Frammenti di memoria - Arrivo a Sheelwood

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Erano una decina e si muovevano agili e sinuosi come l'erba alta. Sopra di loro, un sole morente illuminava le faretre di lucido legno, facendo risplendere il filo dell'arma come fosse d'argento. Elfi arcieri, i migliori che l'esercito possedeva. Uno di loro correva più veloce degli altri, talvolta voltandosi per essere sicuro di non aver seminato i compagni: era alto, longilineo, i muscoli allenati e tonici coperti da una tunica, stretta in vita da una fascia blu scuro. Aveva due occhi muschiati, verdi come gli aghi dei pini. Una brezza leggera fece fluttuare i suoi capelli neri, legati in una lunga coda. Accanto a lui stava un elfo di poco più giovane, dalla carnagione diafana. I capelli corti e fulvi incorniciavano un volto spruzzato di lentiggini e i due occhi grandi e azzurri che gli conferivano un'aria quasi infantile. Questi sorrise, notando lo sguardo serio e concentrato del suo compagno.

- Ledah, sembri un corvaccio del malaugurio. - rise divertito, - Cerca di essere un po' più rilassato. Andrà tutto bene, come al solito. - gli spallacci della sua armatura leggera brillarono sotto gli ultimi raggi.

- Tu sei sempre troppo ottimista per i miei gusti. Sembra sempre che stai andando a fare una scampagnata. - sbuffò. – E sei pure un mio superiore! -

Il ragazzo lo guardò senza perdere il sorriso: – Un bravo comandante, mio caro corvetto, non deve assolutamente mostrare la sua ansia e la sua preoccupazione, sennò i suoi soldati ne risentirebbero. -

-Innanzitutto, non chiamarmi in quel modo, o ti prometto che non appena torniamo ti faccio nero, Brandir. - disse Ledah, guardandolo di traverso. – E poi il problema è che tu... tu sei troppo calmo. Per te andare sul campo di battaglia o andare a trovare la tua amata Aiwen è la stessa cosa. -

Brandir fissò il paesaggio davanti a sé, rimanendo sovrappensiero. Poi, sempre sereno, continuò: – Beh, Ledah, essere pessimisti non ha mai portato a nulla, quindi preferisco sorridere e pensare che torneremo al nostro villaggio sani e salvi. - Un'ombra attraversò i suoi occhi, per poi sparire veloce come era arrivata. – Questa guerra... tutto il sangue versato negli ultimi anni... mi ha sfiancato. Però, se penso che lo faccio per garantire un futuro a me e ad Aiwen, ritrovo la forza. –, inspirò profondamente, – Quando hai qualcuno per cui combattere, riesci a superare qualunque ostacolo. -

Ledah incrociò il suo sguardo. In quel momento, sul suo volto si dipinse un sorriso sghembo e divertito: – Certo che tu sei proprio strano. Prima mi dici di non fare il musone e poi diventi serissimo e inizi con i tuoi discorsi filosofici. - rise di cuore. 

Brandir si unì a quell'insolita e inaspettata risata. Poi entrambi si volsero verso la foresta di Sheelwood che si stagliava maestosa davanti a loro. Due giorni prima era arrivata una soffiata secondo cui un piccolo contingente di umani si era stanziato nella parte orientale e l'Assemblea degli Anziani di Llanowar aveva deciso di mandare una squadra a controllare. Dapprincipio, Ledah era rimasto sorpreso nel vedere che i componenti scelti erano i guerrieri più forti dell'esercito.

Fuoco nelle TenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora