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Assalto
Aveva il cappuccio calato sul viso e il mantello blu che ondeggiava dietro di lei. Gli stivali affondavano nello spesso strato di neve che ricopriva il terreno, mentre i lembi della pesante cappa svolazzavano ad ogni passo.
Il freddo in quei giorni era stato implacabile ma, almeno, aveva smesso di nevicare. Sarebbe stato difficile arrivare a destinazione se si fosse scatenata una bufera, e lei sicuramente si sarebbe arrabbiata se avesse mancato quell'appuntamento. Aveva il cuore ancora pesante e l'animo turbato per quello che era accaduto nelle ore precedenti. Aveva visto i soldati seppellire il cadavere della bambina nella fredda terra, lontano dai suoi cari e dalla sua casa. Nessuno sarebbe venuto a pregare per lei, nessuno avrebbe pianto per quella vita spezzata nel fiore degli anni. Le lacrime, in quella terra fredda e silenziosa, erano un privilegio che nessuno poteva più vantare di avere. Si morse il labbro e si portò una mano al petto, aumentando il passo.
Si mosse lentamente, ombra tra le ombre, avanzando sicura attraverso le tende dell'accampamento, diretta verso il confine del campo. Il tragitto lo conosceva bene, avendolo percorso tante volte, e nonostante non potesse vedere, gli altri sensi l'aiutavano ad orientarsi senza alcuna difficoltà. Quando vi giunse, una raffica di vento gelido le investì il volto. Serrò le palpebre infastidita e senza troppi indugi ricominciò a camminare. Dopo qualche passo, udì in lontananza lo scrosciare delle acque del Tabor e capì di star procedendo nella direzione giusta.
La foresta di Noumenasse distava meno di quattro miglia: era un enorme agglomerato di alberi sempreverdi che sorgeva sulle rive del fiume e si estendeva per miglia fino a quasi alla sua foce. Si diceva che all'interno vi abitassero alcuni esseri fatati, gli stessi di cui molte leggende popolari parlavano, ma nessuno che vi fosse passato ne aveva mai avvistato uno.L'unica cosa che a lei importava era che non ci fossero gli elfi. Avrebbe potuto andare a cavallo, ma il rischio di svegliare qualcuno e diventare bersaglio di domande scomode era troppo alto. Rimaneva comunque quello che scoprissero la sua assenza in qualche modo, ma se avesse fatto in fretta, sarebbe stata di ritorno poco dopo l'alba. Era ancora notte fonda; aveva tempo a sufficienza.
Camminò spedita per qualche ora, fermandosi talvolta per assicurarsi di non essere stata seguita. Quella era una zona sicura, lo sapeva, ma preferiva essere prudente. Girò la testa da una parte all'altra, concentrandosi sui suoni che riempivano l'ambiente intorno a lei. Distinse il vento tra le fronde, lo sciabordio dell'acqua che accarezzava la pietra, e verso Nord udì anche l'ululato di un lupo. Sorrise, compiaciuta per quella melodia così sottile. Poi riprese la sua marcia.
Non appena l'intenso odore dei pini le penetrò nelle narici aumentò l'andatura. Oltrepassò i primi alberi in poche falcate e, dopo alcuni istanti, venne avvolta da una calma assoluta. Sconcertata da quella tranquillità innaturale, si appoggiò ad un tronco, mentre una sensazione di angoscia le contraeva le viscere. Era come se il mondo fosse stato improvvisamente inghiottito dal vuoto. Mosse il capo a destra e a sinistra, cercando di orientarsi. Si chinò, tastò il terreno e ne studiò la consistenza con le dita. Poi, nel silenzio più totale, imboccò un sentiero sterrato e si inoltrò nel fitto sottobosco. Per fortuna aveva avuto la geniale idea di spedire qualche soldato a fare un sopralluogo nei giorni precedenti, giusto per farsi un'immagine mentale di dove dovesse andare e che tipo di conformazione avesse il bosco. Però era certa che, anche se si fosse persa, lei l'avrebbe guidata.
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Fuoco nelle Tenebre
Fantasy[ Primo libro della trilogia 'Guardiani'.] Il suo corpo era luce, la emanava come una stella nella volta celeste, i capelli simili a lingue di fiamma. Ledah guardò quell'anima splendente, mentre si faceva strada tra i rovi e le spine. In quel luogo...