Il cucchiaino raschiava a fondo con cadenza regolare. Tic Tic TIc. Lo zucchero si era sciolto come una nuvoletta di vapore e ne ero rimasta ipnotizzata a tal punto da trapassare la tazzina con lo sguardo. Avevo altre tre conferenze da fare prima di tornare a casa, Roma, ma poi, che avrei fatto? Sarebbe stato il caso di provare a dare il penultimo esame all'università- ah, l'università!Sembrava l'eco di una brutta minaccia, università. U- ni- ver-si- tà.
No, non ci sarei tornata. Potevo farmi tutte le promesse del mondo ma già sapevo non le avrei mantenute. Tornata a Roma avrei curato ancora il mio emergente mestiere di scrittrice. L'avevo voluto appassionatamente fin da giovanissima, non l'avrei trascurato ora che il destino mi realizzava i sogni più felici. E a proposito di destino che realizza sogni felici, in quell'esatto momento in cui formulavo quel malagurato pensiero, la porta del bar lasciò entrare il metro e settantotto dei miei desideri, l'ultima persona che avrei immaginato di incontrare in una mattina come quella. Signori e Signore, vostre gentili maestà, Ermal Meta. Il barista gli sorrise, lui sorrise al barista e- voltandosi leggermente- anche a me, un esemplare di Sofia paralitica con la faccia da ebete; chiese un cornetto, parlando di convenevoli con il grosso omone dalla faccia abbronzata dietro il bancone.
SOF..SOFIA...AH..ERMAL..
Incredibile scoprire come, dinanzi a certi miti e amori da sempre platonici, in ognuna di noi alberghi una tredicenne in calore alle prese con le prime sbronze d'amore: e io della tredicenne avevo il batticuore assurdo, un tumtumtum ossessionato, e le guance di fuoco. Chinai la testa- gli occhi erano già ubriachissimi dalla sua immagine- e dedicai l'attenzione che si può dedicare alla scissione di un nucelo atomico alla complicatissima miscela di caffè e zucchero, mescolandola con il pericolosissimo arnese di metallo che è il cucchiaino: in poche parole, fissavo come una pazza il mio cucchiano che girava il caffè, ormai quasi freddo.Alzai gli occhi giusto in tempo per cogliere lo sguardo pieno di sarcasmo che il barista rivolse alla susperstar prima di spostare, con un gesto discretissimo, la sua tazzina accanto alla mia.
Oh, No. No, no, no.
Ermal guardò lui, poi guardò me, con uno sguardo spaesato e confuso.
"ti aiuto,ragazzo." aggiunse l'uomo da dietro al bancone con un sussurro, avvicinandosi cautamente all'orecchio di Ermal. Sua maestà decise di avere una reazione, sorridendo con divertimento e anche con un pizzico di malizia - o almeno così mi sembrò. Mi concentrai ancora di più sul mio caffè, osservandolo sempre più allibita come fosse un'opera di Caravaggio. Avevo gli occhi sgranati e il fiato corto quando sentii l'aria mobilitarsi assieme alla figura slanciata di Ermal, cha aveva deciso di raggiungere la sua tazzina,posizionandosi esattamente di fianco a me. Un minuto di silenzio, forse due.
"Guarda che se vuoi " la sua voce, per me cosa familiarissima, fu attraversata dalle vibrazioni di una bella sghignazzata "Un autografo puoi chiedermelo."
No. Mica l'ha detto. Gli rivolsi gli occhi e colsi nei suoi, a dispetto del suo tono canzonatorio, una dolcezza palpabile. Dal momento che anche solo per riprendere fiato mi sarebbero dovute servire, come minimo, un paio d'ore, decisi che stare zitta fosse la cosa migliore.
"Oppure dovrei chiederlo io a te, l'autografo." continuò, lo stesso tono di leggera presa in giro.
"Cosa?" sputai fuori, allarmata. Mi accorsi di quanto fosse stata instintiva la mia risposta e sgranai gli occhi,ecco un'altra delle mie belle figure. Chissà che faccia feci in quel momento.
Distolsi subito lo sguardo dai suoi magnifici ricci quando mi accorsi di starli osservando ossessivamente. Respinsi il mio istinto primordiale, che mi ordinava di fare cose poche oppurtune in luoghi pubblici.
"A giudicare da come mi guardi, direi che forse però lo vuoi tu, quest'autografo."
Et voilà, Sophie, Rien ne va plus. Deglutii.
"Beh, si, Ermal, mi farebbe piacere. " - esempio di Sofia che cerca di riprendere il controllo e comportarsi da ventinovenne qual è.
"Anche a me farebbe piacere avere il tuo. " Bevve il caffè d'un fiato- Ermal il mago che non si scotta la lingua bevendo liquidi a 500 gradi "Ieri sei stata brava. In realtà" - il signorino sembra essere in serio imbarazzo "E' un po' che ti leggo"
no,ok,questo è troppo. In fondo, che cosa mi impedisce di rapirlo in questo momento?
" ah,ehm,non lo sapevo. Mi fa piacere" cercai di sembrare una persona completamente a mio agio, ma quando mi accorsi che le mie parole potessero essere fraintese e sembrare ironiche aggiunsi, in preda al panico "cioè,intendevo...che non lo sapevo....no,no, non lo credevo,ecco. Non lo credevo"
complimenti,sofia, è appena tarda mattina e tu hai già fatto quattro belle figure.
lui rise rumorosamente -e in quel momento,dubitai di essere sul pianeta terrestre;
"Perciò, fammi un autografo, Sofia." mi guardò serio, con due ricci che gli si appoggiavano morbidi sulla fronte.
Gli accennai di non avere carta e gli brillò una luce negli occhi.
"Facciamo che allora io casualmente ti darò questo bigliettino da visita, sui cui casualmente c'è il mio numero, e casualmente mi richiamerai quando avrai trovato un foglio di carta."
"Ermal.."
"Vai che perdi il treno."
"Il treno?"
"Non era alle dieci?"
MayDay, MayDay, terra chiama sofia.
"E tu come lo sai?
Lui rise di buon gusto. "Il tuo biglietto è lì da quando sono entrato, dev'esserti caduto. Farai bene a raccoglierlo prima che ci camminino sopra. "
Sorrise ancora l'ultima volta, uscendo, lasciandomi con i piedi a mezz'aria.
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Sofia
Fanfiction!!!COMPLETA!!! Sentire il mondo con la stessa sensibilità. E Poi? Le parole di Sofia sfiorano in Ermal corde tese, danno ai suoi dolori una voce che non hanno mai avuto; La musica di Ermal fa danzare l'anima di Sofia, dando note dolci ai suoi affann...