Le parole di Sofia gli erano rimaste tra le dita; Era passata qualche settimana da quando per la prima volta aveva letto il suo romanzo, trovato per caso nella piccola libreria di paese. Sofia, si firmava, e lui conosceva di lei il solo nome e le sue parole stampate nero su bianco. Ciò che più lo stupiva era che spesso lei, dalle pagine del libro, dava voce a pensieri intimi, irrivelati persino a lui stesso.
Qualcosa di irrimediabilmente primitivo lo incatenava alle sue pagine: la voglia di scoprirsi e farlo per mezzo di parole di un'altra, una meravigliosamente sconosciuta. Provava paura e curiosità, amarezza e dolcezza, le parole lo pungolavano e lo carezzavano appena. La immaginava, ogni tanto, questa donna, nella penombra della sua camera, quando dalla finestra entrava il canto dei grilli: la immaginava sempre diversa, rossa e con le lentiggini, mora e con uno strano neo sul mento, bionda e bassa, svampita e con le lunghe dita da pianista.
Ma, infondo, di come Sofia fosse realmente, a Ermal interessava poco: tutto ciò che contava era avere le sue parole.
O almeno cosi pensava. Poco tempo dopo, infatti, la ragazza irruppe nella tranquillità vacanziera dell'uomo. Si trovava infatti lì per presentare una sua nuova raccolta, uscita solo da qualche giorno, e in Ermal si creò come un tumulto atroce: desiderava sì vederla- e come sarebbe stato bella vederla parlare! Chissà quali sorprese poteva riservargli la sua voce!- ma dall'altra parte, aveva paura di scoprire che si era trattato infondo solo di una sua idealizzazione e che l'affascinante donna misteriosa che gli aveva regalato frasi meravigliose o fosse nient'altro che una misera ragazza, comune e semplice.
Aveva consultato persino il vecchio Montanari, tenendolo al telefono per un tempo infinito, aveva vagato a lungo senza meta,cercando la cosa giusta da fare. Alla fine, una cosa da fare l'aveva trovata, poi, se fosse quella giusta non lo sapeva, ma, d'altronde, che ci doveva essere di così sbagliato nel voler vedere una persona?
E così decise di cedere a quel suo capriccio, che poi tanto capriccio non era.
Avrebbe visto Sofia,l'avrebbe sentita parlare,camuffandosi tra le altre persone come meglio poteva.
Il giorno arrivò prima del previsto o almeno a lui sembrò che il tempo fosse volato.
Si era ripromesso che si sarebbe limitato a guardare, da lontano. Entrò quando l'incontro era già iniziato da una decina di minuti, in maniera da non rimanere invischiato nella folla. Non amava la massa e l'amava ancor meno quando era teso.
Scivolò dentro, e passò come uno spettro nell'ingresso e davanti alla cassa e si mise in fondo alla sala: all'altro estremo, stava lei, seduta dietro ad una sorta di cattedra con un microfono tra le mani lattee. Involontariamente, Ermal ne guardò per prima cosa le lunghe dita affusolate e la maniera che avevano di muoversi e tagliare l'aria. Non ne realizzò subito la presenza, non ne sentì la voce- che poi avrebbe scoperto disarmante-, ma ne guardò i tratti dolci del viso, i lunghi capelli castani leggermente rovinati sulle punte e la maniera spontanea in cui le belle labbra rosee scoprivano le fossette della bocca mentre lanciava gli occhi- leggermente intimiditi- tra la folla, senza guardare nessuno. Ermal si accorse che solo così poteva essere la sua Sofia, in nessun altro, e si diede dello stupido per non averlo capito prima.
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Sofia
Fanfiction!!!COMPLETA!!! Sentire il mondo con la stessa sensibilità. E Poi? Le parole di Sofia sfiorano in Ermal corde tese, danno ai suoi dolori una voce che non hanno mai avuto; La musica di Ermal fa danzare l'anima di Sofia, dando note dolci ai suoi affann...