Capitolo 16

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Anna mi chiama. Lascio Sergio seduto sulla sabbia, che di nuovo parla con Ettore, e vado dalla mia amica.
«come si chiama questa cagnetta?? » mi chiede, ancora la piccola assonnata in braccio.
«ancora non ha un nome» le rispondo.
«che ne dici di Nami? Non so dove ho sentito questo nome, ma mi è sembrato molto carino... »
«è fantastico! Chiedo a Sergio se anche a lui piace. » rispondo felice mentre mi alzo. Di nuovo interrompono la conversazione di Sergio e Ettore. Mentre mi avvicino a loro sento Sergio dire cose molto carine su di me e ancora arrossisco.
«Sergio... Anna ha proposto Nami, come nome per la cagnetta. Che ne dici? »
«dico che è fantastico! » esclama sinceramente convinto «venite qui anche voi? »chiede poi riferendosi a me e ad Anna. «certo» faccio cenno ad Anna di venire, solleva la cagnetta e si siede con noi.
Nami si sente evidentemente osservata e si rifugia dietro la mia schiena. Mi volto per accarezzarle la testa e lei si distende sulla sabbia.
«Vi!? »mi chiama Sergio
«dimmi? » mi accorgo che sono tutti in piedi
«hai sentito quello che ha detto Ettore? Vieni a fare un bagno? »
«certo, scusate ragazzi» mi alzo e Nami mi segue. Entro nella tenda e prendo il costume, mi cambio velocemente e raggiungo gli altri. Entriamo in acqua tutti assieme e andiamo verso il largo. Nami ci nuota dietro tutta contenta. Sia io che Sergio ci giriamo di continuo per vedere se sta bene, ma nessuno dei due riesce a lasciarla nuotare da sola, così con un cenno decidiamo di farla nuotare davanti a me. Ma lei non va avanti e si gira verso di me per aspettarmi. Allora la faccio salire sul materassino che Anna sta spingendo e si accoccola tranquilla a guardarmi. Rimaniamo a sguazzare, a una cinquantina di metri dalla riva, per circa mezz'ora, poi tutti ci stanchiamo e torniamo alle tende.
Sento il cellulare vibrare e rispondo al telefono. È mamma.
«Pronto, tesoro? »
«dimmi mamma? »
«torni domani, vero? »
«si, certo. Perché? »
«c'è una cosa che devi sapere. Ma tranquilla, non è nulla, non preoccuparti»
«bene...... A domani... »
«a domani»
Cosa devo sapere? Deve essere qualcosa di grosso, altrimenti me lo avrebbe detto a telefono. Oddio, mi sto seriamente preoccupando. E Sergio sembra averlo notato.

Sergio's pov

Sta parlando a telefono e d'improvviso sbianca. Dopo poco finisce la conversazione. Le lascio un attimo per riprendere colore e mi avvicino.
«c'è qualcosa che ti preoccupa? » le chiedo passandole un braccio dietro la schiena.
«mia mamma ha detto che c'è qualcosa che devo sapere. E se non me lo ha detto per telefono è qualcosa di grosso... »
«vuoi che ti accompagni da lei? »le chiedo cercando di apparire il più rassicurante possibile
«magari domattina, se vuoi.. »
«tranquilla. Domattina andiamo, ok? »
«ok»
La stringo forte e comincio a dondolare. So che la rilassa, quindi quando è nervosa la prendo per le spalle e la faccio oscillare a destra e a sinistra, come in altalena, ma molto più lievemente.

Dopo cena torniamo nelle tende per dormire. Ma fa troppo caldo per stare vicini, quindi ci mettiamo in lati opposti della tenda, appiccicati alla parete. Dormiamo tranquilli fino alle otto, dove nella tenda sotto al sole comincia a fare veramente troppo caldo. Sveglio Veronica e usciamo sulla sabbia, dove sembrano esserci almeno cinque gradi in meno.
Veronica tiene lo sguardo su di me, come per assicurarsi che mi ricordi di portarla a parlare con sua madre. È veramente molto ansiosa, quindi decido di andare subito. Casa sua è a meno di un chilometro da qui, dovremmo non metterci tanto. Comunico a Ettore la mia idea e poi parlo con Veronica
«vuoi andare ora? »non dico neanche dove, so che ci sta pensando.
La sua espressione esprime solo ansia e gratitudine.
«si, ti prego»
Partiamo a piedi verso la città. Per tutto il tragitto mi si tiene attaccata, ma non sembra farci caso. Forse è solo nervosa, forse ha bisogno di conforto.
Per sicurezza le stringo la mano. Non ho ancora capito di cosa ha paura, tante volte sua madre le ha dovuto dire delle cose. D'altra parte ho intuito il tono nervoso di entrambe durante la telefonata.
« grazie » dice ad un certo punto Veronica interrompendo i miei pensieri.
«di cosa? » le chiedo sorridendo
« di esserci sempre, di amarmi, di esistere »
Mi abbraccia forte, prova che è davvero nervosa. Ricambio l'abbraccio cercando di non stringerla troppo ma di farla sentire protetta.
Continuiamo a camminare in silenzio fino a casa di Veronica.
Suono il citofono e la mamma di Veronica apre la porta, saliamo le scale ed entriamo in casa.
«Ciao Sergio! Scusa, potresti aspettare un secondo sul pianerottolo, devo dirle una cosa molto importante... »mi chiede la mamma di Veronica
«certo, scusi per il disturbo»
«ma come sei caro... Veronica non poteva sperare di trovare di meglio, se di meglio esiste... »fa una risatina guardando la figlia, che immancabilmente arrossisce
«grazie signora» la ringrazio sorridendo.
Detto questo la signora si chiude la porta alle spalle lasciandomi sul pianerottolo. Madre e figlia restano a parlare per un po', alcune frasi mi arrivano all'orecchio anche se non sto ascoltando, più volte entrambe mi nominano, nominano Nami. Cerco di non seguire la conversazione, così scendo fino al piano terra e risalgo, così a caso. Questa cosa sta mettendo in ansia pure me... Rimangono in casa per circa un quarto d'ora. Poi...

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