Capitolo 17

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La serata della festa di compleanno di Michael continuò ad evolversi, riempendosi di gente. Conoscevo a malapena un quarto di loro e, dopo essere tornata amica di Shawn, avevo stretto amicizia con sacco di persone. Alcune fra queste erano Niall e Rebecca, due fratelli gemelli dai capelli biondi e gli occhi azzurri, con cui stato parlando proprio in quel momento.

"Ma allora, tu e Lily? Come va?" chiesi a Niall dandogli delle gomitate divertita.

"La storia non procede, sono sicuro di piacerle ma odia dimostrarlo. È troppo orgogliosa per fare lei il primo passo" scosse la testa.

"Ogni donna lo è. È l'uomo che deve fare sempre il primo passo, è così che funziona. Quindi, muovi le chiappe e fa a parlarle che ti sta mangiando con gli occhi da quando è arrivata" lo incitai a parlarle.

Lui si alzò sospirando ed io e Rebecca gli dedicammo un sorriso donatore di positività, poteva farcela.

"Sei così brava a dare consigli, Bella. Peccato che quando si tratta di te è vuoto. Come fa una ragazza come te ad essere single? I ragazzi ti salteranno addosso immagino" pronunciò le ultime frasi ironicamente.

"Io gli uomini li spavento" affermai decisa.

"Allora non sono uomini. Gli uomini non si fanno spaventare da due occhi come i tuoi, tutt'altro" mi fece riflettere.

Rebecca era una bellissima ragazza e infatti era fidanzata da qualche mese con un ragazzo che frequentava il collage. Sembrava che le cose fossero piuttosto serie tra i due, nonostante la loro giovane età. Ah, l'amore.

"Non sono alla ricerca di qualcuno, io ho Shawn al mio fianco" mi alzai tenendo le mani in tasca.

"Che c'entra? Shawn è come un fratello per te. Io ho Niall e anche un fidanzato, non significa niente" tirò fuori una sigaretta dal suo pacco e lo avvicinò a me per prenderne una, lo feci.

"Non mi serve qualcuno, posso benissimo farcela da sola ad affrontare ciò che la vita mi preserva. E non capisco perché bisogna essere per forza fidanzati. Io sto bene così" quasi mi alterai.

Fumai nervosamente seduta sugli scalini esterni al portone, immersa nella mia solitudine irreale, nonostante fossi piena di amici non c'era nessuno che potesse aiutarmi. Justin era quel tipo di persona che non potevi descrivere, che viveva in una realtà che non potevo raccontare. Avevo bisogno di sfogarmi e le sigarette non bastavano più. Stavo viaggiando con la mente molto più di quello che sarebbe stato auspicabile in questi casi. Mi intossicavo l'organismo nella speranza di soffocare anche quella tremenda sensazione di essere stata presa in giro da Justin.

"Sei pensierosa, che succede? Tu parli poco, ma quello che dici, per quanto breve, vale più di mille parole" la profondità di Rebecca quasi mi rapì. Lei sapeva leggerle le persone.

"Niente, stavo solo pensando. Sai, è impossibile non pensare" finsi un sorriso.

"Tu non la racconti giusta. Puoi parlare con me di qualsiasi cosa, credevo che tu l'avessi capito" si avvicinò al mio corpo esile cercando in tutti i modi, restando nella sua delicatezza, di strappare via dalla mia testa tutti i pensieri che c'erano.

"Non è niente, lo giuro. È solo che...guardali, i giovani, io non capisco come facciano ad essere sempre così raggianti e felici. Come si a nascondere il proprio umore?" le chiesi.

"Non si può. Fa parte del carattere, fingere di star bene ma non sembrare affatto a posto. Come nel tuo caso. Non sei una brava attrice, Bella..." rispose.

Silenzio.

"Che ne dici, andiamo a farci un altro bagno?" domandò alzandosi in piedi per poi rimanere in costume.

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