Capitolo Tredici - Sofia

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Quando Ermal mi disse che potevo restare a casa sua pensai che sarebbe stato fantastico anche solo condividere la sua stessa aria. Ben presto, però, realizzai che tanto fantastico, forse, non era. Non riuscivo a muovermi per più di un centimetro con la paura di causare danni. La valigia dall'aereo, l'avevo sfortunatamente recuperata. Sfortunatamente perchè non ho mai capito mia mamma quando mi diceva che in ogni occasione dovevo essere elegante e ordinata: diciamo che il pigiama della disney per dormire con Ermal non andava granchè bene. Quella sera, infatti, quando venni fuori dalla mia stanza nel salone, con dei pataloncini rosa- rigorosamente macchiati di caffè- e un magliettone largo stampato a facce di topolino, Ermal non la prese benissimo: la prese a ridere, e rise a crepapelle finchè non diventò cianotico. Nonostante tutto, fu molto premuroso. Gli avevo chiesto più volte se per lui andasse davvero bene di ospitarmi, talmente tante che quando si stancò disse che se avessi ripetuto ancora quella domanda mi avrebbe lanciato fuori dalla finestra. Io ed Ermal parlavamo allegramente, come se la sera prima della mia presunta partenza non ci fosse mai stata, ma a me andava bene così. Non capisco perchè dopo azioni che sono primitivamente istintive bisogna riflettere. Parlandone avremo solo creato imbarazzo.

'' Tu sei pazzo!'' dissi incredula.

'' non c'è niente di male!'' rispose tranquillamente Ermal.

'' Guarda che tuffarsi da una scogliera alta non so quanti metri è pericoloso'' ribattei

'' 12 metri, per la precisione.'' mi guardò divertito.

''e se ti rompessi qualcosa? puoi morire eh'' ero abbastanza preoccupata, forse non tanto perchè Ermal si volesse buttare da una scogliera, tanto per il motivo per cui voleva farlo: una stupida sfida con il povero Vigentini.

Ermal rise, confondendomi.

'' che fai adesso, ti preoccupi?''

Decisi di non controbattere e di impegnarmi a non arrossire.

'' Ho ordinato la pizza, spero non ti dispiaccia.'' cambiò argomento.

'' ehm, no, no. Tranquillo.''

'' non sarai vegana, vero?''

lo guardai male e lui rise ancora.

La serata fu più o meno tutta così, mangiammo tra una chiacchera e l'altra le nostre pizze guardando dei noiosi film in tv che divennero più divertenti di qualsiasi commedia grazie ai nostri commenti ignoranti. La mia felicità fu interrotta dal telefono, che continuava a suonare insistentemente. Fui costretta ad alzarmi dal divano trascinando i piedi fino agli squilli. Mi mancò il fiato quando lessi il nome del mio editore.

''pronto?''

'' Sofia....non ho parole, ti sei comportata da bambina.''

la voce dall'altro lato del cellulare era macchinosa e robotica, quasi irriconoscibile, un po' rotta dalla rabbia un po' dalla disperazione. Non credevo sarei riuscita a sostenere la convesazione.

'' Non sono riuscita a tornare in tempo...''

'' Sì, Sofia, questa puoi dirla a pure alla casa editrice che vuole pubblicarti il libro, ma non a me.'' disse con un tono irremovibile.

'' Ad ogni modo, ci ho pensato io. Mi sono inventato qualcosa. Hanno deciso di darti un'altra possibilità. Non mi ringraziare. Pensa piuttosto a prenotarti i posti nell'aereo. Dopodomani tu mi raggiungerai, e non voglio scuse, Sofia. Fare la scrittrice è quello che desideri, hai talento. è la tua ultima opportunità, prendere o lasciare''

Guardai Ermal, disorientata. Pensai a ciò che lui mi avesse detto, e a quello che l'editore mi ripeteva.

''Sì, ti raggiungerò''

sentii tirare un respiro di sollievo

'' Bene Sofia, non mi deludere.'' detto questo, una serie infinita di tu tu tu mi riempì le orecchie fino a quando riabbandonai il mio telefono sul tavolo, in silenzio. Avevano ragione, tutti quanti. Continuare a rimandare la partenza era da vigliacchi.

Rimasi con entrambe le mani poggiate sulla tavola, la testa bassa. Dopo qualche tempo di completo silenzio, percepii Ermal spostarsi dal divano. Sentii due braccia avvolgermi la vita da dietro, con le mani congiunte sulla mia pancia, e la testa poggiata sulla mia schiena. Sentivo i riccioli di Ermal solleticarmi la pelle.

''Andrà bene'' disse sul mio orecchio, facendomi rabbrividire.

Mi girai, e sprofondai nel suo abbraccio.


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