44. Nel paese delle meraviglie

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Aprile dolce dormire.
I proverbi ci azzeccano sempre.
Infatti, se fosse per me, credo che arriverei in Istituto per l'ora di pranzo oggi.
Sono le 7.30 di mattina e mi sembra di essere appena andata a letto.
Claudio, che è andato a correre e si è già fatto anche la doccia, mi sta chiamando dalla cucina.
"Alice! Esci da quel letto perché io ti lascio a piedi!"
So che sarebbe in grado di farlo.
Quindi mi alzo e mi presento in cucina come uno zombie.
Lui mi squadra dalla testa ai piedi.
"Ma che hai fatto stanotte? Sei uscita furtivamente dal letto e sei andata a folleggiare?"
"Spiritoso!"
"Cos'è tutta questa stanchezza?" Mi guarda sospettoso "Sei incinta?"
"No Claudio, tranquillo, non sono incinta"
"Ah e come fai a esserne così sicura?"
"Indovina!"
"Mmm... così ora mi dovrò subire pure lo scompenso ormonale del ciclo..."
"Se vuoi me ne torno dai miei per qualche giorno" gli rispondo risentita.
"Stavo scherzando Alice" mi dice dandomi un bacio sul collo "e comunque non mi sarebbe dispiaciuto se fossi stata incinta"
Lo guardo incredula
"Pensa mesi e mesi senza ciclo!" Mi dice malizioso.
"Sei veramente...."
Mi interrompe con un bacio e va a vestirsi ridendo.
"Sbrigati! O ti lascio a piedi davvero!"

Arriviamo in Istituto in perfetto orario e non certo per merito mio.
Lara è già alla sua postazione.
"Deve essere successo qualcosa di grave." Mi dice appena mi vede.
"Buongiorno anche a te Lara!" Mi guarda in malo modo. "Perché?"
"Leggi le mail. La Wally ci ha convocato tutti in sala riunioni tra mezz'ora."
Già e l'oggetto della convocazione è: comunicazione di primaria importanza. Ed è rivolta a tutto il personale.
"E ora che sarà successo" mi chiedo io ad alta voce.
"Magari ha deciso d ritirarsi."
"Sì magari! Quella ci farà fuori tutti prima di andarsene."
Mando un messaggio a Claudio per capire se lui sa qualcosa in più.
La sua risposta è semplicemente: "No".
Sa essere estremamente sintetico.
Sto per appoggiare il cellulare quando mi arriva un messaggio.
È di Cordelia "Papà è morto stanotte"
Ho un sussulto.
Lara mi guarda preoccupata.
"Ali che succede?"
La guardo con gli occhi sgranati.
"So cosa ci dirà la Boschi"
"Ragazzi la professoressa Boschi mi ha incaricato di venirvi a chiamare." Selvaggia ci sollecita ad andare in sala riunioni.
"Malcomess" riesco a sussurrare a Lara prima di entrare "è morto."
Lei impallidisce.
Mentre entriamo ci si affianca Claudio.
"Che avete voi due? State bene? Avete due facce!"
Non faccio in tempo a rispondergli che la Boschi ha gia iniziato a parlare.
Sembra davvero sconvolta.
È la prima volta che la vedo turbata.
In genere ha sempre la stessa espressione impassibile e leggermente schifata.
"Purtroppo devo darvi una notizia terribile. Il professor Malcomess è venuto a mancare questa notte."
Il silenzio assoluto che ci avvolge è quasi irreale.
"I funerali si terranno domani pomeriggio. Naturalmente chi vorrà prendervi parte è esonerato dal lavoro in Istituto."
Mi sembra di scorgere addirittura delle lacrime nei suoi occhi.

Claudio, sconvolto come tutti, mi guarda insistentemente.
So già a cosa sta pensando.
Mi prende in disparte, una volta usciti dalla saletta.
"Tu lo sapevi vero?"
"L'ho saputo pochi minuti fa."
"Te l'ha detto il reporter?"
"No. Mi ha mandato un messaggio Cordelia."
"Immagino che andrai al funerale?"
"Perché tu no?"
"Sì certo."
"Quindi, qual è il problema?"
"Che non ho nessuna voglia di incontrarlo, soprattutto insieme a te."
"Claudio, credo che sarà impossibile non incontrare Arthur. Ma mi sembrava che avessimo risolto e accantonato questo problema."
"Me lo auguro. Ma con te non si può mai sapere."
Lo guardo con sdegno.
Come può essere così acido e insensibile in un momento come questo?
"Fai sul serio?"
"Lascia stare. Ora ho da lavorare. Ne riparliamo stasera." E così si gira e se ne va, lasciandomi a smaltire la mia rabbia.

"Che c'è? Sei arrabbiata con me?" Mi chiede mentre stiamo tornando a casa.
"Oggi sei stato molto spiacevole."
"Ah sì? E perché?"
Lo fulmino con lo sguardo.
"Ti sembra il momento di sfoderare la tua infondata gelosia?"
Sospira.
"Senti. Non sono un mostro. Mi dispiace tantissimo per Malcomess. Lo stimavo molto sia dal punto di vista lavorativo che personale. Questo non vuol dire che mi faccia piacere rivedere suo figlio, soprattutto sapendo che, se fosse per lui, stareste di nuovo insieme."
"Sì, ma mi sembra di essere stata molto chiara sul fatto che, per me, la nostra storia è chiusa."
Mi guarda.
Nei suoi occhi vedo un misto di sollievo e preoccupazione, come se volesse credermi ma avesse paura.
"Perché non ti fidi di me?"
"Per lo stesso motivo per cui tu non ti fidi di me, credo."
"Paura..." sussurro.
"Già" ammette lui.
Lo guardo intenerirta. Possibile che lui possa davvero temere che io lo lasci.
"Ma come puoi pensare che io possa abbandonarti."
Ci pensa un attimo.
"Già in effetti hai ragione, sarrebbe davvero assurdo" mi dice sorridendo.
"E io che stavo a preoccuparmi", gli dico facendo per scendere imbronciata dalla macchina.
Ma lui mi trattiene per un braccio.
"Guarda che io ho davvero paura di perderti."
"Ma non ce n'è motivo" gli rispondo di getto, poi ci rifletto un attimo e continuo "anzi ripensandoci, un po' di paura di perdermi non può che farti bene. "
Lui ride, lascia il mio braccio e scende dalla macchina.

Al funerale del Supremo c'è davvero tantissima gente.
Era molto conosciuto nel mondo accademico.
So che non farà piacere a Claudio, ma io mi sento in dovere di andare a fare le condoglianze ad Arthur e Cordelia. Lui non mi dice niente, ma sento il suo sguardo bruciarmi mentre mi avvicino per salutarli.
Arthur sembra aver indossato una maschera.
Mi saluta in modo freddo e distaccato.
Cordelia è distrutta e mi abbraccia come se fosse priva di forze.
Poi guarda alle mie spalle e vede Claudio.
"Sei venuta qui con lui? Potevi anche evitare questo dolore ad Arthur" Mi dice.
Non mi aspettavo questo attacco da parte sua.
Ma è sconvolta dal dolore ed evidentemente non si rende conto di quello che dice.
"Ma veramente Cordelia c'è praticamente tutto l'istituto."
"Non ti preoccupare" interviene Arthur "ormai l"ho cancellata dalla mia vita, non mi importa con chi se ne va in giro." Mi guarda gelido, con odio. Ed è uno sguardo che non gli ho mai visto.
Al che io giro sui tacchi e me ne torno da dove sono venuta visibilmente risentita.
"Tutto bene?" Mi chiede Claudio.
"Sì" rispondo poco convinta.
"Sì certo, come no."

Al termine della cerimonia funebre, prendo Claudio per un braccio e gli chiedo di andare.
Lui mi guarda e annuisce.
"Senti. Dobbiamo per forza tornare al lavoro?"
"Non necessariamente. Che vuoi fare?"
"Ti va di fare una passeggiata da qualche parte? Ho bisogno di prendere un po' d'aria."
"Ok. Dove vuoi andare?"
"Non lo so. Ho bisogno di stare un po' fuori."
Claudio non mi chiede altro e parcheggia nei pressi di un parco che costeggia il Tevere nella prima periferia di Roma.
Dopo un po' che camminiamo finalmente parla.
"Si può sapere che ti ha detto per ridurti in questo stato?"
"Quale stato?"
Alza un sopracciglio e continua a camminare.
"Niente di importante. È solo che non pensavo che fosse arrivato ad odiarmi."
"Scusa cosa ti aspettavi? Soprattutto in un momento come questo?"
Fa una pausa.
"Ma soprattutto è così importante cosa pensa di te?" Comincio ad avvertire una mal celata insofferenza nelle sue parole.
"No. È che io pensavo potessimo rimanere..."
"Amici?"
"No. Non amici. Ma in rapporti... civili."
Ride.
"Sì.... giusto nel paese delle meraviglie può succedere."
Lo guardo risentita.
Lui capisce di essere stato indelicato e cambia atteggiamento.
Si blocca davanti a me, costringendomi a fermarmi.
Mi accarezza una guancia.
"Il mondo reale non è così. Tu lo hai respinto. Lui è ferito, risentito. Non é che io stia prendendo le sue difese, sia chiaro. Quello che penso di lui non cambia. Diciamo che posso capire come può sentirsi. E poi c'è un'altra cosa che devi sapere. Non si rimane mai in "rapporti civili" come dici tu. C'è sempre uno dei due che soffre di più. Si può fare finta. Ma nella realtà non esiste niente di civile quando ci si lascia."
"E fra te e Beatrice allora?"
"È passato un sacco di tempo, che ha mitigato tutto, e forse ha fatto anche capire ad entrambi che è meglio che sia andata così. Ma all'inizio altro che rappotti civili!"
Sorrido.
"Già devo dargli il tempo di smaltire la rabbia."
"Adesso però basta parlare di lui, la mia pazienza ha un limite. E tu la stai mettendo a dura prova."
"Sì basta. Hai ragione..... Grazie." Gli dico guardandolo negli occhi.
"Grazie di che?"
"Di avermi capita. O almeno di averci provato"
Mi risponde con uno di quei baci che fanno scomparire il mondo intorno a noi.
Ed io mi rendo conto di non desiderare davvero altro che stare con lui, ovunque questo mi possa portare.
E quando riapro gli occhi e mi guardo intorno lo vedo e mi incanto.
"Beh che c'è ora? Sei tornata nel "paese della meraviglie"?"
Si gira e anche lui lo vede.
Sul tronco di un albero è stato disegnato un cuore.
E dentro al cuore ci sono una A e una C.
"Mioddio Alice! Questo è veramente da "paese delle meraviglie!"
"Cosa?"
"Pensare che siano le nostre iniziali."
"Veramente questo è quello che hai pensato tu. Io invece ho pensato che, per nostro figlio, dovremo trovare un nome che inizi con la A. Così saranno le sue iniziali. Ma anche le nostre. Insomma la somma di noi due."
Mi guarda allibito.
"Credo che sia ora di tornare a casa."
"Perché?"
"Per lavorare a questo progetto da un punto di vista più... pratico."
"Ti ricordo che non è il giorno giusto."
"Accidenti. Me l'ero dimenticato!"
Mi mette un braccio sulle spalle e mi bacia la fronte, mentre ce ne torniamo insieme verso la macchina.
Ed io mi sento davvero un po' nel paese delle meraviglie.

L'allieva.... quattro anni dopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora