Capitolo uno

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i pensieri risalivano la cresta dell'onda e assieme alle onde andavano ad infangarsi a riva, tra i ciottoli e la sabbia scura; Eppure, a cosa stesse pensando non avrebbe saputo dirlo: informi i pensieri come l'acqua, filtravano luce e non si arrendevano ad avere forma.

Da mezz'ora fissava lo stesso punto con gli occhi assorti- lunghi occhi assottigliati nella riflessione, sopracciglia leggermente corrucciate, labbra strette in una linea somigliante ad un fragile orizzonte.

E quella così adulta espressione di contrizione strideva con la giocosa chioma: un roviglio di deliziosi boccoli intricatissimi e morbidi che scivolavano sulle guance ad incorniciargli il viso magro.

Ermal sorrise al mare: non pensava che la vita fosse stata cattiva con lui ma piuttosto che sul suo cammino aveva spesso incontrato delle prove difficili ma, nel superarle, egli era diventato quello che era- forza e garbo.

Seppur la sua anima fosse sporca dei ricordi passati,che ritornavano come antichi demoni a tormentarlo,lui amava. Si sentiva una persona nuova,purificata da quell'amore incondizionato, da quella positività emanata dal sole, dalla luna, dalla notte o anche semplicemente dalla vita. Incontaminata e genuina vita, che non è nient'altro che felicità. Eppure,è difficile fare i conti con il passato,abbandonarlo come se appartenesse ad un'altra persona,ignorando quelle immagini che hanno tormentato per così tanto tempo. Non è semplice fingere di non avvertire quella vecchia rabbia,che attanaglia il cuore, impedendo alle cose di prendere una piega migliore.

S'erano fatte le sei e il ragazzo, presa l'asciugamano, risalì verso la strada: amava così tanto il suo piccolo paesello pugliese soprattutto a quell'ora in cui le strade ciottolate vibravano all'arancio e la brezza che saliva dal mare profumava le cose. Lì era come a casa: e a casa lui non era più Ermal Meta il divo ma il ragazzo straordinariamente normale che tutti avevano sempre conosciuto. Lui conosceva tutti e tutti conoscevano lui, da quando a 13 anni era arrivato e lo avevano appoggiato nella sua carriera come fosse figlio dello stesso paese.

"Uagliò,come era il mare?" schiamazzò il barista dall'angolo ,"Come sempre qui. Bellissimo!" gli urlò lui.

Quando sarebbe dovuto andar via e sarebbe dovuto tornare nella fredda Milano, gli sarebbe mancato l'azzurro della costa meridionale e la sensazione di familiarità che tutto gli trasmetteva.

Arrivò a casa, di corsa girò la chiave nella serratura, andò ad abbracciare la madre che stava ai fornelli.

"Profumi di mare come da piccolo." gli disse ridendo, scompigliandogli i capelli, e lui rise a sua volta, scoccandogli un sonoro bacio sulla fronte.

"Che cucini per cena?"



SofiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora