10_ Verso un mondo d'incanto

122 14 2
                                    

Trattengo il respiro mentre percorro in punta di piedi i corridoi deserti del castello, fino a trovare l'accesso al cortile interno, su cui si affaccia la finestra delle stanze del medico. È la prima volta che esco da lì da sola, ma se davvero siamo così importanti per la realizzazione del destino di Albion, sarà meglio che mi abitui a vivere qui. Il mio cuore rischia di esplodere dall'emozione...non ho mai fatto nulla di simile in tutta la mia vita: uscire di casa nel cuore della notte, in segreto. Non sono una di quelle ragazze che agiscono di nascosto dai genitori, che infrangono le regole e scappano di casa mentre tutti dormono per incontrare il fidanzato. No, io sono più tipo che si confronta con amici e parenti per fare la scelta giusta, ripenso mille volte alle mie decisioni, sono piuttosto indecisa ed insicura su tutto, tranne che per le cose davvero importanti o per i miei ideali. In questi casi sono molto più decisa, e allora il parere degli altri perde interesse, anzi, combatto per far capire a tutti la mia posizione. In ogni caso, mi sento incredibilmente libera mentre scendo gli ultimi gradini. Svelta, mi nascondo nell'oscurità della notte per non essere notata dal misterioso spadaccino. Dal mio angolino non riesco a distinguerne il volto, ma percepisco la sua frustrazione mentre, emettendo versi soffocati di concentrazione, ferisce il vuoto davanti a sé come fosse il peggiore dei nemici. Per qualche minuto ammiro la sua fiera eleganza, cercando di identificarne l'identità, finchè non si ferma per un po' a sfiorare la lama, guardando confusamente il cielo stellato. Allora, presa da un moto improvviso d' ardire, mi stacco indugiando dal buio del mio nascondiglio, introducendomi con un leggero colpo di tosse. "Anche voi non riu...?" Non faccio in tempo a terminare che la frase viene interrotta dalla sua voce in allarme e dalla spada che ho puntata al petto, facendomi sobbalzare dallo spavento "Chi siete e cosa... Ginevra! Mi dispiace, io... non credevo fossi tu." Ripone la spada nel suo fodero e io finalmente espiro di nuovo. "Artù! Ehm... Arthur! Cioè, mio signore... nemmeno io vi avevo riconosciuto, perdonatemi se vi ho colto di sorpresa..." "Non fa niente, solo che avrei potuto ferirvi... Santo cielo, ma cosa ci fate qui di notte?" "Non riuscivo a dormire, così vi ho scorto quaggiù e ho pensato che sarebbe stato più utile scendere ad esplorare piuttosto che restare a fissare il soffitto di casa di Gaius. Si, beh, lo so che avremmo dovuto spostarci nelle stanze di Morgana, ma Ga... ehm, Luna è crollata non appena siamo rientrate e..." "Non ti preoccupare, non serve che mi spieghi niente, una notte in più non ha poi molta importanza." "E voi, invece, cosa ci fate qui? ...Se mi è concesso saperlo, ovvio." Aggiungo all'ultimo ricordandomi che sto parlando con il re. "Beh, non sei la sola a non riuscire ad addormentarsi, stanotte." Sorrido per la sua gentilezza, e lui ricambia mentre l'imbarazzo cresce e pensiamo entrambi disperatamente a qualcosa da dire. Alla fine è lui a rompere il silenzio, prendendomi alla sprovvista con una domanda curiosa quanto il suo sguardo arguto: "Hai detto che volevi esplorare?" "Beh, sì, per ora sono stata solo in tre stanze del castello e sono uscita soltanto per andare a casa di Gwen" rispondo sorpresa, "ma mi piacerebbe vedere di più di questo posto... sia all'interno che fuori dalle mura della cittadella." Pausa. "Potrei mostrarti qualcosa, se vuoi. L'hai detto tu, abbiamo tutta una notte di insonnia per esplorare." Per tutta risposta mi viene da ridere e accetto, stringendo la mano che lui mi offre per condurmi alla scoperta del nuovo mondo.

Mentre camminiamo al buio tra le strade desolate della cittadella, Artù mi racconta del mercato e di tutte le volte che ha cercato di scappare dal castello, da piccolo, per unirsi ai giochi dei bambini del paese, che correvano tra i banchetti pieni di delizie e ogni tanto rubavano un frutto da mangiare o un fiore per le madri. Una volta le guardie di suo padre l'avevano scoperto con una di quelle bande di monelli e per punizione erano stati tutti schiaffeggiati in pubblico da re Uther in persona. Da quel giorno nessun bambino aveva più voluto giocare con lui, ed Artù si era pian piano trasformato nel tipico principe arrogante e viziato. "Solo adesso, da qualche anno, mi rendo conto di quanto ero insopportabile... Da quei giorni, credo di essere maturato molto, grazie a Gwen, Lancelot, Gwaine, Merlin... Potrei nominare un sacco di altra gente, a dire il vero. Tutti loro mi hanno fatto capire che il sangue non conta, l'unica cosa davvero importante è cosa abbiamo dentro e cosa scegliamo di diventare." "... Ci tenete molto a lui, non è vero?" "A chi?" "A Merlin... è da quando conoscete lui che siete cambiato, no?" "Può darsi... In ogni caso, sì, ci tengo molto a lui. All'inizio non lo volevo nemmeno come servo, invece col tempo è diventato molto più che un servitore...è il mio migliore amico. Ma non dirglielo, lui non deve saperlo, o inizierà a trascurare il suo lavoro." Scoppiamo a ridere entrambi, attirando l'attenzione delle sentinelle di pattuglia notturna, così Artù mi trascina dietro qualche barile, con una mano mi tappa svelto la bocca per evitare che faccia domande e con l'altra mi stringe a sé per farci piccoli piccoli e non essere visti. Gli istanti successivi sono regno del silenzio e dell'attesa. Accucciati nel nostro nascondiglio, ascoltiamo con ansia i passi delle guardie venire dalla nostra parte, poi indugiare ed infine tacere. Non sappiamo se siano ancora lì fuori, così restiamo immobili, senza quasi respirare; l'unico rumore quello dei nostri cuori ansanti, che sembra riempire tutto lo spazio attorno a noi. Dopo un tempo dilatato all'infinito, il ragazzo mi lascia andare e mi fa cenno di restare ferma, poi si sporge appena dal lato del barile e controlla che la strada sia sgombra. Una volta che mi dà il via libera, mi aiuta a rialzarmi e riprendiamo a ridere all'istante, questa volta però sottovoce. "Meglio andare in un posto più sicuro" mi sussurra "Forza, vieni con me." Stando attenti a non farci notare lo seguo in silenzio, ma questa volta non è imbarazzo... semplicemente non serve dire niente. Solo una volta tornati al cortile, mi domanda "Vuoi andare a dormire?" "A questo punto non potrei addormentarmi nemmeno volendo" sorrido "A meno che voi non siate stanco." "Credimi, sono più sveglio di prima, andiamo." dice, e mi conduce, attraverso una lunghissima rampa di scale, sino ad una spessa porta di legno. "Resta qui, non farti vedere" mi dice, così mi intrufolo in una nicchia nella parete, appiattendomi contro il muro mentre lui apre la soglia e congeda le guardie che, a quanto pare, sorvegliano ogni angolo qui a Camelot. Dopo che i due mi sono passati accanto senza notarmi, esco dall'ombra per raggiungere il re: "Molto bene, signorina. Sono lieto di mostrarle la mia parte preferita del castello" dice lui aprendo la porta e invitandomi ad oltrepassare l'uscio con un gesto teatrale. Ciò che vedo mi lascia senza fiato: siamo sul camminamento, nel punto più alto accessibile della fortezza. Sotto di noi si estende la cittadella, con le sue mura ed il cancello impenetrabile incastonato tra esse. Fuori dai confini si apre la campagna ondeggiante di grano, più in là la macchia scura dei boschi del Regno, che si perde all'orizzonte nero della notte. Il reame dorme, tutto tace tranne i grilli e le rane, che dopo il tramonto, finalmente, possono farsi sentire quanto gli pare. Quassù è come essere i padroni del mondo intero, sembra tutto a portata di mano: la terra, ma anche il cielo. Ed è proprio questa la cosa più incredibile, che mi lascia davvero senza parole... qui non ci sono lampioni per strada, né luci tra le finestre ed io scopro che non ho mai saputo di che colore sono realmente le stelle.

Where two worlds come to meet (Tutte le storie sono vere) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora