Piano folle

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Piano folle

"Corri, corri o ti prenderanno!" questo sussurrava la vocina nella sua testa. Aminta obbedì e corse più in fretta che potè, cercando di non pensare ai tre inseguitori che le stavano alle calcagna. La distanza tra lei e loro era veramente insignificante e si accorciava di minuto in minuto, metro dopo metro. Ormai poteva sentire i loro respiri sul collo.

Destra. 

Il corpo si inclinò pericolosamente, ma riuscì a non cadere. I muscoli delle gambe si irrigidirono per la fatica, ma doveva continuare, doveva, ad ogni costo.

Le tornarono alla mente le immagini di poche ore prima: gli abitanti del suo villaggio che fuggivano di qua e di là nell'intento di sottrarsi alle spade dei loro aguzzini, gli sguardi imploranti delle sue sorelle mentre quei mostri - sì, perché quello erano, mostri - profanavano i loro corpi. E poi le urla, i lamenti, i gemiti e infine le fiamme, che alte si erano alzate dai fienili, avvolgendo ogni cosa, distruggendo quel che era stato il suo mondo fino ad allora.
Sopra i cadaveri e il suo felice passato, una luna fredda e lontana rifulse di un lugubre alone.
Lo sguardo di Aminta si offuscò. Se non fosse stato per l'oscuro terrore che la spronava a proseguire, si sarebbe fermata a piangere tutte le lacrime che non aveva potuto versare per le anime dei suoi cari. Una mano gelida le scese sul cuore, stringendolo in una morsa soffocante, mentre i lunghi capelli venivano catturati dai rami che si allungavano sul sentiero. Avvertiva i polmoni in fiamme, i battiti accelerati, la fatica che pian piano le dilaniava la milza, ma non poteva indugiare, ormai era vicina.

Asciugandosi le lacrime, aguzzò tutti i sensi per riuscire a penetrare quell'oscurità opprimente. All'orecchio le giunse lo scrosciare delle acque di una cascata e, alla fine, quella che era la sola ancora di salvezza che le restava si materializzò: davanti a lei si estendeva in tutta la sua maestosità il fiume Tabor, confine naturale che divideva la terra di Ferya da quella di Eleuterya.
Nonostante fossero quasi totalmente avvolte dalla morsa del ghiaccio, la cascata e le sue acque restavano uno spettacolo meraviglioso. Se non fosse stata in gioco la sua vita, Aminta sarebbe stata tentata di arrestarsi a rimirarla, come quando la sofferenza e l'efferatezza della guerra non erano che un pericolo lontano.

"Quando tutto questo sarà finito, tornerò." pensò fugacemente, risoluta più che mai, mentre cominciava a saltare da una roccia all'altra. 

Udì un tonfo alle sue spalle, seguito da una serie di improperi. Senza voltarsi capì che uno dei suoi inseguitori doveva essere caduto.

Gioì in silenzio, man mano che si avvicinava alla riva opposta. Sentiva l'acqua gelida lambirle la pelle, penetrando attraverso le scarpe in pelle leggera, e il cuore sembrava perdere un battito ogni volta che i piedi slittavano sulle pietre in parte ghiacciate.

Fuoco nelle TenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora