It began as a mistake

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Regola sessanta quattro non avere speranze o sogni. Regola sessanta cinque male per quanto possano andare male le cose trova una soluzione. Regola sessanta sei accorta chi sei.

Non avevo intenzione di mangiare le pattine che Elli mi stava porgendo nel grande sacchetto rosso, avevo lo stomaco chiuso e la strana sensazione che qualcosa di importante potesse accadere. Rifiutai l'offerta di Elli con un gesto della mano e mi alzai un po' girandomi per farmi vedere da tutti quelli seduti di dietro. Parlai chiaramente con la voce ferma che ero riuscita a tenere per millenni, gli altri erano tutti impegnati a fare altro ma si voltarono di scatto verso di me quando iniziai a parlare:«ci fermeremo in un vecchio parcheggio per la notte, raccogliete le vostre cose e preparatevi» il mio discorso attirò l'attenzione di Thalia che da brava mamma del gruppo quale era non perde l'occasione per aggiungere:«e tirate su tutto quello che c'è qua dentro che questa macchina e un porcile» Risi e mi sedetti nuovamente sul sedile davanti.
La macchina proseguì per un paio di chilometri prima di fermarsi a un vecchio parcheggio. Le macchie all interno erano sul punto di crollare a pezzi c'era anche qualche camper parcheggiato ma molti di questi erano ingialliti e sporchi.
Il parcheggio er circondato da alberi e solo per un pezzo si intravedeva la strada il c'è mi dava sicurezza, era un po' come un punto di riferimento in caso le cose si fissero messe male sapevo dove andare e sapevo anche che i nemici sarebbero arrivati da la.
Scesi dalla macchina tenendo sempre gli occhi sulla strada, l'aria era fredda e mi pizzicava elle guancia, sapevo che non avremmo acceso nessun fuoco, nessuna luce sarebbe dovuto provenire da quel campeggio se non avessimo voluto attirare l'attenzione di nessuno.
Ci sedemmo non lontano dalla macchina che era stata parcheggiata vicino a altre macchine per confonderla, la terra era fredda e sentirla sotto di me era quasi piacevole.
Non ci sarebbero stati furti quella notte, non eravamo lì per rubare niente solo per tenerci fuori dalla strada per qualche ora in quanto il viaggio si stava facendo pesante.
Restammo lì in silenzio per un po' con le mani ho in tasca ho appoggiate sul suolo freddo.
Il silenzio venne rotto da Erebus che disse:«quando ero piccolo mio padre possedeva in officina, faceva il meccanico e aggiustava le macchine in estate. Io lo aiutavo spesso, c'era un grande parcheggio al di fuori, questo luogo mi ricorda un po' lui» ci fermammo tutti, perché aveva condiviso quella cosa? Mi resi conto che il viaggio non aveva trasformato solo me, che tutti nel loro piccolo stessero cambiando e con sorpresa mi resi conto che avevamo vissuto insieme per anni, condiviso le stesse stanze, usato gli stessi videogiochi gli stessi libri, consumato gli stessi pasti ma non ci conoscevamo, non veramente.
La seconda persona a parlare fu Thalia scatenando la stessa reazione che pochi minuti prima aveva scatenato Erebus, stupore ma anche l'attenzione generale di tutti. La voce di Thalia era dolce ma anche incerta come se stesse stuzzicando una parte della mente che non aveva usato da tanto, la parte dei ricordi quella parte che nessuno di noi aveva voluto usare per tanto, troppo tempo. Thalia disse:«io le estati le passavo al lago, mia madre e io restavamo spesso in casa perché era più fresca del fuori, mia madre cuciva io raccoglievo spesso le more dal cespuglio che era cresciuto al di fuori della nostra abitazione, oppure I fichi sul albero e dopo gli portavo a casa e mia madre e io facevamo le marmellate. Mio padre e mio fratello erano sempre fuori a pescare, mio fratello beva la faccia molto orgogliosa tutte le volte che su dieci pesci che aveva preso mio papà lui ne era riuscito a prendere uno, mia mamma gli pettinava sempre i capelli e io invece tendevo a spettinarli mettendo la mia mano sulla sua testa, erano belle estati» la sua voce scemò e io pensai che si erano trattate di estati sicuramente migliori di quelle passate nel covo caldo nel sotto suolo di Chicago a mangiare gelati e a sperare che l'aria non diventasse in respirabile. Senti da denti di me una scossa, come se il mio corpo mi volesse dire che quello era il mio momento di parlare, ma me lo impedì non avevo intenzione di farlo e per fortuna Hera si fece avanti e iniziò a parlare, lei era una persona che prendeva tutto come capita, non si faceva grossi problemi e non gli importava molto di niente, nel arco del tempo avevo imparato a capire che ci teneva alle persone sebbene non lo facesse vedere, si schiarì la voce è dicesse:«officine dei padri, laghi tutte cose belle ma molto mondane» quelle parole provocarono un misto di disprezzo e stupore in Thalia che fece un suono strozzato Hera la guardo con aria di chi era stata gravemente offesa dalla interruzione e a quel punto Thalia alzò la mano in aria per farla proseguire cosa che Hera prese al volo e ricomincio a parlare:«io e mio padre viaggiavamo molto, dappertutto di continuo, all'età di 15 anni avevo già visto mezzo mondo, viaggi belli che mi sono sempre piaciuti un sacco, mi ricordo ancora la sensazione di quando la nave partiva. Era bello davvero bello» tutte loro avevano finito le loro storie con segni di apprezzamento per qualcosa che se ne era ormai andata un ricordo che non sarebbe più tornato per questo le loro facce si spegnevano appena avevano finito di parlare, la parte più difficile di ricordare e accettare che quello a cui stai pensando sono ricordi e i ricordi non tornano indietro.
Con sorpresa Hades parlò, io avevo vissuto la sua infanzia e sapevo in parte ma sentirlo parlare mi fece pensare che effettivamente lo conoscevo poco, disse:«io mi ricordo un giorno dopo l'estate, il mio primo giorno di scuola, ero piccolo, molto piccolo, ero lì davanti a asa mia, con uno zaino più grande di me ad aspettare l'autobus giallo che quando arrivò mi sembro un sogno ed entrai e mi sedetti accanto a questo bambino che mi aveva incuriosito per il giornalino che stava leggendo. Era la prima volta in una nuova esperienza, la prima volta che mi sono dovuto ad adattare a qualcosa di nuovo, ma quello era un bel cambiamento»
Un bel cambiamento, non dovuto a delle bimbe, un cambiamento che non ti costringeva a scappare o a nasconderti. Solo un bambino e il suo zaino e tanta voglia di raggiungere un istituto sconosciuto, solo un bambino.
Quelle furono le ultime parole che risuonarono nel aria e nella mia testa e poi Thalia e Hera rimasero a guardia mentre io e gli altri precipitammo in un sonno, che quella notte fu senza sogni.

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