39. Vorrei che tu fossi felice

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Mi sveglio di soprassalto.
Guardo l'orologio.
Sono quasi le 6.
Avrò dormito sì e no 3 ore.
Un sonno agitato, dove i ricordi del passato si sono fusi con la mia ansia di ieri sera.
Mi giro verso Claudio.
Dorme a pancia sotto, con una mano allungata su di me.
Io rimango immobile per non svegliarlo.
Il silenzio e la tranquillità della nostra stanza, il suo bel viso rilassato e il suo respiro lento e regolare mi restituiscono un po' di pace.
Tutti i problemi, le insicurezze di ieri mi sembrano lontani e assurdi.
Ma so che prima o poi dovrò affrontarli seriamente.
L'unica certezza che ho è che non posso più pensare, per nessun motivo, di stare senza di lui.
Non abbiamo avuto la forza di riparlarne.
Stanotte niente aveva più importanza se non il fatto che potevamo abbracciarci, baciarci, stringerci forte l'uno all'altra per essere sicuri che eravamo di nuovo insieme.

Il volo 45370 della British Airways fortunatamente è stato rintracciato.
Dopo aver perso il contatto radio con la torre di controllo, il pilota è stato costretto ad un atterraggio di emergenza in una zona isolata.
C'è stato qualche ferito, qualcun'altro che si è sentito male per lo spavento, ma i passeggeri sono tutti vivi.
Sicuramente non prenderanno l'aereo per un po' e devo dire che anche a me è passata la voglia.
Quando abbiamo letto le notizie nella notte abbiamo tirato un sospiro di sollievo, come se in qualche modo la storia di quell'aereo ci riguardasse personalmente.
Io ho visto in faccia quelle mogli, quei figli, quei genitori che aspettavano notizie sui loro cari e, anche se per poco, sono stata una di loro.
Ho condiviso la loro ansia, il loro smarrimento, la loro sensazione di impotenza.

Claudio apre gli occhi.
Mi guarda in silenzio, come se si stesse sforzando di capire cosa mi passa per la testa.
Si gira verso di me.
Mi accarezza la pancia e poi mi bacia le labbra, piano, senza fretta.
Penso che potrei rimanere qui a baciarlo in questo modo per ore.
Ma lui non sembra dello stesso parere, perché i sui baci e le sue carezza diventano sempre più audaci.
"Claudio, sono quasi le 7, faremo tardi..."
"Io, dopo l'orario assurdo che ho fatto stanotte, posso anche permettermi di fare tardi. Per te non è mai stato un problema, mi pare...."
"Sai che sei veramente....."
"Sì?.... cosa?"
Ma non mi lascia rispondere.

"Perché non riesci a fidarti di me?" Mi chiede dolcemente mentre, ancora stretta a lui, mi godo il tepore delle coperte.
Ci penso un po' su, perché vorrei parlargli sinceramente e cercare di capire anch'io.
"Non lo so... forse perché non mi sembra possibile che tu abbia davvero voglia di stare solo con me"
"E cosa posso fare per convincerti che è così? Mi sembra di avertelo dimostrato in varie circostanze"
"Non lo so Claudio, davvero."
Rimaniamo in silenzio per un po', poi continuo.
"Temo che tu non possa farci molto in realtà. Credo che sia un problema mio."
"A dire il vero è anche mio quando te ne esci con delle piazzate come quella di ieri mattina"
Il suo tono è serio, ma non arrabbiato.
"Lo so, ho esagerato. Dovrò imparare a gestire le mie paure, e a non riversarle su di te."
"Potrebbe essere un inizio. Ma non è la soluzione. Il problema non è il fatto che le riversi su di me. Cioè, non nego che sia piuttosto spiacevole sentirsi sempre sotto accusa. Ma io vorrei che tu capissi che questo tuo timore è totalmente infondato. Io vorrei che tu fossi serena. Vorrei che tu fossi felice con me."
Lo guardo con gli occhi sgranati, incredula delle parole che ho appena sentito uscire dalla sua bocca.
Ma l'incanto è già finito.
Lui guarda l'orologio sospirando.
"Ecco, ora siamo veramente in mostruoso ritardo. Temo che dovremo continuare il discorso in un altro momento."
Mi accarezza una guancia e se ne va verso la doccia.
Io rimango lì per alcuni minuti, inebetita, a ripensare a quello che mi ha appena detto.

Fortunatamente la Boschi non è ancora arrivata, così non mi devo subire i suoi rimproveri per il mio ritardo.
Cerco di concludere un articolo noioso ed inutile che mi ha appioppato.
Alle 10 sono già al quarto caffè.
"Certo che Conforti non ti fa mica bene" mi dice Lara alla macchinetta.
La guardo malissimo.
"Ma grazie! Immagino che sia un modo per dire che ho un aspetto orribile!"
"Bè in effetti... Ma lui non era al congresso questo fine settimana? Potevi approfittarne per riposarti. Ah no.... ho capito, avete passato tutta la notte a recuperare il tempo perso!"
"Lara! ..... piantala!"
"A proposito hai sentito di quell'aereo in volo da Londra a Roma che non si sapeva che fine avesse fatto?"
"Già! Doveva essere il volo di Claudio. Fortunatamente l'ha perso, ma io questo l'ho scoperto solo dopo. Ho passato momenti terribili."
Lara mi guarda con gli occhi spalancati e increduli.
"Certo che voi due un po' di tranquillità mai eh!"
"Pare proprio che non ci sia concessa!"
"Così non avete il tempo di annoiarvi!"
"Guarda che ogni tanto mi annoierei volentieri!"

