XXXIV.

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Mezzanotte e io sono ancora in piedi, vigile. Domani dovrei andare a scuola, mi dovrei svegliare presto. Ma sono china sulla scrivania, con gli occhiali da vista neri appoggiati al naso e gli occhi attenti sull'immagine sotto al mio viso che ho stampato dell'armadio. Ne ho fatte differenti, alcune sono ingrandite in un certo punto, altre no. Una cosa è certa: è un "collezionista".
Di Mezzosangue. C'è di tutto ed è orribile. Sotto ogni "parte" c'è l'anno in cui quel Mezzosangue è nato e morto. In una mensola è appoggiata una grande ala di libellula, a grandezza umana, con accanto dei bulbi oculari con ancora l'iride rossa di un licantropo Alpha dentro ad un barattolo. Sotto, l'anno: 1992 e la data di morte. Quell'armadio è pieno di cose del genere, alcune più macabre di altre. Il primo reperto sale dal 1799 e l'ultimo è del 2008. Gli anni non sono ordinati in ordine cronologico, sono tutti sparsi. Le parti di ogni Mezzosangue sono state separate dal corpo in modo così brutale che guardando gli occhi si vedono i capillari, staccati come dei fili. Mi viene la nausea.
Quindici. Ha catturato e ucciso quindici Mezzosangue, lui e la sua discendenza. Odiano molto i Mezzosangue, e il loro odio è aumentato ancora di più su di me essendo la diciassettesima Mezzosangue. La prima è di sicuro la ragazza narrata nella leggenda e che ha dato vita alla predizione, morta prima ancora che loro potessero recuperare i suoi resti, e l'ultima...per ora sono io. Oh si, sono decisamente il motore dei Wendigo.
Ora che ho capito che cos'è quell'essere. La paura inizia a calare, anzi, sono più convinta, più decisa ad ucciderlo. Per quei miei poveri avi e per me, per far avere loro rispetto. Mi tolgo gli occhiali e rimetto tutto a posto, spengo la luce e mi sdraio sul letto. Pensando a come dovrò affrontare il domani mi addormento.

*

Mi sono svegliata abbastanza presto, il che è strano, perché quando vado a dormire verso quell'orario di solito mi sveglio alle nove o massimo dieci di mattina. Invece oggi ho fatto una svolta, alle sei ero vigile. Già vestita e truccata, scendo a fare una bella colazione: spremuta d'arancia e muffin fatto in casa.

Un cibo che mia madre non sapeva fare in cucina? Proprio questi, i muffin erano il suo incubo, mentre io...bè, io ero e sono la regina dei muffin. Ogni volta che provava a farli, da sola, è sempre finita con io dentro casa a ritirare l'enorme nube di fumo nera e buttare via i dolci bruciati. Avevamo persino fatto una gara e lei aveva studiato e imparato quasi a memoria i passaggi. Era decisa a vincere. Ma invece, perse e io conquistai la medaglia. Non ci provò più, si era arresa. Ma io di dolci ne sapevo fare solamente due in croce, mentre mamma li cucinava di tutti i tipi.

Addentai il piccolo muffin con le gocce di cioccolato, rivivendo quel pezzetto del passato.
La casa è avvolta nel silenzio, come sempre a questo orario, solo il bosco che mi circondava mi regalava un po' di suoni. Qualcosa però cattura la mia attenzione.
Il rumoreggiare dell'acqua.
Se non conoscessi bene questo posto direi che è il fiume che scorre o la cascata. Ma non ci sono fiumi qui intorno e la cascata è lontana, troppo per sentirla. Appoggio il bicchiere e mi metto sull'attenti, capendo la provenienza. Su, ai piani superiori. Guardinga e con passo felpato, salgo le scale facendo tutto il possibile per calmare il respiro. Tiro fuori gli artigli e sento muoversi le gengive. Viene dal bagno degli ospiti. Mi intano dietro la porta, inspiro profondamente due volte e, girando la maniglia, apro la porta. Nessuno. Scatto la testa ovunque, ma neanche una mosca.
Era il rubinetto rimasto aperto. L'acqua scorre incredibilmente troppo forte, cosa alquanto insolita visto che non scorre mai così, in tutti. E strano è anche che io sono sicura che in questa stanza non ci sono mai andata, almeno oggi. Ho il bagno in camera. Chiudo la piccola fontana e ritornare poi giù. Ho ancora una buona mezz'ora per non fare niente.

- Che cazzo era la scenata di ieri sera? - sbraita, facendomi scivolare all'ultimo scalino. Fortuna il corrimano.

- Tu...tu che diavolo ci fai a casa mia? - gli urlo contro di rimando. Non può entrare in casa mia...così. Mannaggia a me di aver lasciato la porta sul retro aperta. Ecco chi è stato, su di sopra.

La Guardiana Mezzosangue  ~La profeziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora