Capitolo 18

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Shawn era irritante, troppo protettivo nei miei confronti e addirittura pretenzioso dalla sera precedente, solo perché me n'ero andata via senza preavviso e non mi ero fatta accompagnare da lui a casa. Sembrava un inferno passare anche solo un ultimo secondo con lui, volevo farlo stare zitto ma non potevo perché doveva darmi un passaggio.

"Bella, capiscilo e non fare così. E poi con chi sei andata via? Cazzo, ma perché non me lo vuoi dire? Potevi comunque avvisarmi, mi sono preuccupato un sacco! Rebecca poi ha detto che eri strana l'ultima volta che ti ha vista, immagina come ci sono rimasto" continuò ad assillarmi.

"Devi farti un po' di affari tuoi, Shawn" sistemai lo zaino su una spalla e quando alzai lo sguardo incontrai i suoi occhi. Justin.

"Possiamo parlare?" chiese, ormai mi ero abituata a questo strano modo di comportarsi con me.

"Ti aspetto al parcheggio" Shawn capì la situazione e ci lasciò soli.

"Volevo ringraziarti, sai, Kylie e Kendall ti sono molto riconoscenti. E lo sono pure io. Volevo dirti un'altra cosa oltre questa.." si grattò nervosamente la nuca.

Lo guardai come per incitarlo a sputare il rospo, a braccia conserte.

"Io non sono nessuno per dirtelo, ma stai alla larga da Gerald. È pessimo con le donne, le tratta male, non sei fatta per lui"

"Oh mio Dio. Ma cos'avete tutti oggi? Devo sempre sentirmi dire cosa devo e non devo fare? Sai, Justin, ti ho fatto un favore e tu devi ripagarmelo. Ti chiedo quindi di rispettare ogni scelta che farò nella mia vita e di non fare il protettivo quando sei tu l'unica persona da cui devo stare lontana" sbottai.

Guardai nella sua direzione per un attimo, aveva la mascella serrata per la rabbia, non poteva abbindolarmi come voleva. Lui non aveva alcun diretto di darmi consigli. Cercò di calmarsi guardandosi attorno, per poi posare gli occhi su un punto davanti a noi che gli fece venire una strana espressione. Mi voltai pure io.

"Ma che-" rimase stupito non in positivo, Gerald era lì, in moto.

"Bellissima, sali?" mi guardò buttando la sigaretta e terra per poi spiaccicarla più volte con il piede.

"Ciao Justin, ci vediamo in giro" me ne andai con un sorrisetto da vipera stampato sul volto.

"Sapevo che saresti venuta" mi diede un casco, che indossai prima di salire a bordo. Mi tenni stretta al suo corpo, immaginavo che sarebbe andato velocemente.

"Ti prego, ho la nausea solo al pensiero" roteai gli occhi professando la mia antipatia nei suoi confronti.

"Ti ho messa incinta così facilmente? Non siamo neppure arrivati al sodo, piccola" prorompette.

"Fermati qua un attimo" non risposi all'ennesima stupidata che era uscita dalla sua bocca.

"Shawn! Hey, scusa ma torno con Gerald. Ti spiego tutto più tardi" mi liberai anche di lui, non feci in tempo a sapere la sua risposta che il moro riprese a guidare.

"Non mi sta bene questa cosa che mi chiami Gerald. Tutti mi chiamano G-Eazy" spiegò fra un semaforo e un altro.

"Tu mi chiami bambolina, mademoiselle, piccola e in altri fastidiosissimi modi e io non posso chiamarti con il tuo nome?" la trovai un po' stupida come cosa.

"Chiamami G" affermò.

"Okay, G ─ mi venne all'improvviso da sorridere ─ E tu chiamami B"

"Okay, B" mi imitò.

Ad un certo punto sentii una voce familiare fare il mio nome. Justin era a bordo della sua moto accanto a noi, alla fermata del semaforo. Non potevo crederci. Si stava rendendo ridicolo.

"Hey, che coincidenza!" finse un sorriso e io mi limitai a guardarlo male prima che scattasse il verde.

"Abito a pochi metri da qui, G. Ti dico io quando ti devi fermare..." dissi concentrata sulla strada.

Justin era puramente fuori di testa, con quale coraggio si comportava così? Prima mi diceva che le nostre strade andavano divise e ora mi seguiva? Sicuramente mi ero persa qualche episodio.

"Eccoci" sospirai, lui si fermò e io gli ridiedi il casco. "Ciao, G" mi fermai un ultimo secondo per salutarlo come non avrei fatto se non ci fosse stato Justin.

"Ci vediamo, B" mi lasciò un bacio sulla guancia che Justin non sembrò apprezzare.

"Bieber" accennai un saluto freddo, per poi rientrare nella mia umile dimora.

Per tutto il pomeriggio di quella giornata ci pensai, era una situazione scomoda la mia e non ce la facevo più. Io quel ragazzo, per quanto tentassi di riuscirci, proprio non lo capivo. L'incoerenza che c'era in lui era indecifrabile. Ma tutto questo fu questione di ore poiché, il giorno dopo, sempre a scuola, mi sentii obbligata a fargli capire una volta per tutte che non lo volevo più attorno a me.

Iniziò tutto come sempre, solita routine composta da stroppicciarsi gli occhi fino a vederci qualcosa, andare in bagno, lavarsi i denti, cambiarsi, truccarsi per acquisire un aspetto decente e mangiare. Incamminarsi verso scuola, guardare l'orario del giorno e prendere i libri dentro all'armadietto. Passai tre ore come al solito, finché non terminò la lezione di geostoria.

Uscii dall'aula molto affamata, mancavano ancora altre tre ore e non ce la facevo più. Mentre mi occupavo dei miei libri, sentii una mano sulla mia spalla.

I suoi occhi. Di nuovo.

"Che cazzo vuoi ora?" sospirai stanca dal suo atteggiamento. Non ce la facevo più.

"Bella, per quanto tu possa odiarmi segui il mio consiglio. Lascia perdere i tipi come Gerald, non fanno per te" continuò a ripetermi lo stesso concetto.

Il mio istinto mi portò a tirargli uno schiaffo fortissimo. Si toccò la guancia dolorante e mi guardò. Ci stavano fissando tutti nel corridoio e in molti stavano ridendo.

"Sai cosa? Vaffanculo" fu l'ultima cosa che gli dissi prima di precipitarmi in classe.

Avevo sbagliato a usare le mani, ma in quel momento non ci avevo visto più dalla rabbia ed ero scattata.

Non volevo vederlo più.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 29, 2019 ⏰

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