Chapter XII

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Si ritrovò a camminare da sola, silenziosa, per il castello. Aveva lasciato Gyal con le ancelle, preferendo avere i suoi spazi. Si teneva stretta tra le braccia, non sapendo bene dove andare. L'abito tradizionale che le avevano fatto mettere non era scomodo, ma di sicuro ingombrante. Non sapeva bene dove stava andando, ma stava comunque girovagando.
Sentiva dietro di sé delle costanti presenze, come quando ti rendi conto che qualcuno ti sta osservando ed allora ti volti e ti ritrovi una persona faccia a faccia. Poteva chiamarlo sesto senso se voleva. Ma non si voltò. Sapeva bene che erano tenuti sotto stretta sorveglianza, e voltarsi avrebbe fatto capire che lei riusciva a percepire la loro aura su di lei. L'essere in grado di captare la loro presenza, anche se tentavano di celarla, era un grosso vantaggio. Sicuramente le sarebbe tornato utile in futuro.

In sottofondo si sentiva solo il rumore dei suoi passi, calmo. Si trovò di fronte ad una immensa porta. Anche questa, come altre, aveva enormi decorazioni di dragoni, con l'eccezione che qui erano rappresentate anche evidenti scene di guerra. Non le ci volle molto per individuare che veniva rappresentata la vittoria dei licantropi e delle altre creature della prima Grande Guerra contro i Kamul , i Senatori e gli Elementali. 
La sua mano si mosse lenta su quelle incisioni. Avevano un qualcosa di nostalgico. Andò mano mano sempre più in alto scorrendo con lo sguardo, fino a che non fu più in grado di distinguere le varie figure. Chissà cosa c'era dietro quella porta. Prese il batacchio, e lo spinse con forza, senza grandi risultati. La porta per lei era troppo pesante.

-"ti serve una mano?"
La voce improvvisa fece saltare sul posto Zaya, che si voltò di scatto con il cuore in gola. Davanti a lei stava un uomo che non aveva mai visto. Alto, snello, viso mascolino nonostante i tratti asiatici. Aveva lunghi capelli bianchi, lasciati liberi. La sua divisa era particolare. Era si un vestito tradizionale, ma aveva.. Qualcosa di diverso. Non sembrava un uomo comune.
-"Lascia che la apra per te"
Le sorrise, e facendosi spazio davanti all'immensa porta, la toccò con l'indice, emanando una flebile luce blu. La porta si aprì, da sola, lenta a causa del suo peso.
-"come hai fatto?" - chiese Zaya perplessa.
-"un soldato non rivela i suoi trucchi al nemico"

Lo guardò sorpresa. Era la prima persona che le diceva apertamente che era un nemico. Niente falsi sorrisi, niente false accortezze nei suoi confronti e stupide conversazioni a tentare di celare l'imbarazzo della situazione. Era stato diretto, freddo, deciso. Quasi brutale, da tanto che Zaya non si aspettava una così tale mancanza di tatto e di gentilezza. Le piaceva.
Gli sorrise, beffarda, come era suo solito fare.
-"dici che posso entrare quindi?"
-"certo. Permetti?"
Le offrí un braccio, come avrebbe fatto un gentiluomo, per portarla all'interno della stanza, e Zaya intrecciò il suo molto volentieri con quello dell'uomo.
Si ritrovarono a camminare per una immensa stanza le cui pareti erano ricoperte da migliaia e migliaia di quadri. Si avvicinarono ad alcuni di essi, e la ragazza si ritrovò rapita a studiare i disegni, i colori che in essi erano rappresentati.
-"ognuno di questi dipinti, e degli affreschi lassù in cima, narrano a loro modo una parte della nostra storia. Si va sin dalle origini dei cinque regni fino alla seconda grande guerra."
-"perché lo fate? A cosa serve?"
-"a niente"
Zaya lo guardò.
-"solo a ricordare" - aggiunse l'uomo - "ricordare il passato è utile, quando si vuole evitare di fare gli stessi errori"

Zaya lasciò il braccio dell'uomo, e si mise a gironzolare per la stanza. Un quadro attirò la sua attenzione. Si avvicinò per osservarlo meglio. Rappresentava la prima Grande Guerra, od almeno una battaglia di essa, ed al centro del dipinto, stava una donna, circondata da lingue di fuoco. Sotto di lei, uomini, donne e bambini, a ricevere i suoi attacchi. Le pareva quasi di sentirle, le grida di quelle persone. Le grida delle madri che proteggevano i figli. Degli uomini che tentavano di proteggersi. Il crepitio delle fiamme. Era un Elementale di fuoco la donna rappresentata... Il volto fin troppo familiare.
Si ritrovò, inconsciamente, ad accarezzare la tela del dipinto.
-".... Mamma..."
Quella donna rappresentata era sua madre. Il terrore, l'odio, la morte che emanava quel dipinto le fece torcere lo stomaco, che le si chiuse. Era uguale alla donna nella realtà, se non peggio. Non l'aveva mai vista usare i suoi poteri perché era cresciuta dentro la barriera, ma questo.... Questo era troppo. Solo a guardare quel dipinto si rese conto di chi era sua madre e cosa aveva fatto. Come si doveva sentire al riguardo? Sapeva che aveva combattuto, ma con così grande ferocia? Senza pietà?

Elemental series : Fire withinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora