40. Tu hai turbato i miei sonni

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Le giornate in istituto trascorrono lente e piuttosto noiose.
Siamo solo a metà settimana, ma io sono distrutta.
L'ultimo fine settimana l'ho passato tra la paura che Claudio mi tradisse e quella che fosse morto.
Ho bisogno di un po' di tregua.
Fortunatamente la Boschi si fa vedere poco in questi giorni.

È il tardo pomeriggio di giovedì.
Ho un appuntamento con Silvia per un aperitivo.
Il giovedì sera Claudio di solito gioca a tennis con i suoi amici.
Sto per prepararmi ad uscire quando mi arriva un messaggio a sorpresa da Cordelia.
La sorella di Arthur mi è stata molto vicina quando stavamo insieme per poi dileguarsi una volta che la nostra storia è finita davvero.
So che pensa che sia solo colpa mia se tra noi non ha funzionato.
Io non le ho mai parlato di quello che è successo con Claudio ma so per certo che sa tutto e che non mi ha mai perdonata per aver tradito il suo fratellino.
"Alice ho bisogno di vederti. Tra un quarto d'ora passo in Istituto".
Da brava bambina viziata lei non chiede, lei ordina.
Ed in genere gli altri eseguono.
Quando questo non succede non la prende proprio bene.
Così mando un messaggio a Silvia per dirle che arriverò in ritardo e la aspetto fuori dall'Istituto.
La primavera è arrivata finalmente e l'aria é piacevolmente tiepida.
Quando arriva Cordelia, stranamente in anticipo, ci sediamo sugli scalini.
"Alice, Arthur mi ha detto che vi siete rivisti."
"Sì infatti."
"Sei sicura di quello che stai facendo?"
"Sì Cordelia, sono sicura."
"Guarda che lui ti ama davvero. È disperato."
"Mi dispiace, credimi. Ma tra noi è finita già da molto tempo ormai. E stavolta è finita definitivamente."
"Ma pensi davvero che quel...., il tuo capo insomma, ti possa amare di più"
Non ci credo.
Ma è possibile che io ora debba giustificarmi anche con lei per le mie scelte?
"Senti Cordelia, io e Arthur ci abbiamo provato in tutti i modi. Ci siamo fatti molto male. Ed ora è il momento di andare avanti. Claudio non c'entra. Non è questione di chi può amarmi di più."
"C'entra eccome! Lo hai tradito con lui!" Ecco lo sapevo che sarebbe arrivata a questo!
"Ti vorrei ricordare che anche Arthur mi ha tradita. E comunque non è nemmeno questo il punto. Il nostro tempo è finito. E credo che lo abbiamo trascinato anche troppo. Io sono felice ora e non credo di dovermi giustificare con te per le mie scelte."
Cordelia mi guarda sconvolta, facendomi rendere conto di avere esagerato con le parole e anche con il tono di voce.
Mi guardo intorno per vedere se qualcuno mi ha sentito e incrocio lo sguardo di Claudio, che sta scendendo la scalinata e ci guarda con un sopracciglio alzato.
Si avvicina e mi dice "Alice ti ricordi che stasera siamo a cena con i ragazzi, vero?"
No.... me lo sono completamente dimenticata.
"Ma non andate a giocare?"
"Sì. Ma poi ceniamo insieme. Te lo eri dimenticato, vero?"
"Mmm... sì. Comunque va bene. A che ora?"
"Riesci a raggiungerci al circolo del tennis sulle 20.30?"
"Sì certo."
"Bene". Mi stampa un bacio sulle labbra e se ne va, seguito dallo sguardo torvo di Cordelia.
"Cordelia scusami ho esagerato. Ma penso che tu dovresti rimanere fuori dalle mie decisioni. Piuttosto. Come sta vostro padre?"
"Non bene, purtroppo. E soffre molto anche perché non riesce a recuperare un rapporto con Arthur. E avevo pensato che tu potessi aiutarlo in questo."
Ecco perché è venuta da me.
"Cordelia mi dispiace tantissimo per vostro padre. Davvero. Lo stimo molto. Ma non credo di essere la persona giusta per farlo riavvicinare a suo figlio, vista la situazione."
"Però potresti provare a parlare con Arthur. Almeno come amica."
Ma perché devono venire tutti da me per le questioni difficili?
In altri momenti mi sono fatta coinvolgere in situazioni simili rischiando di mettere a repentaglio quello a cui tenevo di più.
Stavolta però ho ben chiaro cosa devo fare.
"No Cordelia, mi dispiace. In passato ci ho sperato e ci ho anche provato, ma ora mi è chiaro che io e Arthur non potremo mai essere amici. Non sono la persona giusta per aiutarlo in questo momento."
Lei si alza, indispettita per non aver ottenuto quello che voleva, e se ne va senza neanche salutarmi.

Quando racconto a Silvia le richieste di Cordelia rimane esterrefatta.
"Quella non mi è mai sembrata del tutto normale. E tu che le hai detto?"
Quando le dico che non ho abboccato al suo amo, tira un sospiro di sollievo.
"Ah meno male! Per un attimo ho pensato che il tuo spirito da crocerossina avesse preso il sopravvento!"
"No. Ora so cosa voglio. E non voglio rischiare di perderlo."
"E ti credo. Con quel bel...."
"Silvia!"
"Con quel bel fidanzato che hai, vorrei anche vedere!"
"Silvia, devo andare. Stasera siamo a cena con i suoi amici del tennis e mi devo sistemare."
"Direi! Mica vorrai andarci così. Dai ti accompagno a casa così hai più tempo per farti bella"
"Magari! Grazie Silvia!" Le dico stampandole un bacio sulla guancia.

Nonostante tutto il trambusto del pomeriggio, riesco ad arrivare quasi puntuale al circolo.
Claudio mi sta aspettando al bar insieme ai suoi amici.
Appena mi vede mi viene incontro.
Mi guarda sorridendo e mi sussurra all'orecchio "sei molto bella!"
Lo bacio, senza pensare che magari non gli va che lo faccia davanti a tutti. Ma lui mi stringe e ricambia il mio bacio con trasporto.
"Vieni, mancavi solo tu."
E ti pareva!
La cena passa in modo piacevole.
Claudio mi coinvolge nella conversazione, ogni tanto mi prende la mano, mi accarezza una gamba o mi rivolge un sorriso.
I suoi amici sono cordiali e gentili.
Anche le loro fidanzate, che all'inizio mi guardavano come se fossi un'aliena, in realtà sono molto simpatiche.
"Scusa Alice, forse ti siamo sembrate un po' strane prima, ma non è mai successo che Claudio portasse una ragazza. Ci chiedevamo come avessi fatto a farlo capitolare" mi dice una di loro ridendo, a fine serata.

Quando restiamo soli, in macchina, mi guarda a lungo, poi mi chiede, quasi un po' riluttante "che voleva la figlia di Malcomess da te?"
"Chiedermi se potevo aiutare suo padre a riavvicinarsi ad Arthur." Gli rispondo io fissandolo per vedere la sua reazione.
Mi guarda stringendo gli occhi.
"E tu naturalmente le hai detto che lo farai con molto piacere... In fondo è nel tuo stile."
Lo guardo ferita.
"No Claudio, le ho detto che io non sono la persona giusta per aiutarlo."
Mi giro verso il finestrino e non gli rivolgo più la parola per tutto il viaggio.
Una volta a casa, mi precipito in bagno perché sento che sto per scoppiare a piangere.
So che è una reazione esagerata ma sono stanca.
Stanca di tutta la tensione che c'è sempre intorno a me.
Stanca perché mi sembra sempre di fare la cosa sbagliata.
Stanca di non essere capita.
Mi metto a letto e, quando Claudio si sdraia vicino a me, fingo di dormire.
Lui mi abbraccia da dietro, mi bacia il collo, sollevandomi i capelli.
"Lo so che non stai dormendo."
Non rispondo. Non ho voglia di parlare.
"Ho esagerato. Lo so. Scusa."
Mi giro a guardarlo. Lui mi fissa per qualche istante. Poi mi bacia.
Ma io ho un gruppo in gola che sta cercando di esplodere.
E non riesco a controllare il pianto.
"Dai non fare così. Sono stato spiacevole, ma non più di molte altre volte. Che succede?"
"Non lo so. È che mi sembra sempre di essere sotto esame. Per ogni cosa che faccio o che dico, mi ritrovo ad aver paura della tua reazione. Ho sempre paura di dire o fare qualcosa che ti faccia arrabbiare. Ho paura di perderti." Gli confesso con la voce tremante per il pianto.
"E da cosa pensi che derivino le mie reazioni, a volte eccessive?"
Lo guardo aspettando una risposta.
"Della stessa paura che hai tu." mi dice sussurrando.
Mi accarezza il viso, mentre le lacrime continuano a sgorgare dai miei occhi incontrollabili.
"Ora basta. Dai vieni qui."
Appoggio la testa sul suo petto e, mentre lui mi accarezza i capelli, lentamente sprofondo nel sonno.

Quando mi sveglio, Claudio è appoggiato allo schienale del letto e mi guarda.
"Che fai?" gli chiedo.
"Ti guardo"
"Perché?"
"Perché sei bella"
Sorrido.
"Non riesci a dormire?
"No"
"Come mai?"
"Non lo so. Pensieri."
"Ne vuoi parlare?"
Sospira.
"Niente di che. Ma ultimamente mi capita spesso di pensare che la vita è imprevedibile e che puoi perdere tutto da un momento all'altro. Ne abbiamo già parlato, no?"
"Già"
"Non ci avevo mai pensato prima."
"Prima di cosa?"
"Prima di.... te."
"Bè dopo Cotresi, dopo l'aereo, credo che sia normale avere questi pensieri."
"Non è solo questo Alice. È che, prima, non avevo niente da perdere."
Mi guarda, in quel suo modo, come se volesse entrare dentro i miei occhi, poi continua.
"Tu hai turbato i miei sonni. E così ti guardo dormire qui di fianco a me. E un po' mi tranquillizzo."
Sono sbalordita.
L'uomo tutto d'un pezzo, imperturbabile, pieno di sicurezze e di controllo mi sta mostrando uno dopo l'altro tutti i suoi punti deboli.
"Io sono qui, Claudio. E, per quanto è in mio potere, non ho intenzione di andare da nessuna parte. Te lo assicuro. Dai ora dormiamo." Gli dico abbracciandolo e cercando di farlo sdraiare vicino a me.
Ma lui mi blocca.
"Eh no carina! Non credere di cavartela così visto che sei tu la responsabile della mia insonnia!" E così dicendo inizia a baciarmi il collo in modo estremamente seducente. "Dovrai impegnarti un po' di più per rimediare."
"Vedrò di inventarmi qualcosa" gli rispondo io, prima di baciarlo e trascinarlo più vicino a me.

L'allieva.... quattro anni dopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora