Se mi era sembrata grande Milano, Parigi fu peggio di un labirinto. Tralasciando tutte le paranoie delle viaggiatrici non esperte del tipo '' dove devo recuperare la valigia'', il viaggio fu estenuante. Luca-il mio famoso editore- si sarebbe fatto trovare all'uscita dell'aereoporto. Aveva dato per scontato che io la trovassi, l'uscita, in quell'inferno francese. Gli abitanti di Parigi sembravano un po' delle mummie, tutti imbalsamati nella loro espressione da pubblicità. Avevo il terrore che qualcuno mi rivolgesse la parola. Va bene che io le lingue le avevo studiate, ma per capire anche uno stralcio di parola pronunciato con estrema lentezza mi ci voleva la concentrazione di un esame. Andavo a sbattere e ad incespicare ovunque alla ricerca dell'uscita, la trovai solo dopo esser stata travolta da un omone gigante dagli occhi celesti che mi gettò a stento un escusez-moi . Con la spalla dolorante per l'incontro poco delicato, raggiunsi il mio editore piena di - relativa- felicità.
Lui uscì per una frazione di secondo dall'ambito formale abbracciandomi.
'' Sapevo che ce l'avresti fatta!'' mi elogiò.
feci una risatina al quanto isterica.
'' Io no!'' dissi in maniera ironica.
''Andiamo'' iniziò, sottraendo gentilmente il manico della valigia dalle mie mani.'' Mi racconti tutto mentre ti accompagno in hotel.''
Apprezzai molto il fatto che per le ore successive non parlò di lavoro ma si fece riempire delle mie chiacchere su quanto il viaggio fosse stato traumatico.
Quando proferì parola sulla conferenza, disse semplicemente che il giorno successivo avrei avuto un colloquio e in seguito il grande evento. Nonostante la mia grande confusione, preoccupazione, nonostante tutte le mie ansie legate al libro, il mio cervello non si vietava di sognare dolcemente Ermal, che in quel momento poteva essere in tutta Milano a cantare le sue canzoni. MI chiesi più volte se lui potesse avermi pensato, dall'alto della sua dignità.
D'altronde, lui era cominciato a mancarmi nello stesso momento in cui le mie braccia si erano sciolte dalle sue e il suo sguardo languido aveva per l'ultima volta scavato il mio.
"Questo tempo andrà veloce, non è così?" ricordo vagamente di avergli detto, a mezza voce, quasi sull'orlo del pianto: aveva annuito ma non sembrava convinto. Sembrava a metà tra una mamma sfinita dalle continue richieste di rassicurazione della figlia infante e l'innamorato desolato. Chissà se alla stessa maniera, lui avrebbe sentito la mia mancanza.
Io lessi Parigi filtrata dal suo pensiero. Ad esempio, quando vidi la torre Eiffel e la luce bianca del sole mattutino che l'attraversava frantumandosi in raggi molteplici, pensai che sarebbe stato bello tornarci con lui, d'autunno, mano nella mano, e con l'odore delle sue labbra sul mio viso. Sognavo evidentemente, in maniera clamorsa ma questo leniva le più grandi ansie della nuova città. La stanza che mi era stata riservata, la terza che cambiavo in così poco tempo, era di gran lunga più di lusso di quella della pensione milanese: constava di un salone con ampie vetrate sul viale che tagliava la città ma era abbastanza in alto da non sentirne il rumore, una camera da letto grande- davvero troppo grande per me sola- e un bagno con vasca idromassaggio per almeno quattro persone. Una suite, praticamente.
"Offre tutto l'editore francese." spiegò Luca "Quindi divertiti." aggiunse, lasciando la piccola principessa sola nel regno incantato. Accontanai le borse ai piedi del letto, girai un breve video che mostrasse quell'angolo incantato e lo inviai al super divo: probabilmente sarebbe stato molto più a mio agio di me in quel contesto. Visualizzò in pochi minuti ma non rispose. Oh, Ermal, già sei così lontano..
Stetti tra le lenzuola la restante giornata e della giornata successiva ho ricordi sfocati, come se tutto fosse andato troppo veloce da non poter fissare nulla: l'editore francese che spiegava come si sarebbero svolte le cose l'indomani, Luca che tentava invano di spiegarlo a me, persone mai viste che mi gironzolavano attorno per motivi lavorativi, truccatrici, fan dell'ultima ora, insaspettati.
Tutto ciò a cui riuscivo a pensare era simile ad un urlo rotto: E' l'alba del grande giorno. Tu Ermal dove sei?
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Sofia
Fanfiction!!!COMPLETA!!! Sentire il mondo con la stessa sensibilità. E Poi? Le parole di Sofia sfiorano in Ermal corde tese, danno ai suoi dolori una voce che non hanno mai avuto; La musica di Ermal fa danzare l'anima di Sofia, dando note dolci ai suoi affann...