36. Non soffocare i sentimenti

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"Sono qui da abbastanza tempo da aver sentito tutto"
"Hai origliato?"
Non sono arrabbiata.
Sono stupita.
Non me lo sarei mai aspettato da lui.
Cioè è una cosa che avrei potuto fare io, ma lui no.
"Sì, e sono felice di averlo fatto. Ho tremato quando la tua amata collega mi ha detto che stavi parlando con un ragazzo. Dalla sua descrizione ho capito perfettamente chi poteva essere. E così, sì l'ho fatto. Ho origliato. Non l'avevo mai fatto in vita mia. Ti rendi conto di come mi hai ridotto? A dire il vero, per come urlavate, vi avrei sentito anche se non avessi voluto."
"Claudio io non...."
"Lasciami finire. Ho avuto paura che tu ricadessi nel vortice dei tuoi dubbi e dei tuoi sensi di colpa. Temevo che questo momento prima o poi sarebbe arrivato. Insomma ho sempre pensato che Malcomess junior fosse un idiota ma non cosi tanto da rinunciare a te senza lottare. Non pensavo che avesse la faccia tosta di presentarsi qui però e di dirti quello che ti ha detto. Ma in fondo lo capisco. Anche io avrei fatto di tutto per riaverti." Mi guarda intensamente, poi continua.
"Ma la tua risposta è stata ...."
Sembra non trovare le parole per finire la frase.
E così la finisco io.
"La verità Claudio. Quello che gli ho detto è solo la verità."
Sorride.
"Sai è bello sapere che la persona che hai vicino ti ama, e questo io l'ho scoperto con te, come tante altre cose in realtà. Ma sentirtelo dire a lui... è stato.... bè.... non era scontato che lo facessi, ecco."
Stavolta sono io a baciarlo. Lui mi stringe. E io ne sono sempre più convinta. Con nessuno ho mai provato quello che mi fa provare lui, nel bene e nel male.

Claudio ha appuntamento con suo padre o, come dice lui, con quello che dice di esserlo.
Io so che non dovrei, ma è più forte di me.
In fondo non ho chiesto io di essere coinvolta in questa storia.
Sono loro che hanno deciso di mettermi in mezzo.
E così vado da sua madre.
La trovo in camera sua, affacciata alla finestra, con lo sguardo perso nel vuoto.
Quando mi vede mi sorride.
È stanca, si vede che questa storia la sta sfinendo.
"Alice, vieni accomodati".
Io mi avvicino e mi siedo vicino a lei. Sembra uno scricciolo indifeso.
Mi fa tenerezza.
"Mi scusi, non vorrei disturbarla."
In realtà non so nemmeno cosa dirle.
"Nessun disturbo."
Un lungo silenzio carico di imbarazzo, che lei rompe con la voce tremante.
"Come sta Claudio?"
"È difficile da dire. Lui non parla molto dei suoi sentimenti".
Lei sospira.
"Lo so. È sempre stato così, chiuso in se stesso. A dire il vero nemmeno io sono mai stata molto brava ad aprirmi con i miei figli."
Torna a fissare il vuoto.
"Tu penserai che sono stata una pessima madre e probabilmente è così... "
"No no.... assolutamente. Io penso che lei abbia sofferto molto. E che lo abbia fatto perché pensava che fosse la cosa migliore per i suoi figli."
"Ho sbagliato tutto Alice, ma.... ho avuto paura. Vittorio beveva. Quando ha scoperto la verità è diventato violento. Mi ha detto che gli avrebbe fatto del male se suo fratello non fosse sparito dalla nostra vita. E così io gli ho chiesto di andare via, di non cercarci più, di dimenticarsi di noi. È stato un inferno per me. Io lo amavo. Ma Claudio era più importante. Ho pensato che fosse meglio così. E ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Perchè lui ha continuato a picchiarci, a trattarci male. Io pensavo che, col tempo, gli sarebbe passata, che sarebbe cambiato. Ma non è stato così, finché non è intervenuto Antonio.
Il pianto ha il sopravvento.
"Lei ha pensato di fare la cosa migliore. Ma perchè a quel punto, quando Vittorio se n'è andato, non gli avete detto la verità?"
"Non ne ho avuto il coraggio. Ho pensato che sarebbe stato troppo difficile da accettare. Ho pensato di aspettare che crescessero entrambi. E così ho lasciato correre gli anni."
Sospira. Sembra sofferente.
"Non farlo mai Alice. Non soffocare i tuoi sentimenti. Per nessuna ragione al mondo. Perché, per qualunque motivo tu lo faccia, non otterrai mai nulla di buono" mi dice in lacrime.
La sofferenza di questa donna, repressa per tanto tempo, sta venendo fuori con troppa forza.
La vedo impallidire.
"Signora Lucia! Non si sente bene?"
Non mi risponde più.
La faccio stendere e chiamo qualcuno che mi aiuti.
"Lucia mi sente?"
"Chiamate un'ambulanza!" Gridò in corridoio sperando che qualcuno mi senta.
Intanto le sento il polso, è debole ma c'è.
È pallida ed ha la fronte imperlata di sudore.
Nel frattempo arriva un'inserviente della clinica.
"Ha chiamato un'ambulanza?"
"Sì ma che succede?"
"Un abbassamento di pressione credo ma meglio andare sul sicuro."
In effetti Lucia comincia a riprendere colore e a svegliarsi.
In quel momento entra Claudio.
"Che succede?" Chiede ancor prima di entrare con tono trafelato.
"E tu? Che ci fai qui?"
"Claudio! Stavamo parlando quando ha avuto un malore. Ma va già meglio. Ho fatto chiamare un'ambulanza comunque. Sarà qui a momenti."
Mi guarda con disappunto.
"Spostati" mi dice brusco, con uno sguardo che mi fa capire chiaramente che non è stato per niente contento di trovarmi qui.
"Ma io non..."
"Tu non...? Non ti fai mai i fatti tuoi vero?" Mi dice fulminandomi con lo sguardo.
"Mamma? Come stai?" Gli sento dire mentre mi allontano.
È incredibile come riesca a passare da dirmi, anche se a modo suo, che mi ama a trattarmi come se fossi la persona che odia di più al mondo.
A volte mi sembra di avere a che fare con due persone diverse.
E, anche se ormai lo conosco, non riesco a non rimanerci male.

E così, invece di andare a casa, passo da Silvia che come sempre deve sorbirsi i miei lamenti.
"Alice, lo hai sempre saputo che non ha un carattere facile".
"Ma io pensavo che, maturando i suoi sentimenti per me, sarebbe stato diverso".
"Il tuo problema è che ti aspetti sempre che le persone cambino. È stato così con Arthur ed ora è cosi con Claudio. Ed in parte può anche succedere. E mi sembra anche che lui ce la stia mettendo tutta. Ma il punto non è questo."
Scuote la testa. 
"Tu devi capire fino a che punto sei disposta ad accettarlo così com'è. Con i suoi lati oscuri, con le sue sfuriate, con la sua difficoltà a condividere la sua vita fino in fondo."
"E poi chiediti anche quanto sei disposta a cambiare tu per lui. A smetterla di intrometterti dove lui non vorrebbe, o quando lui non vorrebbe. A smetterla di chiedergli conferme per un futuro che non riesce ancora a programmare."
Io non riesco a controbattere. Perché in fondo so che, almeno in parte, ha ragione. 
"Sinceramente mi sembra che sia lui quello che ha fatto più passi verso di te. E se a volte, in situazioni di stress come quella che sta vivendo ora, esagera un po' forse è anche comprensibile."
"Tu lo capisci proprio bene. Sareste perfetti insieme!" Le rispondo sarcastica.
Lei ride. Ma io non ho per niente voglia di scherzare.
"Siamo troppo uguali io e lui. Non andremmo da nessuna parte. Però devo dire che per una notte o due...."
"Piantala Silvia!" Ora ridiamo.
"Comunque ora credo che tu debba tornare a casa. Sono quasi le nove."
"Non mi va di affrontarlo."
"Non fare la bambina, Alice."
In quel momento mi squilla il cellulare.
"È lui!"
"Che aspetti? Rispondi no!"
"Ciao Claudio." Dico con voce incerta.
"Dove sei?"
"Da Silvia."
"Mm e pensi di tornare a casa o devo venirti a prendere io?
"Torno da sola"
"Bene ma sbrigati" e chiude la telefonata senza aggiungere altro.
"Vedi, magari esagera, si infuria ma poi è sempre lui a fare il primo passo verso di te."
"Già. Ma è così difficile stargli vicino in certi momenti."
"Questo lo hai sempre saputo. Poi diciamo che sa compensare bene in altri momenti. O mi sbaglio?"
"Basta! Silvia sei davvero impossibile!"
"Adesso vai. Salutamelo e digli che ha tutta la mia comprensione!"
"Bell'amica che ho!" Le dico scherzando.
Perché lei è davvero l'unica che riesce a farmi tornare coi piedi per terra quando la mia fantasia mi porta troppo lontano e mi fa perdere il contatto con la realtà.
Vado verso casa.
Pensare di dover discutere con lui mi mette ansia.
È stata una lunga e difficile giornata.
E mi piacerebbe tanto che fosse finita.
In questo momento vorrei non essere andata a vivere da Claudio.
Vorrei tornare a casa mia e rinchiudermi nella mia stanza a sciogliere la tensione in un bel pianto liberatorio e in una vaschetta di geato prima di cedere al sonno.
E invece sono qui, fuori dal portone di questa mia nuova casa, senza nessuna voglia di aprirlo.
Ma improvvisamente si apre dall'interno.
Claudio mi guarda e sospira.
Difficile capire il significato di quel sospiro. Potrebbe essere "Ma cosa devo fare con te" oppure "mi tocca sopportare di averti tra i piedi anche se non ne ho voglia" oppure magari anche "sei arrivata finalmente".
Mi prende per mano e mi porta dentro, guardandomi negli occhi.
Chiude il portone e mi ritrovo intrappolata tra lui ed il portone stesso.
Mi fissa senza dire una parola.
"Come sta tua madre?" Gli chiedo con un filo di voce.
Lui non mi risponde ma continua a fissarmi.
Non so cosa gli passi per la testa.
"Claudio?"
"Sssh!"
Si avvicina ancora di più e appoggia le sue labbra sulle mie. Siamo entrambi tesi, rigidi. Ma bastano pochi secondi e il contatto tra le nostre labbra fa sciogliere tutta la tensione molto meglio di qualsiasi vaschetta di gelato.
Il bacio che segue sembra voler dire "sei arrivata finalmente". Ma chissà.
Comunque i baci diventano due, dieci, difficile capire dove finisce uno e dove inizia l'altro.
Mi toglie la borsa dalla mano per farla cadere per terra. La stessa sorte tocca alla mia giacca. Poi mi solleva e senza smettere di baciarmi mi porta in camera.
Io vorrei dirgli che non si può risolvere sempre tutto in questo modo, ma non riesco a staccarmi da lui.
È più forte di me.
Lui mi travolge.
Mi fa dimenticare tutto.
Come ha detto Silvia, sa compensare molto bene i momenti difficili.

L'allieva.... quattro anni dopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora