Capitolo Finale - Sofia

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Ci sono cose che senti nitidamente di dover fare senza sapere con chiarezza le ragioni. Cercare di capire i perchè dietro l'oscuro fare di Ermal era come dover completare un puzzle a cui manchino i dieci pezzi centrali: ti ritrovi ad ammassare colori ed immagini che non hanno continuità, rompendo logicità e ponti per farli combaciare. Sapevo com'era Ermal quando ero andata via, l'essere alato e sublime che aveva vegliato sulle mie paure e sapevo com'era Ermal al mio ritorno, un uomo distratto e privo di interesse. Avevo un punto di partenza e un punto di fine ma la gamma di possibilità che si poteva essere frapposta nel mezzo era pressappoco infinita ed ogni ipotesi che potevo azzardare non era che una goccia in un mare immenso. Ermal, da parte sua, non sembrava intenzionato a parlarmene ma io, da parte mia, non potevo accettare una così brusca fine senza saperne i motivi. Ma, a dirla tutta, io la fine non potevo accettarla e l'idea che avessi perso Ermal, che in maniera del tutto inaspettata e gratuita avevo trovato, non mi sfiorò neppure. Dicevo, ci sono cose che devi fare seppure senza sapere perchè. Sarei potuta partire verso Roma quella mattina visto che la bella Milano non aveva per me più nessuna dolcezza. Non lo feci perchè sentivo che non fosse il momento, che altre cose dovevano accadere. Uscii dalla pensione di buon mattino, erano da poco passate le otto e cupi nubi pesavano su un cielo che apparivo rigonfio come una pancia d'asino. Avrebbe piovuto sicuramente ma avevo bisogno di fare due passi per facilitare un misterioso flusso di pensieri. Non sapevo dove andare e, senza che neppure lo facessi con coscienza, mi avviai verso casa di Ermal. Magari sarei arrivata e avrei avuto voglia di bussare di nuovo e parlargli a cuore aperto, magari sarei passata oltre, magari avrei cambiato strada prima di arrivarci.

L'unica cosa che vedevo era, tuttavia, il fantasma sbiadito del suo sorriso: lo proiettavo lentamente sulle retine dei ricordi, guardavo quelle labbra stendersi, formare delle leggere grinze ai lati della bocca e scoprire i denti, perle preziose. Ero innamorata di Ermal e quella consapevolezza mi piombò addosso, curvandomi le spalle. Non l'avrei perso, Amore non avrebbe mai perdonato se mi fossi lasciata scappare dalle mani il suo figlio più prezioso.

Quando fui giunta nei pressi dell'abitazione, udii da lontano un rumore come di sirene. Cosa accadeva? Qualcuno si era sentito male? E se fosse proprio lui?

Affrettai il passo, mentre il cuore salì a galopparmi in gola- camminai per due minuti, poi corsi.

Dio, fa che l'ambulanza sia arrivata in tempo!

Mi fermai quando fui davanti al cortile del palazzo storico. Fuori stavano due volanti della polizia a sportelli aperti, due agenti, uno che si guardava attorno nervoso, l'altro a braccia conserte e lo sguardo disperso.

La domanda cruciale tornò a torturarmi i neuroni: che cosa succede? Perchè c'è la polizia fuori casa di Ermal?

Ma no, sarà una coincidenza, mi dicevo, mentre stavo immobile, col fiato sospeso e una bestia in petto. A confermare le mie ipotesi, due omoni in divisa spinsero malamente fuori dal portone una ragazza, tenendola saldamente per le braccia. Quella urlava, scalpitava come un esile demonio dai capelli neri: soffriva chiaramente ma io, in una maniera egoistica di cui poi a lungo provai vergogna, ne provai solo sollievo perchè quel che vedevo significava che Ermal non c'entrava con quei guai. La giovane donna si placò, si lasciò portare via, spegnendosi d'un colpo. Mi guardò, un brivido mi corse lungo la schiena e un insensato malessere mi strinse lo stomaco e mi fece tremare le gambe. Mi parve d'averla già vista ma, siccome non la riconducevo a nulla, risolsi che forse mi erravo. Anche se la potenza di quello sguardo singolare è di così difficile immaginazione che è impossibile disegnarselo senza mai averlo visto, eppure...

Fu allora che accadde.

Ermal venne fuori dal portone con il viso scoivolto e gli occhi sbarrati.

"Elettra" gridò, e la sua voce tagliava come il vetro "Che cazzo succede?"

La neoprigioniera si voltò e a bassa voce così disse "Saranno loro a spiegarti. Tu sei stato il solo che mi abbia mostrato l'amore." Quella parola, su quelle labbra rotte, aleggiò con un' armonia compiuta e vidi il giovane scattare verso la ragazza, afferrargli il viso e baciarne la fronte: a vederli così, si capiva chiaramente che avessero diverse età e si erano scambiati un'occhiata tanto intensa da scoinvolgere prima che gli uomini si portassero via Elettra sulla volante. Eh così mentre io sognavo di gettarmi nelle braccia di Ermal dalle mie tristi conferenze, lui non aveva perso tempo. Aveva subito dimenticato tutti i nostri sguardi d'intesa, dove io scappavo e lui mi rincorreva coi suoi occhi. Aveva dimenticato la dolcezza con cui ci eravamo sfiorati, il sarcasmo con cui ci eravamo voluti. Anzi, forse a volerlo ero solo io. Quando capii che Ermal, il mio Ermal, non era assolutamente vero, quando realizzai che lui mi aveva forse preso in giro con tutta quella leggerezza, la stessa con cui mi sorrideva. La stessa con cui mi confondeva. Quando compresi che il mio Principe Azzurro non esisteva, non era mai esistito, e non era mai stato mio neanche lontanamente, mi spezzai. Mi spezzai con la stessa facilità di una foglia secca, calpestata dagli stivali di quella diabolica ragazzina e dal suo, suo, bellissimo e atroce amore. Dallo stesso amore che credevo mio. Bravo, Ermal. Una presa in giro. Una gran presa in giro che ha rovinato il punto più bello della mia vita. Rividi i suoi ricci, i suoi occhi che mi parevano così sinceri e che in quel momento mi sembravano tazze vuote, svuotate da tutta la mia passione, da tutto l'amore di cui li avevo riempiti. La fiamma e la speranza di cui bruciavo qualche momento fa si ritirarono nel punto più lontano di me, io rimasi gelida davanti quella orribile scena. Non mi mossi, non respirai, non urlai, anche se avrei voluto farlo. Avrei voluto fare di tutto in quel momento, ed è per quello che rimasi ferma. Fissavo Ermal con occhi vuoti ma pieni di rancorose lacrime. Quando Lui alzò il suo struggente sguardo che cadde proprio su di me, lessi ancora dolcezza e sincerità come la prima volta, ma si aggiunse anche la pena. La pena che provava per me, per quello che mi aveva fatto, per come mi aveva preso in giro. RIuscii a vedere un mi dispiace soffiato sulle sprezzanti labbra di Ermal prima che il mio sguardo fuggisse a terra, lasciando andare una lacrima, insieme ad un respiro rassegnato. Lo guardai ancora, mi sembrò sul punto di raggiungermi, ma no, non gliel'avrei mai permesso. Non volevo più vederlo. Mai.

Mi girai, camminai a passo sempre più veloce verso una meta imprecisa, fino a quando mi ritrovai a correre, sempre più lontana dal mio finto Ermal.

Mi ero accasciata su un muretto di pietra , le mie lacrime potevano riempire intere cisterne in qualche secondo. Piangevo ininterrottamente, senza un pensiero preciso, solo con l'immagine di Ermal in mente. Non pensavo neanche a chi quella ragazza, Elettra, potesse essere. Non riuscivo a pensare a come lei avesse conosciuto Ermal o a come lo avesse amato. Riuscivo solo a non rendermi conto della situazione piangendoci su. Avevo le ginocchia strette al petto e nascondevo il mio viso bagnato tra il mio busto e le mie gambe tremanti. Ero attraversata da singhiozzi e fremiti e mi chiedevo come sarei potuta andare avanti. Non mi accorsi più di tanto della persona che si mobilitò accanto a me, circondandomi la spalla con un braccio. Alzai gli occhi giusto il tempo per notare Vigentini. Non ebbi il momento di parlare che subito mia aveva stretto a sè. Andrea aveva un odore diverso rispetto a quello di Ermal, odorava più di vaniglia che di fumo. Piansi ancora, bagnando senza dignità la sua povera maglia grigia.

'' Non è la fine del mondo, Sofia. Ti prego, non mollare la tua vita per lui.''

Alzai lo sguardo. I miei occhi d'acqua incontrarono i suoi.

E capii che ancora una volta avevo sbagliato a capire quale fosse il mio principe azzurro.



__Spazio tipe che scrivono__

Siamo arrivate al termine. Speriamo vi sia piaciuto!

Una sola cosa- non dimenticate di questa storia, presto arriveranno delle sorprese.

Vi salutiamo e Sofia vi saluta con noi.

Un bacio.

SofiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora