19_ Neve ad ottobre

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Ha sempre lo stesso modo di sfoggiare quel bel sorriso ampio che gli illumina gli occhi come un bambino a Natale, con le labbra piene e rotonde che sembrano paralizzate sulla bocca aperta, i denti bianchi e leggermente accavallati in bella mostra. È una delle cose che amo di più di lui, perché le emozioni che scaturiscono da quel sorriso sono l'unica garanzia, almeno a prima vista, che quel ragazzo apparentemente perfetto esiste davvero. E sono la prima prova che mi dimostra che l'avventura magica che sto vivendo non è pura follia o un sogno.

Ripenso al suo sorriso mentre percorro quasi saltellando le scale che mi portano alle stanze di Gaius, trascinandomi dietro nella corsa Gaia e Jenny, che a loro volta tengono per mano Ila ed Erika, perché mi sento esattamente in uno di quei momenti in cui non ci posso credere che sono davvero qui, a Camelot. "Ma cosa corri? Con calma!" grida ridendo la mia povera migliore amica mentre viene strattonata lungo i gradini di pietra del castello. Ma le mie gambe si muovono praticamente da sole e in un batter d'occhio siamo davanti al portone di legno massiccio.

"Al tre" concordiamo silenziose, "uno... due...tre!" Senza bussare facciamo invasione nella stanza urlando ai poveri addormentati "Quanta neve c'èèèè questa notte intorno a meeee!!! E la gente poiiii ride più che maiiii!"

"Mmm...Ragazze...?! Che diavolo state...?"

"Dai, Gaius, alzatevi! Venite a vedere! Siamo tutti quaaa per veder passaaaar... Merlino, eccoti finalmente, vieni anche tu!"

"Ehm..Cosa...?" ma non ci sono proteste che tengano: trasciniamo i poveretti alla finestra, apriamo le tende e...

"Nevica!" esclama Merlino, sbalordito come noi. "E' incredibile, non può essere!" Il medico di corte resta stranamente in silenzio. "...Non è meraviglioso, Gaius?" tenta il ragazzo di sbloccare il vecchio medico dalla sorta di trance in cui sembra essere sprofondato.

"E' impossibile..." fa il medico di corte, facendo scemare tutto il nostro entusiasmo ed alzare la preoccupazione.

"C'è qualcosa che non va, Gaius? State bene? Dite qualcosa..." chiediamo allarmate.

Ma proprio in quell'istante tre potenti colpi alla porta accompagnati da voci familiari anticipano l'ingresso del re, seguito da Gwen, Leon e Lancillotto.

"Mio signore" lo saluta Gaius abbassando il capo, venendo subito interrotto da un Merlino già preoccupato.

"Arthur, che ci fate già in piedi? Non mi sarò mica dimenticato di venire a svegliarvi?"

"No, Merlin" sbuffa il re, levando gli occhi al cielo, "per una volta non è colpa tua se mi sono svegliato in un modo alquanto... fastidioso." Dice lanciando un'occhiata eloquente ai cavalieri accanto a lui, che si affrettano a girare lo sguardo imbarazzato verso terra, accennando due sorrisi di scuse. "Gaius, che sta succedendo?" fa poi sollevando un braccio in direzione della finestra e lasciandolo ricadere abbandonato lungo il fianco. "Che significa?"

Mi sbaglio o è più nervoso del solito? Sembra così confuso... quasi spaventato da una semplice nevicata. Che abbia paura anche della neve, oltre che dei giullari? Mah... Passandosi le mani ceree tra i capelli biondi attraversa la stanza con tre sole grandi falcate per poi appoggiarsi allo stipite della vetrata con le caviglie e le braccia incrociate, che scioglie subito ed incrocia nuovamente un istante dopo. Lascia correre lo sguardo smarrito tra il paesaggio candido di Camelot ed il saggio Gaius, unico riferimento adulto che gli è davvero rimasto come sorta di famiglia, in cerca di una conferma che non riesco a riconoscere nei suoi occhi che oggi sono color tempesta.

"Non ne sono sicuro, sire. Ma non credo ci sia nulla di cui preoccuparsi: potrebbe essere semplicemente un'ondata di gelo improvvisa.

"E se non lo fosse? È il trenta di ottobre, maledizione! Come può aver già..." la frase resta in sospeso, insieme al pugno che ha frenato prima dello schianto contro il muro. Non ce la faccio a vederlo così sconvolto, soprattutto al pensiero che è tutta colpa di Morgana: è evidente che Artù si riferisce alla paura che dietro il largo anticipo della neve si celi un possibile nuovo attacco della sorella. Ahi! Mi accorgo solo adesso di aver le mani serrate: quando le riapro lentamente mi fanno male le nocche ed i palmi sono marchiati dalle cinque mezzelune bianche delle unghie. E mi viene quasi da ristringere i pugni quando mi accorgo che Gwen si è avvicinata al ragazzo con lo sguardo preoccupato che probabilmente accomuna tutti i presenti. Gli prende dolcemente le mani come fosse un uccellino dall'ala spezzata: "Arthur, ascoltami. Andrà tutto bene, d'accordo? Non devi preoccuparti, è solo neve. Non c'entra la magia."

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