Capitolo 11

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Al suono di quelle parole, mi bloccai, come paralizzata. Non potevo e non volevo crederci. Mi alzai scatto dal divano e, con tutta l' agilità che una ragazza con le stampelle può avere, mi diressi verso la porta, non avevo nessuna intenzione di passare un' altro minuto in quella stanza. Non mi importava se le mie amiche avevano speso delle ore per acconciarmi e truccarmi, e non mi interessava nemmeno il fatto che avevo indossato un vestito meraviglioso per neanche un' ora; adesso non ero intenzionata a stare a meno di cento metri di distanza dal Malfoy. Percorsi la stessa strada che avevo fatto non molto tempo prima e quando arrivai davanti al ritratto della Signora Grassa avevo il respiro affannato, la gamba dolorante e tremavo dalla testa ai piedi per la rabbia e la frustrazione e forse anche un po' dalla tristezza. Pronunciai la parola d' ordine ignorando i borbottii del quadro e mi diressi verso la mia stanza, decisa a levarmi tutto di dosso, per mettermi più comoda. Una volta arrivata, mi tolsi le scarpe e il vestito, poi mi misi una maglietta che un tempo era appartenuta ad Albus e poi mi lanciai letteralmente sul letto, sempre stando attenta a non farmi del male alla gamba già ferita. Non mi ero struccata né disfatta i capelli, perché le mie amiche avevano impiegato molto tempo per domare i miei ricci ribelli e convincermi a truccarmi, e mi dispiaceva mettere fine al loro lavoro così presto. Cercai di sistemarmi come meglio potevo sul letto, e, appena mi sentii più comoda, tutti i ricordi di quegli attimi precedenti mi balenarono nella mente. Non potevo credere di essere caduta nella trappola di Malfoy, ma in fondo avrei dovuto aspettarmelo, lui non faceva mai il carino con nessuna, era più il tipo da una botta e via, non si preoccupava dei sentimenti di nessuno, forse solo di quelli di Albus, che era il suo migliore amico. Mi maledissi, per essere stata così ingenua dal credere che lui potesse anche solo comportarsi come una persona normale e mi maledissi per aver provato anche solo una piccola emozione che non fosse odio, in sua presenza. Cominciai ad urlarmi contro mentalmente, per essere stata così stupida da pensare che lui potesse provare qualcosa per me, fino ad arrivare a baciarmi e mi detti dell' idiota perché io avevo pure risposto a quel bacio, sperando, anche se non l' avrei mai ammesso, che lui fosse veramente cambiato. Probabilmente a causa della delusione e della frustrazione provocata da quella improvvisa presa della verità, le lacrime cominciarono a rigarmi il viso e presto mi ritrovai a singhiozzare disperata, non tanto per il fatto che lui avesse giocato con i miei sentimenti, ma perché io gli avevo creduto e gli avevo dato corsa, mentre lui faceva solo buon viso a cattivo gioco. Ero arrabbiata con me stessa e mi promisi in quello stesso istante che non avrei mai più creduto ad una singola parola che sarebbe uscita dalla sua bocca.
Continuai a piangere, fregandomene del trucco che colava sulle mie guance o dei capelli ormai scompigliati a causa del fatto che ci avevo continuamente passato le mani, in preda alle lacrime. Ogni volta che sembravo sul punto di smettere di piangere, i ricordi riaffioravano ed io ricadevo in preda alla malinconia.

Non so esattamente quanto tempo più tardi, Lydia fece la sua comparsa nella stanza, leggermente ubriaca, ma abbastanza sobria da accorgersi di me e del mio stato di indecenza. La sua espressione mutò dall' allegro-post-festa al migliore-amica-in-difficoltà-emotiva, quando notò il trucco sbavato, la maglia da barbona come unico indumento coprente e i capelli sparati in ogni direzione. Mi rivolse un' occhiata triste, per poi dirigersi in bagno per cambiarsi e struccarsi, tornando in stanza con un aspetto molto più comodo, ma rimanendo comunque molto bella. Mi si avvicinò, si sedette sul mio letto, per poi prendermi fra le sue braccia e stringermi in un lungo abbraccio. Quando lei mi abbracciava mi sentivo più al sicuro, sarei stata in quella posizione per ore, i suoi abbracci avevano la capacità di curare ogni ferita, ma in questo caso io scoppiai ancora di più a piangere e a singhiozzare. Lei, allora, mi strinse ancora più a se, sussurrandomi parole rincuoranti all' orecchio, per poi farmi sdraiare sulle sue gambe, cominciando ad accarezzarmi i capelli dolcemente, proprio come farebbe una mamma. Dopo svariati minuti in cui rimanemmo in silenzio, lei presa a tranquillizzarmi e io sempre a piangere, mi domandò:- Rosie, cos' è successo? Perché sei sparita? Non ti trovavamo più, Scorpius era preoccupato.- Io sospirai e poi mi lasciai sfuggire una risata ironica, che assomigliava molto di più a un verso animale, per poi rispondere:- Semplice, me ne sono andata, non avevo voglia di stare nella stessa stanza di quel verme.- Lei mi guardò interrogativa, così ripresi:- Mentre il signorino testa-platinata, era a prendere da bere, Nott mi si è avvicinato e mi ha detto che Malfoy si stava comportando così con me solo per una scommessa. Mi ha baciata e ha fatto il carino, solo per una fottutissima scommessa, probabilmente per riuscire a portarmi a letto, dato che sono praticamente l' unica ragazza che ancora non si è fatto.- conclusi, mentre delle lacrime fuggitive mi solcavano le guance. Lei ascoltò tutto il discorso e poi mi chiese:- Tu sei sicura che Nott abbia detto la verità, insomma non so quanto ci si possa fidare di uno come lui...- Io la guardai con occhi spenti e risposi:- Era un po' ubriaco, ma sono sicurissima che stesse dicendo la verità. Forse non era sua intenzione divulgare quella informazione, ma non era una balla inventata al momento solo per farmi arrabbiare.- Lei annuì convinta della mia spiegazione e poi mi rispose:- Bene, da adesso ha inizio l' operazione vendichiamoci di Malfoy. Gliela faremo pagare in un modo che non si dimenticherà nemmeno tra 80 anni.- Io sorrisi automaticamente e poi le dissi:- D' accordo, ma domani mattina voglio vedermela da sola con lui.- avevo un piano brillante che, sono sicura, sommato a quello che le mie migliori amiche avrebbero orchestrato, gli avrebbe impartito una bella lezione, perché nessuno si prende gioco di Rose Weasley e poi la passa liscia. Lydia annuì in risposta e poi entrambe andammo a letto, troppo stanche per fare qualsiasi altra cosa.

***

Il mattino seguente la sveglia suonò, interrompendo i miei sogni allegri di gatti con il maglione di nonna Molly che mangiavano i capelli di mio cugino James. Mi alzai di malavoglia, soprattutto dopo che i ricordi della sera mi tornarono in mente, ma mi feci coraggio e andai in bagno per lavarmi e prepararmi alla giornata che mi attendeva. Quando fummo tutte pronte, scendemmo in Sala Grande, dove raccontai a Dominique e Lily l' accaduto della sera precedente. Loro concordarono con Lydia sul doversi assolutamente vendicare del biondo, ma mi lasciarono comunque la disponibilità di vendicarmi da sola quella mattina. Appena finimmo di mangiare ci dirigemmo verso l' aula di Incantesimi; ero felice di poter camminare di nuovo sulle mie gambe, senza dover fare affidamento su quelle maledettissime stampelle, benché ancora zoppicassi. Una volta arrivate davanti alla porta dell' aula, una figura alta, muscolosa e decisamente troppo bionda per poter appartenere alla mia famiglia mi si parò di fronte, bloccandomi la strada. Alzai lo sguardo, cercando di mantenere uno sguardo distaccato, poi alzai le sopracciglia e dissi:- Malfoy, levati, mi blocchi il passaggio.- Lui mi osservò attentamente per poi dire:- Rose, dove diavolo sei finita ieri sera? Ti ho cercata ovunque, mi hai fatto preoccupare.- Io mantenni lo sguardo sui suoi occhi, senza, però, guardarli veramente e risposi:-Oh, vediamo, me ne sono andata dopo che sono venuta a conoscenza del fatto che tu, lurido di un Malfoy, hai scommesso su di me!- sbottai, ora seriamente irritata. Lui spalancò gli occhi, poi aprì la bocca per parlare, ma non riuscì a pronunciare che qualche verso. Io assunsi un' espressione schifata e poi aggiunsi:- Complimenti, non sai nemmeno scusarti o più semplicemente spiegare i fatti. Mi fai schifo, Malfoy. Non provare a rivolgermi mai più la parola, sono stata chiara?- Detto questo, feci partire il mio pugno destro, che andò a scontarsi proprio contro il naso del platinato, rompendoglielo e facendo sgorgare il sangue. Mia mamma, sarebbe stata fiera di questa mia azione. Lui assunse un' espressione più che stupita, forse non si aspettava che lo colpissi, ma poco mi importava, gli avevo fatto del male e questa era l' unica cosa che mi interessava. Sorrisi soddisfatta del mio lavoro, e poi lo oltrepassai, diretta la mio banco, sotto lo sguardo incredulo di tutti. Aveva avuto la lezione che si meritava ed io avevo ufficialmente chiuso con lui.

So bad , So good - Scorose Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora