Chapter LII

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Il sole splendeva alto nel cielo, illuminando il loro cammino. a cavallo alcuni, a piedi altri, si dirigevano in silenzio verso la loro destinazione. L'afa di quel giorno opprimeva tutti, innaturale. Come se un velo fosse stato posato su ognuno di loro, soffocandoli. Molti camminavano a capo chino, osservando più i loro piedi che la strada che stavano percorrendo. Consapevoli di dove si stavano dirigendo, la mente di ogni soldato era spaccata a metà: se vi era chi pensava alla famiglia, ai figli, alle moglie, alle sorelle, vi era anche chi pensava a cosa sarebbe successo di lì a poco. In quanti sarebbero morti? in quanti feriti? Chi di loro sarebbe riuscito a sopravvivere per raccontarlo? tutti si chiedevano: sarò io colui che tornerà a casa dalla sua famiglia, o sarà il commilitone che sta marciando in silenzio al mio fianco?
Con un peso nel cuore più grande di quello che le parole potranno mai descrivere, ognuno di loro continuava la sua marcia, sperando in cuor loro di poter raccontare in un futuro prossimo ciò a cui avevano assistito con i loro occhi.
Il contingente si era diviso a metà in due milizie, ognuno diretto verso distinte destinazioni. Con loro stupore avevano appreso grazie agli informatori del demone Ogre, che anche le truppe dei Kamul si erano spaccate a metà, proprio per circondarli, come avevano temuto fino a quel momento. Non potendo portare a nuoto i loro scorpioni, che sarebbero morti ancor prima di raggiungere il territorio dell'Aria, la fazione nemica aveva deciso di tenere le loro cavalcature nelle zone più prossime al deserto. Chi invece non era rallentato da questo problema, si era pericolosamente avvicinato al Territorio dell'Acqua, contingente con quello dell'Aria. Si erano dovuti dividere anche loro, in seguito ad una pesante discussione. Preoccupati di dividersi dalle loro compagne, avevano deciso di seguire lo schema più ovvio per non distrarsi in battaglia, e si erano salutati in silenzio. Niente scherzi, niente battute; solo silenzio. Un silenzio che valeva più di mille parole, che sarebbero risultate soltanto superflue. Ognuno di loro aveva salutato gli amici come meglio credeva, chi con un abbraccio, chi con un semplice sguardo o una stretta di mano, per poi, non voltandosi indietro, darsi le spalle e dirigersi ognuno verso la propria meta: Wes, Dan, Khal, Althea, Kan e Sandara avevano formato la Milizia dell'Aria, diretta verso il confine col deserto dei Kamul, dove essi li stavano attendendo ignari con i loro scorpioni e qualche Ex-E rimasto di guardia. Verso il fronte opposto si stavano dirigendo invece Gyal, Zaya, Ren, Fei, Zale e Lyrias, la guardia personale di Zaya assieme a Ju-Long, Jiao-Long e Ya,i quali avevano preso rotta verso il mare, con l'idea di attaccarli da dietro. Ad attenderli il contingente con il maggior numero di Ex-E, Senatori e lei, La Fenice.
Per quanto ognuno di loro si sforzasse, i loro pensieri non potevano non essere rivolti ai loro amici, che avevano lasciato dietro di sé. Li avrebbero mai rivisti? chi di loro sarebbe sopravvissuto?

Sulle navi che si stavano dirigendo verso il confine col territorio dell'Acqua, Zaya continuava ad osservare terra, assieme a Gyal. Non sapeva cosa aspettarsi: sangue, grida, morte. Ma sapeva in cuor suo che nemmeno l'addestramento più lungo al quale si sarebbe mai potuta sottoporre, sarebbe bastato per prepararla davvero allo scontro. Non bastavano la tecnica, non bastavano i poteri. Alla fine, era tutta questione di fortuna, per quanto odiasse ammetterlo.
Si voltò ad osservare Ren e gli altri, assorti attorno ad un tavolo a studiare una piantina del territorio, con Zale che cercava di spiegare loro quali erano i punti più deboli e strategici per attaccare. Ma sua madre non era stupida, se ci stavano arrivando loro, di sicuro lei aveva preparato qualcosa per difendersi. Aveva combattuto molte più battaglie di loro messi assieme, non sarebbe stato facile, se non addirittura impossibile, coglierla di sorpresa.
La mano di Gyal si posò sulla sua, senza dire niente. Si tennero così per mano a lungo, continuando a guardare terra. Fei si avvicinò a loro. Cosa mai avrebbe potuto dire, per sciogliere la tensione che si percepiva netta nell'aria? niente. Prima di una battaglia, i discorsi di incoraggiamento sono futili. Perché non è vero che torneranno tutti a casa, che sarà una vittoria facile. Moriranno in tanti, e loro potranno solo dire che hanno adempiuto al loro dovere. Come se questo bastasse a mettere in pace il cuore dei cari a cui, forse, sarebbero riusciti a riportare i corpi dei figli, dei fratelli, dei mariti. Non sapevano nemmeno se loro sarebbero riusciti a sopravvivere. Le probabilità che ne uscissero indenni, erano minime. Ma non aveva il coraggio di proferire i suoi pensieri ad alta voce, non a due ragazze che mai avevano partecipato alla guerra.
Il sole cominciò a calare sul mare, illuminando la terra in lontananza di un colore rosso accesso, aranciato. Era come se anche la terra ed il mare si stessero preparando all'imminente scontro.
Avvicinatosi in silenzio alle ragazze, Ren mise una mano sulla spalla di Zaya, portandola in silenzio con lui sottocoperta, per provare a riposare; erano gli ultimi momenti di calma che potevano passare assieme. Dopo poco anche Gyal se ne andò col compagno a riposare.
Sul ponte rimasero solo Fei, l'imperatore con la compagna e Zale e Lyrias.
Fei guardò ancora il mare, tramutare il suo colore in rosso sangue. Si chiese quando lo avrebbe rivisto, prima di vederlo scomparire dietro la terra, come se fosse inghiottito da essa.
In cielo cominciarono a comparire le prime stelle, e Zale, essendo il Mydir dell'Acqua e l'unico in grado di muoversi in quel territorio, cominciò ad ordinare a dei suoi marinai la direzione da prendere. Il mare era stranamente calmo.
Un brivido freddo corse lungo la schiena di Fei. Un brutto presentimento. Odiava quando si sentiva così, perché significava che erano vicini allo scontro. Odiava con tutta sé stessa quella sensazione. Quando sarebbero terminate le guerre? quando finalmente avrebbe avuto pace? quando suo fratello avrebbe finalmente potuto godersi la vita con Zaya, come era giusto che fosse?
In silenzio si diresse a sua volta sotto coperta.
Da una porta socchiusa dalla quale trapelava la luce, vide Zaya e Ren sdraiati sul letto. Si guardavano semplicemente negli occhi, studiandosi. Si accarezzavano il volto, quasi volessero fare loro ogni singolo particolare dell'altro.
Non poteva perderli. Non voleva. Li avrebbe protetti ad ogni costo.
Dietro di lei comparve Lyrias, che si fermò quando la vide. I due si studiarono a lungo ma non si dissero nulla. Lui si limitò a passarle accanto solo leggermente sfiorandola, per poi chiudersi in camera sua.
Anche lei entrò in una cabina, per adagiarsi seduta sul letto. La calma piatta del mare che rendeva tutto più strano, più mistico. Si alzò, per osservare l'acqua dal piccolo oblò presente, e si perse nei suoi pensieri.

Sul ponte Ya osservava il cielo, conscia che non sapeva se l'avrebbe rivisto. Il compagno l'abbracciò da dietro posando il mento sulla sua spalla. Erano stati rari i momenti in cui avevano condiviso così apertamente l'affetto che provavano l'uno verso l'altra. Solo poche volte, nei tanti millenni vissuti assieme.

-" a cosa pensi"- gli chiese sottovoce il suo mahatakai

-" a domani"

-" ce la faremo, come sempre. Daremo il nostro massimo, e troveremo il modo di sorgere vittoriosi"

-" non temo la sconfitta , ma la perdita. Temo per questi ragazzi, così giovani. Perché deve accadere tutto questo?"

-" hai un cuore troppo buono per questo mondo, ed una mente troppo saggia per la guerra"

Ya rise leggermente.

-"me lo ripeti oramai da tanto tempo che sembra quasi vero, quando lo dici"

-" perché lo è"

Sospirando i due guardarono assieme al cielo.

-" chissà se è vero che quando uno di noi, un dragone, muore, torna nel cielo alla sua costellazione"- disse Ya, sovrappensiero.

-" non te ne devi preoccupare, mia mahatakai. Non sarà questa la guerra in cui lo scopriremo. Te lo prometto."

E tenendosi per mano, se ne andarono a loro volta in cabina.

Zale rimase solo sul ponte, a controllare che seguissero la giusta rotta. Cercava di mantenersi calmo e rilassato, visto che il suo umore influenzava lo stato del mare, così da assicurare ai suoi alleati un sonno tranquillo e ristoratore, per quanto potesse essere davvero possibile, perlomeno. Aveva lasciato sua sorella a terra, con una piccola milizia a proteggerla. Se fosse morto, il comando del loro regno sarebbe passato a lei, ed aveva istruzioni ben chiare. Se l'esito della battaglia non fosse stato quello sperato, avrebbe dovuto chiudere di nuovo i confini del loro territorio per proteggere il loro popolo, e solo in seguito, decidere se attaccare o ritirarsi.
L'attacco per mare che aveva escogitato, sicuramente gli avrebbe dato qualche vantaggio contro gli Ex-E di fuoco, almeno all'inizio. Doveva giocarsi tutto li per poter sopraffare il nemico. L'acqua del mare ed il ghiaccio di Gyal, avrebbero fatto il resto.
Non restava altro da fare, se non pregare.

Ciao a tutti quanti!

Spero vi stiate godendo questa giornata di sole primaverile, e che vi stiate rilassando.
Siamo oramai giunti quasi al termine della nostra storia. I nostri amici hanno mille pensieri e preoccupazioni. Cosa accadrà in battaglia?
Quali sono le vostre opinioni?
A presto con un altro capitolo.

Baci, Belle

Ps la musica messa, è quella utilizzata durante la stesura del capitolo e dalla quale ho tratto ispirazione. Spero vi piaccia.

Elemental series : Fire withinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora