2_ Le rovine del castello

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Io e le ragazze scendiamo dal camper e ci prepariamo a scarpinare: siamo arrivate a Cadbury Castle, nel Somerset, uno dei siti sospetti di rappresentare le rovine dell'antica Camelot. Il castello sorge su una collina a circa 500 metri dal livello del mare... Beh, ormai non è più definibile castello... Non resta più nulla della fortezza e tutto ciò che si vede è una distesa di erba e massi sulla cima del colle.
Mentre camminiamo le mie amiche si divertono a ridere di me: «Va bene che sapevamo che a volte parli nel sonno" dice Erika con una risata acuta "ma è stato troppo ridicolo!» «Ahah, che ridere... Credetemi nel mio sogno non mi stavo affatto divertendo» rispondo seccata dopo il loro ennesimo commento sul mio pisolino sul camper durante il viaggio. Non sono mai stata brava ad esprimere ciò che penso, ed anche questa volta non riesco a spiegare con precisione le emozioni orribili che ho provato in quell'incubo, ma se solo lo sapessero capirebbero perché non c'è niente da ridere. Vedendomi pensierosa Gaia interviene spiegandomi meglio: «Mi dispiace che il sogno ti abbia turbata... In effetti da ciò che dicevi sembravi tutt'altro che tranquilla...» «Perché, cosa ho detto?» «Non saprei, non si capiva quasi niente. Per lo più erano parole inventate e a volte alcune in inglese. L' unica cosa che abbiamo capito è stata "Artù"». A quel nome sussulto leggermente al pensiero del suo corpo senza vita sull'isola di Avalon, ma subito me ne pento. Noto che le ragazze stanno tutte ridendo sotto i baffi, lanciandosi occhiatine complici... Davvero non capisco cosa vogliono replicare ancora... «Allora... Volete dirmi il motivo di tanto divertimento o devo chiedervelo in ginocchio?» «D'accordo, il punto non è tanto quello che hai detto» spiega Ila «ma come l'hai detto. D'altronde lui è il tuo amato principe, no?». Oddio. Capisco subito dove vuole andare a parare e mi affretto subito a spiegare la situazione:«Nel sogno ho visto il suo corpo ad Avalon».  Accidenti. Dai sorrisetti delle altre mi rendo conto di non aver scelto le parole più adatte. «Il suo cadavere» specifico, e loro smettono subito di ridere. «Ah» fanno in coro, imbarazzate.«Già» dico io, e la conversazione, finalmente, si sposta su altro.

Quando raggiungiamo la cima del colle sono molto emozionata, perché studio la leggenda arturiana da più di un anno e mezzo ormai, e questo è in assoluto il posto dove, secondo me, c'è più probabilità che si sia trovato il centro pulsante del regno dei Pendragon. In effetti sono stata proprio io a proporre alle mie amiche di venire qui... E non parlo solo di Cadbury, ma dell'Inghilterra in generale. Da anni io e le mie quattro migliori amiche Gaia, Erika, Jenny e Ilaria sognavamo l'estate da sogno in cui avremmo potuto organizzare un viaggio insieme, solo tra noi, per visitare paesi lontani...New York, magari, la Grande Mela... Oppure Los Angeles, la patria del cinema, nella speranza di incontrare uno dei nostri idoli... E quest'anno, finalmente, le superiori sono finite, gli esami sono acqua passata e ad attenderci abbiamo solo l'estate più entusiasmante della nostra vita! L'unico problema è che i nostri genitori non sono stati molto entusiasti delle nostre proposte e in seguito ad infinite trattative abbiamo ottenuto il permesso di partire solo a patto di ridimensionare i nostri piani all'Europa. Come al solito non è stato facile conciliare i desideri di tutte, così, dopo aver considerato e prontamente scartato ogni possibilità che ci venisse in mente, abbiamo trovato un buon compromesso nel camper che Gaia, unendo i risparmi di tutti i parenti e gli amici (noi comprese) ha ricevuto in regalo per il suo diciottesimo compleanno. Certo, non è un hotel a cinque stelle ma ci permette di muoverci dove vogliamo e di non spendere troppo, dividendo le spese. E poi, quando si è così amiche non è un gran problema condividere un piccolo spazio come quello, l'importante è divertirsi al massimo e visitare il maggior numero di luoghi possibile! Partendo dall'Italia, abbiamo avuto modo di vedere molti paesini francesi, tra cui alcuni sulle montagne ed altri sulla Costa Azzurra, dove abbiamo fatto il bagno. Abbiamo anche passato un paio di giorni nella bellissima Parigi e poi, passando per Calais, abbiamo attraversato il tunnel sotto la Manica per giungere in Inghilterra. Qui, su mia richiesta, ci stiamo concentrando principalmente sui luoghi che hanno dato vita alla leggenda di Artù e dei suoi cavalieri, argomento di cui sono letteralmente ossessionata e che anche le mie amiche amano grazie alla serie TV "Merlin" (che ha fatto avvicinare tutte noi a questo incredibile mito).

Mentre osservo l'immensa pianura ai piedi del colle, con il vento inglese che mi scompiglia i capelli, acconciati in decine di sottilissime treccine, come sono solita tenerli d'estate, penso che Camelot non poteva sorgere che qui. Mi giro verso la cima dell'altura e fisso con insistenza gli antichi massi, nella segreta speranza che mi raccontino la loro storia, e finisco così per viaggiare lontano nel tempo con la mente, come al solito. Sotto ai miei occhi iniziano a costruirsi le imponenti mura del castello, poi i portoni, le feritoie, i merli e le torri. Bandiere rosse dai bordi dorati sventolano dai pinnacoli e risplendono al sole, mostrando a tutti il drago aureo che portano al centro. Immagino i massicci cancelli lignei schiudersi, in modo da permettere ad uno splendido cavallo bianco di correre al galoppo lontano da Camelot, lungo il verde pendio erboso. E in poco tempo, ecco il resto della compagnia seguire il suo condottiero: una decina di giovani e bellissimi cavalli, sellati ed acconciati per la caccia, mi passano accanto così vicini che, allungando una mano, potrei accarezzarli. Eppure resto immobile, cerco di resistere alla tentazione perché voglio che questa illusione duri ancora un po', ma so che se provassi davvero a toccarli non troverei niente se non aria, vuoto e desideri irrealizzabili.

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