Bad Things.

Capitolo 15

“Oh mio Dio. È troppo divertente la sua faccia, sei un genio! Sei proprio un genio!” esclamò Kylie continuando a ridere per la foto di Smith a terra.

Justin era arrabbiato a morte con me e Jacob, appena aveva capito che mi aveva fatta andare nel loro covo da sola, aveva richiesto di parlarci in privato. Proprio per questo, Kylie e le altre ragazze mi avevano invitato ad andare a vedere le loro stanze.

“Grazie. Ho pensato che vi sarebbe stata utile come foto, insomma, chi non riderebbe ─ risposi, ─ Quanto ci mettono? Sarà da dieci minuti che stanno discutendo”

“Credo che stiano parlando di te, Jacob ti vuole fortemente qui. E anche noi. Se solo non fosse per Justin, non so cos'abbia ma ogni volta che si fa il tuo nome si innervosisce...” mi spiegò Madelaine.

Deglutii.

“Non penso di stargli simpatica, gli sto rovinando la vita, posso capirlo” giocai con le tasche dei miei pantaloni.

“Scherzi, vero? Secondo me è cotto, Justin non è mai così. Quando odia una persona non fa altro che parlarne, invece, quando gli piace, vuole tenersela solo per sé. Penso sia geloso di Jacob, stavate insieme, infondo” disse Kylie.

Prima che potessi risponderle, Justin entrò nella stanza.

“Puoi venire un attimo?” chiese quasi gentilmente, come se mi stesse chiedendo scusa nel suo modo. Annuii e lo raggiunsi.

“Vi lascio soli” sussurrò Jacob e questo suo essere triste mi fece rabbrividire. Ero preuccupata, molto.

“Allora, ci ho riflettuto e penso che la cosa migliore per entrambi sia dividere le nostre strade. Tu non puoi fare parte di questo gruppo, tu non sei questo...tu sei i libri che leggi e le cose che dici, non un'assassina. Ti ringrazio, davvero. Hai fatto molto per me” disse con una freddezza che metteva paura.

Il mio cuore si spezzò in due parti, sentivo che le gambe sarebbero cedute da un momento all'altro, che fra poco il mio viso sarebbe stato riempito da una valanga di lacrime e che no, non poteva essere vero. Justin non poteva aver detto una cosa simile.

“Dimentica tutto. Quello che sai, quello che c'è stato e quello che hai fatto” aggiunse.

“Baci compresi?” osai chiedergli, non me ne fregava più niente di rendermi ridicola, volevo sapere se per lui io non ero contata niente.

“Baci compresi” affermò.

“Okay” sussurrai per poi andarmene, con gli occhi pieni zeppi di lacrime.

La testa stava proiettando un mix di momenti che avevamo passato insieme che non potevano essere dimenticati, intanto la mia vista diventava sempre più offuscata. Chiusi la porta alle mie spalle cominciando a sentire freddo, ma non aveva importanza. Non era questo quello a cui stavo pensando.

Non sapevo cosa mi stesse prendendo o cosa provavo per lui, ma quanto stavamo insieme, non sapevo perché, ma mi sentivo come se potevo mangiare le nuvole. Tutto acquisiva un'importanza minima e c'eravamo solo noi due, evidentemente non valeva lo stesso per lui.

Piangendo come una dodicenne alla sua prima cotta, mi incamminai verso casa. Una passeggiata mi avrebbe fatto bene, respirare aria fresca mi avrebbe aiutata a tornare ad avere un respiro regolare. Dovevo finirla.

È tutto finito, pensai, e me lo repiti più volte, per circa un chilometro di strada, finché una voce proveniente da un'automobile non rapì la mia attenzione.

“Vuoi un passaggio?”

Mi voltai di scatto, incontrando gli occhi scuri di Shawn. Aveva le mani sul volante e mi stava guardando dolcemente.

“Ho sbagliato tutto. Lo so, Bella. Non serve che me lo ripeti. Mi dispiace di averti persa di vista” si scusò.

“Dammi una seconda chance” aggiunse, casa mia era lontana ed io avevo freddo, in più non ero poi così lucida. Non potei fare a meno di accettare.

Tirando su con il naso aprii la portiera, per poi entrare e mettere la cintura.

“Non farlo mai più, Shawn. Non voglio tornare su questa strada, no” lo guardai continuando a piangere.

“Mai più” e la sua mano finì sopra la mia per darmi forza.

È tutto finito.