Capitolo Sei - Sofia

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Il 5 Luglio sarebbe potuto finire il mondo ma io avrei detto alla fine del mondo che per il 5 luglio ero occupata e sarei potuta morire magari l'indomani. Avevo la prima revisione di una raccolta in stato embrionale dal mio editore ma era brutalmente passata in secondo piano. Ermal era riuscito a sorpassare perfino la mia migliora amica che era rimasta tristemente solata davanti all'annullamento della nostra uscita; Inviai l'ultimo messaggio di scuse al mio editor mentre cercavo disperatamente di infilare la felpa nello striminzito zainetto blu, dopo averci buttato due panini, fazzoletti per commozioni varie, due macchine fotografiche e un po' di lucidità mentale. No, scherzo. Quella l'avevo persa nell'esatto momento in cui avevo acquistato il biglietto del concerto. Guidavo e la strada scorreva docile sotto le ruote.

Hai appena scoinvolto piani importanti per andar dietro ad un super divo che ti ha parlato dieci minuti. Sei seria, Sofia?

Cominciai a borbottare tra me e me e il borbottio continuò fin quando, trovato parcheggio fuori dal foro italico, scesi dalla macchina- le gambe come cera molle. L'atmosfera frizzava ed era d'attesa; Tutti aspettavano la stessa persona e questo creava una comunione fortissima tra visi mai visti prima: il solo essere lì mi faceva sentir parte già di qualcosa e solo quello bastava ad accelerarmi il cuore. Mi accodai ad un gruppo che si dirigeva verso l'entrata, quelli schiamazzavano e ridevano, qualcuno intonò le prime parole di piccola anima e io li seguivo da dietro, zitta ma immensamente felice. Era come se la gravità si fosse azzerata e io galleggiassi sospesa, una sensazione in tutto simile a quella che avevo provato la prima volta a Bari, ma più intensa, molto più intensa. In questa infatti era condensata l'attesa della sua risposta alla mia email, i mille film mentali. Forse nessuno sapeva quanto mi costasse essere lì, in mezzo a tutti, quanto mi sentissi fuori posto. Eppure avevo rinunciato a tre ore della mia vita per guadagnarmi il miglior posto in prima fila al parterre, solo per la debole possibilità che avevo che lui mi vedesse. Alle volte illudersi non è per niente una buona cosa.

Ero circondata da una massa enorme di ragazze urlanti in calore e io non avevo scampo.Tutti storditi e alterati dalla musica d'attesa prima del grande arrivo. Ero terrorizzata da mille cose in quel momento, tra queste temevo che qualcuno mi avrebbe prima o poi calpestato, ma la mia prima paura era che lo sguardo di Ermal mi avrebbe trapassato senza riconoscermi.Via le luci, nello stadio risuonò un intro che chiedeva a ciascuno che cosa fosse la speranza, l'amore e questo e quell'altro. Persi il filo circa tre volte e non riuscii a capirne il senso.Quando Ermal apparse tra le note di non abbiamo armi mi mancò il fiato. La persona che avevo conosciuto in quel famoso bar non coincideva per niente con la figura saltellante che si agitava in quel momento sul palco, esibendosi in piroette e balzi. Come una chiave, la voce di Ermal iniziò a far scoccare i lucchetti che, tra cuore e stomaco, tenevano serbate certe cose del passato e le riaccompagnava a galla, gettandole fuori.Lo faceva con estrema delicatezza e garbo ma era un processo catartico che non poteva che fare male nell'immediato ma immensamente bene sul lungo termine. Così le lacrime mi inumidivano le ciglia mentre- imbalsamata- me ne stavo a difendere il mio spazio, tutta consacrata a lui. Iniziai a sperare che mi notasse ma non facevo nulla perchè accadesse: non un segno particolare, nè una voce fuori dal coro- anzi, la mia voce nel coro non c'era per nulla. Ermal per tre volte scese giù dal palco, allungando le braccia e il busto tra noi, oltre le transenne, ma per tre volte non mi vide. La quarta volta, proprio mentre spiccava il balzo giù dal palco, vidi i suoi occhi soffermarsi su me. Mi sorrise brevemente, gli occhi ridotti a due fessure luminose e io credetti di morire.Riprese a cantare, con il medesimo sorriso incollato in faccia mentre io rimasi incantata per la successiva mezz'ora, con quella magnifica immagine impressa nella mente.

Il concerto fu tremendo. Da un concerto del Meta non se ne esce vivi. O almeno, non si esce come si è entrati. Io ero spossata, livida, tremante con la mente tanto sfinita che i pensieri si dissolvevano senza trovare forma, come la pioggia quando arriva a terra. Mi lasciavo trascinare dalla folla verso l'uscita senza opporre quasi resistenza.E ora che si fa?   

Sopra il brusio di fondo della massa, spiccò una voce più alta delle altre.

"Cazzo, lasciatemi passare!''- una ragazza si sbracciava contro i due energumeni della sicurezza che controllavano l'entrata più ad Est del Foro. Quelli la respingevano e lei continuava ad urlare a non finire, a buttarsi contro di loro e a strepitare. "Devo parlare con Ermal, d'accordo?" disse, con la voce più bassa, rimanendo comunque udibile. Allora mi ricordo che pensai fosse un'invasata, una folle, una fan troppo accanita. Lo pensai prima di incontrare il suo sguardo: due occhi scuri che ardevano come la brace che urtarono i miei d'acqua con una violenza incredibile. Distolsi lo sguardo e mi affrettai verso casa. Sentivo di star per svenire. Prendi una ragazza emotiva, sensibilissima, solitaria e piuttosto empatica, gettala nella folla alla ricerca d'un grande amore impossibile, quante possibilità ci sono che regga?

Mi gettai sfinita sul mio letto, fissando il soffitto con uno sguardo vuoto, realizzando piano piano cosa io avessi fatto. Più pensavo e più mi credevo una pazza. I miei sensi si assopivano lentamente, ma la loro parziale lucidità fu disturbata da una notifica, proveniente dal mio telefono. Una email. Per l'ennesima volta in quella giornata, mi mancò il fiato, leggendo le parole della persone che avevo tanto sognato:

Ah, non hai trovato un semplice foglio di carta ma hai trovato un biglietto per il mio concerto. Immagino che tu sappia le mie canzoni per puro caso. Ad ogni modo, prevedo che domani mattina avrò la fame post-concerto, e prevedo anche che avrò bisogno di compagnia. Colazione insieme? stavolta non scappo.

oh, miseria.



_SPAZIO TIPE CHE SCRIVONO_

Inauguriamo il primo spazio "autrici" per il piccolo traguardo delle cento visualizzazioni, comunque importantissimo. Sofia è nata da ognuna di noi, è ogni fan di Ermal: ha le nostre attese, le nostre paure, i nostri desideri e le nostre passioni. Sofia è creata in modo che possiate viaggiare con lei. Speriamo vi piaccia! 

Piccolo post scriptum. Fate attenzioni agli avvenimenti che ora vi appaiono "Fuori dal coro" . Baci.


SofiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora