselo vicino. Il ragazzo lasciò fare e quell'abbraccio inaspettato diede a James molta forza, tanto che riuscì quasi ad abbozzare un timido sorriso mentre anche Remus lo guardava, pensieroso e preoccupato.
"Gli incubi sono ricominciati?" chiese Remus, apprensivo.
"No, No.. Non come quelli dei primi giorni comunque." rispose James, dopo averci pensato su qualche minuto. Sembrava quasi avesse paura a rispondere.
"Avevi detto che me ne avresti parlato se fossero ricominciati." esclamò Sirius, allontanando appena James per riuscire a guardarlo negli occhi, incredulo che il suo migliore amico gli avesse mentito su una cosa così importante.
"Non volevo farti preoccupare." si giustificò James, sapendo bene che quelle parole avrebbero solo peggiorato l'umore di Sirius, facendolo arrabbiare ancora di più.
"Se dici ancora una volta che non vuoi che mi preoccupi ti giuro che prendo a pugni qualcosa." sbottò Sirius, furente, stringendo a sé James per fargli capire che non era così arrabbiato come sembrava. Quel gesto fu mal interpretato da James, che lanciò all'amico un'occhiata decisamente preoccupata.
"Calmo, Sirius." si intromise Remus, cercando di evitare uno scontro fisico. L'ultima cosa che voleva era vedere James e Sirius che facevano a pugni. Non avrebbe certo giovato a nessuno dei due. James avrebbe potuto battere la testa e stare male e Sirius sarebbe stato assalito dai sensi di colpa ancora di più di quanto stava già accadendo. Anche se il ragazzo non ne faceva parola Remus sapeva bene che ogni notte si rigirava nel letto, non riuscendo a perdonarsi quelle parole piene di rabbia che aveva urlato sul treno.
"È stressante." sbuffò Sirius, evitando lo sguardo di James.
"Gli incubi sono tornati dopo che sono cominciati i mal di testa?" chiese Remus, ignorando i commenti di Sirius e cercando di distrarre James.
"Si, credo di si." balbettò il ragazzo in risposta, confuso.
"Forse le due cose sono collegate." ipotizzò Remus dopo averci pensato un po' su.
"Ha gli incubi per via del mal di testa?" chiese Sirius, perplesso da quello strano collegamento. Non riusciva a capire come due cose tanto diverse potessero essere collegate.
"No, non intendevo quello. È possibile che i mal di testa ti abbiano agitato, e che poi di conseguenza sono cominciati gli incubi e sei diventato paranoico." spiegò pazientemente Remus, fissando James dritto negli occhi.
"All'inizio credevo non fosse niente di grave, poi quando mia madre mi ha trascinato a San Mungo, mi sono spaventato. Piangeva Remus, era distrutta. Lo stesso Alice e dovevi vedere quanto era pallido Sirius." iniziò a raccontare James, evitando sia lo sguardo di Remus che quello di Sirius, che fissava atterrito la scena.
"Ma poi il dottore ha detto che non era niente, no?" chiese Sirius, ansioso, accarezzando dolcemente i capelli disordinati dell'amico.
"Si, ma ho avuto altre fitte. Ho anche cominciato a ricordare meno di quanto ricordavo prima. Ogni giorno mi sembra di fare passi indietro invece che avanti." continuò James, sfogando tutte le ansie e le paure che si era tenuto dentro fino a quel momento. La verità era che era terrorizzato all'idea di riprendere a stare male come prima, e ancora di più temeva che Sirius, Remus e Alice lo lasciassero solo. Senza di loro non era niente, non poteva farcela.
"Avresti dovuto parlarne prima, credo che sfogarti ti faccia bene." gli disse Sirius, abbracciandolo di nuovo dimenticando le incomprensioni di qualche minuto prima.
"In effetti mi sento già meglio, grazie ragazzi." rispose James, ritrovando il sorriso.
"Parlando di cose più frivole, sapete chi era davvero triste il giorno di natale?" iniziò Remus, cercando di stemperare la tensione che era chiaramente percepibile nell'aria.
"Tu perché ti mancavamo?" ipotizzò Sirius, divertito.
"Lily.." rispose Remus, con un ghigno degno di un malandrino dipinto sul viso.
"Scherzi?" chiese Sirius, scandalizzato.
"Come mai era giù di morale?" chiese a sua volta James, curioso.
"No, era davvero a terra. Ho chiesto se aveva problemi in famiglia, è diventata rossa e ha detto di No. Charleen invece rideva." rispose Remus.
"Wow, allora la rossa è davvero cotta!" esclamò Sirius, incredulo. Lily Evans che sente la mancanza di James Potter. Ora il mondo era veramente pronto a girare al contrario.
"Che state dicendo? Non riesco a seguirvi.." mormorò James, senza capire a cosa si stessero riferendo i due amici.
"Capirai James, capirai.." disse Remus malizioso, mentre Sirius scuoteva la testa ancora più incredulo. Un James Potter al quale non piace Lily Evans era ancora più strano di una Lily Evans alla quale piace James Potter. Quei due lo avrebbero di sicuro fatto finire al manicomio prima o poi.
I ragazzi quando tornarono in sala trovarono Sirius, James e Remus impegnati a ridere. O meglio, Remus e Sirius ridevano sguaiatamente mentre James li fissava perplesso senza capire di cosa stessero parlando.
"Sono impazziti?" chiese Alice, sedendosi in braccio al cugino e lasciando che lui la abbracciasse e se stampasse un bacio sulla guancia.
"Probabilmente." rispose James, scuotendo la testa. Remus e Sirius si scambiarono un'ulteriore occhiata, guardarono Lily con la coda negli occhi e scoppiarono nuovamente a ridere senza dire nulla. La finirono solamente quando Cristal, spazientita, gli comunicò che la cena era pronta e che la grande festa di capodanno poteva iniziare. Il più felice fu James, al quale fu finalmente permesso di alzarsi dal divano.
Le ore passarono veloci tra piatti che venivano svuotati a tempo di record, brindisi dapprima seri e poi davvero strani e senza senso, giochi da tavolo e fuochi d'artificio.
A mezzanotte di scambiarono gli auguri di rito, i propositi del nuovo anno e aprirono lo spumante. Mentre tutti ridevano Lily realizzò che l'unica cosa che desiderava dal nuovo anno era che James stesse bene, fosse felice e ricambiasse il suo amore. Questo pensiero, così improvviso ed istintivo la sorprese e la spaventò al tempo stesso tanto che dovette uscire sulla terrazza alla ricerca di un po' d'aria, convinta che la notte stellata le avrebbe rischiarato le idee e le avrebbe suggerito che fare.
"È davvero bello qui." sospirò Lily, fissando incredula il panorama che le si stagliava sotto gli occhi. Le montagne circondavano la valle, quasi la stessero proteggendo, lasciando intravedere appena il cielo coperto di stelle, più di quante Lily ne avesse mai viste in vita sua, e le nuvole piene di neve pronta a riprendere a scendere da un momento all'altro. Ovunque era coperto di neve. Le cime dei monti, i sentieri e persino il bosco di abeti che si trovava alle spalle della piccola baita.
"Grandioso!" esclamò James, comparendo improvvisamente alle spalle della ragazza, prendendola di sorpresa. Lily non si era aspettata un contatto così ravvicinato, specie con lui ed arrossì come una ragazzina alla prima cotta.
"Come stai?" chiese Lily, premurosa, facendogli un po' di spazio vicino a lei. James si avvicinò e si appoggiò alla ringhiera del terrazzo, senza staccare gli occhi dall'orizzonte.
"Ti riferisci alla mia testa?" chiese James in risposta, sorridendo divertito. Ormai era rassegnato al fatto che praticamente chiunque prima di iniziare una conversazione si accertasse ogni volta che fosse vivo o che non stesse per morire nei minuti successivi.
"Si.. Anche.." rispose Lily, insicura. La presenza di James riusciva come al solito a confonderla. Era dolorosamente bello, perfetto ai suoi occhi. Come aveva potuto non vederlo fino a quel momento? Il fisico scolpito da anni di allenamenti era avvolto in una maglia nera attillata, forse di Sirius. I jeans mettevano in risalto ancora più il fisico asciutto del ragazzo.
"Diciamo bene, il dolore viene e Va." cercò di spiegare James, paziente, infilandosi velocemente la giacca che teneva in mano.
"Non penso sia normale.." commentò Lily, alzando un sopracciglio.
"Nulla di quello che mi è successo negli ultimi mesi lo è." sospirò James, appoggiandosi alla ringhiera del balcone. I due ragazzi rimasero un po' in silenzio, James perso nella contemplazione del panorama e Lily immersa nei suoi pensieri, la maggior parte dei quali aveva per oggetto proprio James. Quella conversazione stava cominciando a diventare strana, per tutti e due i ragazzi.
"Volevo parlarti proprio di questo.." iniziò Lily alla fine, titubante. Era stato il suo cuore, non la sua mente. Per la prima volta nella sua vita Lily Evans decisa di agire d'istinto.
Doveva dire a James tutta la verità, oppure avrebbe rischiato di perderlo. Lei lo amava e non poteva farci nulla. Era stato difficile arrivare a capirlo e ancora di più ammetterlo con se stessa ma alla fine ci era riuscita. Non poteva più negare o soffocare quel sentimento e non poteva nemmeno mentire. Non a James e nemmeno a se stessa. Il ragazzo meritava di saperlo così come meritava di sapere che era stata lei a rovinare tutto, respingendolo e rifiutandosi di aiutarlo quando ne aveva più bisogno.
"Degli ultimi mesi? Mi spiace essere stato pesante, triste, depresso. Non era giusto che riversassi tutti i miei problemi su di voi. Mi spiace anche averti assillato gli anni passati e per essere stato sgarbato con te." disse James ad occhi bassi, interrompendo la ragazza.
Mentre parlava non staccò mai gli occhi da Lily, nemmeno per un istante. Alla rossa gli occhi del ragazzo non erano mai sembrati così vivi, passionali, carichi di sentimento ed allo stesso tempo di tristezza. In quello sguardo nocciola la ragazza si perse, dimenticando per un attimo quel che avrebbe voluto dire prima che James la interrompesse.
"Aspetta, James.. Non era questo quello di cui volevo parlare." cercò di fermarlo Lily, riprendendo il controllo sulle proprie emozioni.
"No? Non capisco.." mormorò James, confuso, fissandola intensamente. Quello sguardo così profondo e penetrante mise in crisi la ragazza. Lily avrebbe voluto saltargli al collo e baciarlo con passione, senza dare nessuna spiegazione, ma non poteva. Doveva frenare i suoi istinti.
"Sai, ci sono delle cose che tu non ricordi.." iniziò Lily, improvvisamente assalita da un sacco di dubbi. Si chiedeva se stava facendo la cosa giusta. Se dire la verità a James, anche a costo di ferirlo, era o meno la cosa giusta da fare in quel momento. Lui non avrebbe più voluto vederla dopo che avrebbe saputo tutto, e lei ne avrebbe sofferto immensamente.
"Si, tante cose." sbuffò James, infastidito. Odiava non ricordare le cose. Gli dava una percezione sfalsata delle cose. Come poteva affrontare al meglio il suo presente ed il suo futuro se aveva scordato completamente il passato?
"Alcune sono belle, altre brutte. Diciamo che tra quelle brutte potrei esserci anche io." continuò Lily, facendosi coraggio. Doveva essere forte, doveva rischiare. Se James l'amava ancora come l'aveva amata in tutti quei lunghi anni nei quali lei lo aveva respinto allora avrebbe capito, ne era sicuro. Nemmeno un amnesia poteva fermare un amore forte come quello che legava loro due, ne era quasi sicura.
"Non capisco.. Io ero innamorato di te?" chiese James, visibilmente scosso. La sua mente ed il suo cuore gli stavano mandando segnali contrastanti. Il cuore diceva di fidarsi di lei, di lasciarsi andare stringendola a sé mentre la mente lo metteva in guardia. Una parte di James amava quella ragazza con tutto se stesso, ed era pronta a tutto per lei, l'altra la odiava.
"Si, ma.." cercò di dire Lily, prima di essere interrotta ancora una volta da James.
"Ti riferisci al fatto che mi respingevi? È questo quello che ti rende triste? Non devi sentirti in colpa per avermi respinto solo perché sono appena uscito da coma. Non penso che le due cose siano collegate." disse James, pensieroso e confuso.
"James, il fatto è che.." balbettò Lily, in crisi. L'interruzione di James l'aveva bloccata. Ricominciare quel discorso ora sembrava un'impresa titanica, impossibile.
"Non provare pena per me, per favore." esclamò James alla fine, triste. Nei suoi occhi Lily lesse una sofferenza infinita, più di quanta aveva pensato si potesse provare.
"Io non provo pena. Forse io sono solo.." iniziò Lily, decisa ad aprire il suo cuore a James per confessargli i suoi sentimenti. Doveva dirgli che lo amava. Doveva trovare il coraggio di farlo o se ne sarebbe pentita per il resto della sua vita. Dannazione, era o non era una Grifonforo dopo tutto? Doveva assolutamente trovare dentro di se il coraggio che contraddistingueva la sua casata. Lily cercò di continuare, ma dovette interrompersi nuovamente non appena si rese conto che i loro visi erano troppo vicini. Lily chiuse gli occhi e riuscì a sentire il respiro di James sul suo collo. La ragazza non riusciva a spiegare razionalmente quello che stava accadendo ma non voleva che finisse. James era così vicino, eppure non c'era ancora stato nessun contatto fisico tra i due. I loro corpi si sfioravano solo, percependo l'uno la presenza dell'altro. Nessuno dei due si azzardava a muoversi, né per allontanarsi né per avvicinarsi all'altro. Ad un certo punto Lily cominciò a desiderare un bacio, ed era vicina a prendere l'iniziativa quando James ruppe l'incanto.
"Ahh!" esclamò James, accasciandosi improvvisamente su se stesso.
"James, che ti prende?" chiese Lily, preoccupata. Il ragazzo sembrava attraversato da forti scariche di dolore che gli impedivano persino di parlare.
"La testa." rispose James, sofferente, cercando inutilmente di mettersi a sedere.
"Vuoi che chiami qualcuno?" chiese Lily, premurosa, aiutandolo a rialzarsi.
"No, ora passa." rispose James, appoggiandosi alla ragazza. Quel contatto, seppure innocente ed involontario fece arrossire Lily.
"Sicuro?" chiese Lily spaventata, dandosi della stupida e tornando ad occuparsi di James. Lui stava male e lei pensava a quanto fosse bello e a quando fosse emozionante sentire il suo corpo contro il suo. Doveva proprio essere impazzita.
"Credo di si." rispose James, ansimando per le fitte di dolore.
"Vieni, stenditi sul divano così ti rilassi un attimo." disse Lily, accompagnandolo verso il divano più vicino e aiutandolo a sdraiarsi, lasciando che si appoggiasse a lei.
"Mi spiace." disse James in un sussurro, prima di chiudere gli occhi per via di una nuova fitta. Quei pochi passi lo avevano affaticato molto, quasi avesse corso per molte ore.
Il ragazzo si ritrovò a pensare a quanto stava accadendo e cercò di vedere la situazione dell'esterno. Ancora una volta stava pesando su qualcuno, sarebbe mai finita quella tortura?
"Non dirlo nemmeno per scherzo!" esclamò Lily, preoccupata per la salute del ragazzo. Senza pensarci prese ad accarezzargli il viso e a giocare con i suoi capelli, cercando di calmarlo. Il ragazzo la guardò, incuriosito, e la lasciò fare. Quel contatto era piacevole e avere il potere di dargli un po' di sollievo dal dolore che stava provando, sia quello fisico che quello mentale. C'era qualcosa di strano, familiare forse, che rendeva normale e non gli faceva pesare che Lily si stesse prendendo cura di lui.
"Ti sto rovinando la festa e ti ho anche interrotto.." continuò James triste, come ipnotizzato dagli occhi verdi e magnetici della ragazza.
"Parleremo quando sarai più in forma." disse Lily dolcemente scompigliandogli i capelli, stupendosi a ripetere un gesto che lei stessa aveva tanto a lungo detestato. I due ragazzi rimasero così, in silenzio e vicini, gli occhi di uno fissi in quelli dell'altra fino a che la porta del terrazzo si aprì, ed apparve Alice, preoccupata per la sparizione di James e di Lily.
"James, Lily.. Che succede?" chiese Alice, interrompendo bruscamente i due ragazzi.
"James non sta bene." spiegò Lily, allontanandosi un po' e raccontando brevemente all'amica quello che era successo. Man mano che andava avanti Alice si faceva sempre più pallida e preoccupata, mentre Lily si rendeva sempre più conto di quanto fosse dubbia la situazione.
"La testa. Il solito dolore.." mormorò James, dolorante. Il dolore non accennava a smettere, al contrario sembrava aumentare. Questa volta le fitte stavano durando molto più del solito, ed erano anche molto più fastidiose delle volte precedenti.
Alice guardò l'amica, che nel frattempo era arrossita. Se non fosse stata così preoccupata per James forse si sarebbe messa a ridere.
"Tranquilla Lily, ci penso io." disse Alice, decisa, prendendo il posto della rossa accanto a James. Lily si allontanò, incerta e preoccupata. Non voleva lasciare James, voleva assicurarsi che stesse bene ma allo stesso tempo aveva un bisogno disperato di confidarsi con la sua migliore amica, Charleen.
"Tutto bene?" chiese Alice, stringendo forte la mano di James. Il ragazzo aprì appena gli occhi per cercare di tranquillizzare la cugina.
"Si, credo." mormorò James, confuso, in risposta, cercando con gli occhi Lily.
"Che ci facevi con lei?" chiese ancora Alice, curiosa.
"Parlavamo. Anche se non so cosa mi volesse dire." raccontò James, evitando accuratamente di dirle che stavano per baciarsi prima che ricominciassero quelle stupide fitte.
"Non capisco.." disse Alice, aggrottando le sopracciglia. Riusciva a intuire che James le stesse nascondendo qualcosa, solo non capiva di cosa di trattava e soprattutto perché.
"Nemmeno io. Stava facendo un discorso sul fatto che per colpa sua potrei avere brutti ricordi." spiegò James, cercando di ricordare le esatte parole di Lily.
"E poi?" chiese Alice, curiosa e preoccupata. Aveva intuito che l'amica volesse raccontare la verità al cugino, ma non le sembrava per niente una buona idea. Sapere tutto non avrebbe aiutato James, al contrario lo avrebbe reso più diffidente e lo avrebbe fatto chiudere in se stesso, allontanando tutti loro.
"E poi nulla, il dolore alla testa ha messo fine alla discussione." concluse James, deluso. Quelle maledette fitte ancora una volta avevano interrotto qualcosa di piacevole, ed anche le confidenze della ragazza. James si ritrovò a chiedersi cosa avesse cercato di confessargli Lily poco prima.
"Meglio così." mormorò Alice tra sé. La voce ridotta a poco più di un debole sussurro.
"Che hai detto?" chiese James, aprendo un occhio, confuso.
"Nulla. Mi chiedevo come solamente come stavi." si affrettò a rispondere Alice, arrossendo. Il cugino aprì la bocca per ribattere, poco convinto dalla risposta della ragazza ma dovette presto desistere dai suoi propositi.
"Ahhh!" esclamò James, portandosi nuovamente le mani alla testa.
"Altra fitta?" chiese Alice, preoccupata, senza ottenere risposta. James rimase in silenzio per molti minuti, mentre Alice lo scuoteva energicamente. Stava quasi per andare a chiamare Sirius e Frank in cerca di aiuto, quando il ragazzo si riscosse da quello strano torpore.
Alice era pallida e decisamente terrorizzata, fino a quel momento James non aveva mai perso i sensi durante una delle sue crisi. Era decisa a portarlo immediatamente a San Mungo quando il ragazzo le prese delicatamente il polso e la fissò negli occhi.
"Non so. Senti, ti va di stare qui con me a parlare?" mormorò James ansimando, quasi dire quelle poche parole avesse costituito uno sforzo titanico.
"Si, ma.. Sei sicuro di stare bene?" chiese Alice, perplessa e preoccupata.
"Credo che i miei ricordi stiano tornando.." balbettò James, lasciando Alice di stucco.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte. Rimase con lui tutta la sera, assecondando tutte le sue richieste e lasciandolo parlare. Ogni tanto Frank e Sirius facevano capolino, curiosi ma troppo ubriachi per riuscire a fare domande o ascoltare delle risposte.
Alla fine di quella lunga festa di capodanno erano tutti stanchi, sconvolti e distrutti.
I ragazzi erano tornati al castello, solamente Alice, James, Sirius, Remus e Frank erano rimasti alla baita dove avrebbero trascorso gli ultimi giorni di vacanza in tranquillità.
Alice e James avevano passato gran parte della festa a parlare tra loro, in disparte rispetto agli altri. James non si era sentito bene e si era steso sul divano. A turno tutti erano andati da lui, per vedere come stava. Solo Alice non lo aveva lasciato neppure per un secondo.
Ogni volta che qualcuno si avvicinava i due ragazzi si zittivano improvvisamente, quasi stessero complottando di qualcosa che dovesse a tutti i costi rimanere segreto.
"Ciao!" salutò Alice, estasiata, raggiungendo Sirius, Remus e Frank. James era andato a dormire, deciso a riposare per qualche ora nonostante fosse ormai mattina.
"Alice, a cosa dobbiamo quel sorriso che va da un orecchio all'altro?" chiese Sirius, curioso.
Era preoccupato per James, sapeva che aveva avuto delle brutte fitte ma era abbastanza sicuro che non si fosse trattato di nulla di troppo grave altrimenti Alice lo avrebbe di sicuro trascinato a San Mungo per le orecchie.
"James.." rispose la ragazza, senza smettere di sorridere. I ragazzi si scambiarono un'occhiata confusa e perplessa. Alice sembrava su un altro pianeta, presa a parlare una lingua a loro sconosciuta ed incomprensibile.
"Ci siamo persi qualcosa?" chiese Frank, leggermente preoccupato. Quando si trattava di James c'era sempre il rischio che il ragazzo fosse stato colpito da qualche strana fitta o da qualche depressione improvvisa.
"Ha recuperato la memoria." spiegò la ragazza. Ogni tratto del suo viso lasciava trasparire la gioia che la pervadeva. A quelle parole i ragazzi sussultarono, increduli e felici.
"È una grande notizia!" esclamarono Frank, Remus e Sirius all'unisono, lanciandosi in un improvvisato ed improbabile balletto senza pensare alle conseguenze che i ricordi di James avrebbero avuto sulla loro amicizia.

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