Sto cercando di concludere questo lavoro, ma oggi la concentrazione ha deciso di non concedermi la sua presenza.
'Vorrei che tu fossi felice con me'.
Queste parole continuano a risuonarmi in mente e mi fanno pensare a tante cose.
Io sono felice quando sono con lui.
Felice come non lo sono mai stata con nessuno.
Forse è proprio per questo che ho così tanta paura.
Ma evidentemente non riesco a trasmettergli la mia felicità.
Lui pensa che io non lo sia.
E poi, io mi sono mai chiesta se lui sia felice con me? No. In effetti no.
"Terra chiama Alice! Terra chiama Alice!"
Claudio è appoggiato allo stipite della porta.
"Scusa, ero sovrappensiero."
"Ma dai!"
"Hai bisogno di qualcosa?"
"Di te, sempre! Andiamo?"
Sorrido.
"Dove?"
"A casa, Alice, o pensi di trascorrere la notte qui?"
"No, ma che ore sono?"
"Le 7 passate."
Il pomeriggio è volato senza che io me ne sia resa conto. E così mi tolgo il camice ed esco insieme a Claudio.

"Vuoi cenare fuori?" Mi chiede mentre sta parcheggiando in garage.
"Ma, veramente sono cosi stanca che preferirei restare a casa"
"Concordo!"
Così mentre lui si fa la doccia, io guardo quello che c'è in frigo.
"Credo che dovremmo fare la spesa prima o poi" gli dico quando entra in cucina.
"Potrebbe essere una buona idea. Per il momento ordino due pizze."
Ecco, dopo la doccia, seduta sul divano in attesa delle pizze, mi sembra che tutte le forze mi stiano per abbandonare.
Ma i pensieri del pomeriggio mi tormentano.
"Claudio tu sei felice con me?"
Lui, che stava controllando un documento al computer, si gira a guardarmi, sorpreso.
Così gli spiego.
"Le tue parole di stamattina mi hanno fatto pensare. Io sono molto felice con te, ma credo di non avertelo mai fatto capire. Sono così felice che la paura che tutto possa finire mi fa essere a volte insopportabile. Ma credo di non essermi mai chiesta se anche tu sei felice con me."
Abbandona il computer e viene a sedersi vicino a me. Mi guarda intensamente.
"Alice, io non ho mai saputo cosa fosse la felicità, quella vera, prima di incontrare te."
Le lacrime cominciano ad affacciarsi ai miei occhi.
Ma lui rincara la dose.
"Non potrei stare con un'altra. Non avrebbe nessun senso. Nessuna mi ha mai fatto sentire come mi fai sentire tu. E non parlo solo del sesso. Parlo in generale, della vita." Scandisce le parole lentamente come se volesse scolpirle nella mia mente. "Capisco che possa essere difficile fidarsi di me ma, ti prego, provaci."
Mi prende il viso tra le mani continuando a fissarmi con quei suoi occhi color del mare.
Mi asciuga le lacrime e io annuisco, incapace di parlare.
Si butta sulle mie labbra.
"Ora basta piangere" mi dice continuando a baciarmi.
E in un attimo mi ritrovo sdraiata sotto di lui.
Lo stringo più forte che posso.
Vorrei davvero che capisse quanto sono felice con lui.
Lui continua ad accarezzarmi e a baciarmi.
Io inizio a sbottonargli la camicia.
In quel momento suonano alla porta.
"La pizza" dico, un po' delusa
"Resta lì, non ti muovere."
Liquida velocemente il portapizze, butta le scatole sul tavolo e torna velocemente verso di me, togliendosi la camicia.
"Quanto sei bella" mi dice guardandomi come se volesse mangiarmi con gli occhi.
"Tu di più"
Sorride.
"Questo è scontato" mi risponde giocando.
Prendo un cuscino e glielo lancio addosso.
Lui si butta su di me e mi immobilizza.
"Vuoi la guerra?" dice, iniziando a farmi il solletico.
"No, no, ti prego.... mi arrendo!"
"Sì ma così non c'è gusto però!"
Ci fermiamo a guardarci negli occhi, entrambi con il fiatone.
"Credo che la pizza dovrà aspettare"
"Credo anch'io"
E così veniamo di nuovo travolti dalla passione.
Quando, esausti e soddisfatti, ci ritroviamo abbracciati l'uno all'altra su un divano un po' troppo stretto, mi chiede a briciapelo:
"Quindi, sei felice?"
"Immensamente"
"Ma io di più."
Vorrei dirgli che lo amo da impazzire.
Ma ho sempre paura che si senta in dovere di dirmelo anche lui.
E quindi me lo tengo per me.
Anche se in realtà credo che lui lo sappia.
"Lo sono un po' meno di mangiare la pizza fredda. Ma mi accontenterò" dice lui riportandomi alla realtà delle esigenze fisiologiche fondamentali.
In effetti l'ora di cena è passata da un pezzo ormai.

L'allieva.... quattro anni dopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora