42. Passare da piangere a ridere

9K 155 44
                                    

Dopo una notte agitata, mi alzo all'alba.
Claudio sta ancora dormendo.
Beato lui che ci riesce.
Io voglio andare a fare questi maledetti esami, ma soprattutto non ho voglia di parlare con lui.
Così dopo il prelievo, sono la prima ad arrivare in Istituto.
È successo poche volte, ma devo dire che è piacevole arrivare presto e godersi il silenzio e la pace prima del caos quotidiano.
Poco dopo arriva Claudio.
"Ah sei qui!"
Annuisco.
"Come mai te ne sei andata cosi presto stamattina?
"Per eseguire gli ordini." Rispondo io gelida.
"Vieni a fare colazione, dai." Mi dice lui, tenero.
"No grazie. L'ho già fatta."
Rimane un momento immobile a guardarmi, poi si gira e se ne va.
Non lo rivedo per tutta la giornata.
E questo mi da modo di smaltire la rabbia, anche perché mi toccherà tornare a casa, prima o poi, e affrontarlo.
Io sono sicura di non essere incinta.
Non è questo che mi preoccupa.
Ma le sue reazioni quando si sfiora, anche per sbaglio, l'argomento sono davvero eccessive e questo mi fa paura.
Perchè so che prima o poi io lo vorrò un figlio da lui.
Ora è presto.
Non sarebbe il momento giusto probabilmente.
Ma prima o poi verrà.
E allora?
Come faremo a conciliare le nostre posizioni così distanti in proposito?

Pranzo con Silvia.
"Cosa c'è che non va Alice? Proprio non riesci ad essere felice?"
"Non lo so. Ci sono momenti in cui sono talmente felice che mi sembra che mi scoppi il cuore. Ma sono momenti. Poi c'è sempre qualcosa che rovina tutto."
"Che cosa?"
"Qualcosa che dice, o un suo comportamento che mi fa tornare alla realtà."
"E qual è la realtà?"
"Che siamo troppo diversi."
"Alice, il vissero per sempre felici e contenti esiste solo nelle favole! La vita reale è diversa, è fatta di incontri e scontri, di compromessi, di felicità certo, ma anche di problemi da risolvere giorno per giorno."
"E se non fosse possibile arrivare ad un compromesso? Se quello che ci divide fosse qualcosa di troppo importante?"
"Che succede Alice? Ti ha detto che non vuole un matrimonio da favola con la carrozza e i cavalli bianchi?" mi dice ridendo.
"Silvia non prendermi in giro. Non sono così stupida. Lui e il matrimonio sono due realtà inconciliabili. Ma questo sono disposta a tollerarlo, anche se mi costa molto. L'importante è state insieme."
"E allora qual è il problema?"
"L'argomento figli."
"Seriamente? Tu vorresti davvero un figlio ora? Non ti sembra in po'..... presto?"
"Silvia, non dico proprio ora, anche se, se dovesse succedere, non sarebbe di certo una tragedia. Però sono sicura che prima o poi lo vorrò. Lui invece appena si sfiora l'argomento, anche di striscio, và nel panico."
"Alice, dagli tempo. Mi sembra che già sia passato da non volere una relazione seria alla convivenza in tempi da record. Arriverà il momento in cui cambierà idea anche su questo."
"Io non credo. È  proprio allergico all'argomento."
"Quindi che vuoi fare?"
"Non lo so"
Stiamo in silenzio per un lungo periodo di tempo.
"Alice, non fare stupidaggini. Claudio ti ama. Questo ormai lo sai. Con nessuno sei mai stata come stai con lui."
"Certo che lo so. Ma so anche" mi costa tantissimo ammetterlo "che non mi potrà bastare per sempre, che voglio una famiglia. E questa cosa lui proprio non la concepisce."
Silvia scuote il capo.
"Ora devo andare." La mia pausa pranzo è finita.
"Bene, ma promettimi che non farai niente di avventato".
Annuisco poco convinta e me ne torno in Istituto.

Mi sento a disagio.
Non so come comportarmi con Claudio.
Non ho nessuna voglia di parlargli.
Per quanto io lo ami, non riesco a far finta di niente.
Ma, come ha detto Silvia, non voglio prendere decisioni di cui mi potrei pentire.
"Vieni a casa con me?" Mi chiede Claudio, prima di uscire, con un tono di voce incerto, che non gli riconosco. È serio, ma non arrabbiato.
Direi più preoccupato.
Probabilmente è preoccupato per gli esami.
Annuisco e mi preparo per uscire.
Lui mi segue con lo sguardo ed esce con me.
In macchina nessuno dei due dice una parola.
L'atmosfera è tesa.
Una volta entrati in casa, Claudio chiude la porta, mi prende per un braccio e mi blocca contro il muro.
È serio, ma mi parla dolcemente.
"Vieni qui. Facciamo pace."
Mi prende il viso tra le mani e mi bacia con tenerezza.
Ma io, per la prima volta, mi sento quasi indifferente ai suoi baci.
Non riesco a distogliere la mente dal groviglio di pensieri che la affollano.
Lui si accorge della mia ritrosia e si allontana, ferito.

L'allieva.... quattro anni dopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora