Make your best mistakes

9 3 0
                                    

Regola numero novantuno turni in mente che tutti siamo protagonisti della nostra storia, e che non si può essere protagonisti nelle storie di tutti gli altri ma a volte si può essere gli amici accanto e tenersi la mano lo stesso.
Regola numero novanta tre, ci maritiamo tutti un lieto fine. Regola numero novanta tre le cose più belle si creano col tempo ma si distruggono rapidamente.

Il locale aveva la luce spanta e rimaneva la possibilità di vedere solo grazie alle luci bianche della cucina, apri la porta senza essere minimamente spaventata dal fatto che i due " innocenti" non fossero ancora usciti dal locale di conseguenza si dovevano trovare al intorno. Quando entrai i tavoli erano ai loro posti sembrava tutto perfetto a eccezione di diversi vasi di ceramica frantumati al suolo, e delle lampadine alla quale erano stati sparati dei colpi per spegnere le luci, i camerieri e i cuochi erano scappati dal retro, non c'era nessuna clientela.
Guardati in faccia la donna dai lunghi capelli biondi con il suo segugio alle spalle, un uomo alto che doveva essere sulla quarantina, la donna mi fissò dritta negli occhi e io ricambiai lo sguardo cercando di non darle a vedere il mio terrore avevo appena notato che hai suoi piedi giaceva Hades, era ancora cosciente e i suoi occhi mi pregavano di andarmene, ma ero stanca di essere controllata dalla paura e rimasi ferma con i pugni stretti, fissai la donna con uno sguardo d'odio il che scatenò nella donna solo una risata sonora, mi passò accanto e io non feci una piega, mi sistemò i capelli dietro l'orecchio e mi disse sussurrando:«a te ci penserà il mio amico sono stanca di versare sangue in questo locale così Chic» poi continuò a camminare fino alla porta e parlò di nuovo sta volta a voce alta per raggiungere le orecchie del suo collega:«falla fori e poi ruba una macchina non ho voglia di aspettarti» il signore fece un piccolo inchino e disse:«certamente» il che provocò un ghigno sul volto della donna che continuò per la sua strada e uscì di scena passando per la porta a vetri del locale.
Il signore mi fissò per un po' come se mi stesse studiando e come se stessa studiando il ,modo migliore per eliminarmi,nei suoi occhi non scorgevo niente, neanche L'ombra di un sentimento che si avvicinava ai sentimenti umani, nei suoi occhi c'era il vuoto. Si scagliò verso di me ma io mi scansai velocemente e dissi:«se ti facessi fuori per te sarebbe solo un bene, come dev'essere passare una vita a leccare i piedi di qualcun altro» lui fece un ghigno non mi aspettavo avesse le abilità mentali per rispondermi ma invece disse:«te lo dico se prima mi dici come dev'esser stato vivere in un buco di fogna come i ratti per tutto questo tempo» fu allora che lo capì, l'uomo non era un uomo no, ne dimostrava tanti di anni perché portava una maschera, quel uomo era un ragazzo, un sopravvissuto come me e come Hades... mi ricordai di lui e mi voltai per guardare come stesse, sembrava esser stato colpito alla spalla, perdeva sangue ma non nelle dosi sufficienti da permettergli di morire dissanguato, l'unico rischio che correva ferito in quella maniera era il rischio di un infezione. Mentre ero girata il ragazzo mi attacco nuovamente sbattendomi con la testa a terra, gemetti per il dolore, era sopra di me potevo sentire la sua pressione sulla mia persona, lo guardai dritto in faccia e bisbigliai con un tono disgustato:«te L,hanno insegnato l'oro, vero? Ti hanno addestrato per bene, come si addestrano i cani. Fammi indovinare ti davano persiano i biscotti» lo vedetti irrigidirsi e a quel punto afferrarmi la gola, mi ci volle un paio di secondi a capire che mi mancava l'aria. Mossi velocemente la mano per cercare di affermare qualcosa ma l'unica cosa vicino a me era un candelabro che si era rovesciato a terra quando io cadendo avevo afferrato la tovaglia.
Non voglio ucciderlo pensai, era uno di noi, era una persona, era solo un ragazzo che si era perso nella strada sbagliata, chiusi gli occhi, mi ricordai di quando Hades mi aveva gridato che avevo solo due scelte, quella di diventare un arma o quella di diventare mortale. Anche qui avevo due scelte ma ben diverse, avevo la possibilità di ammazzare un ragazzo uno che probabilmente era stato già torturato abbastanza da quelli che lo avevano reso l'arma che era, probabilmente era anche quello che volevano, vedere sopravvissuti che sterminavano altri sopravvissuti, per rendergli il lavoro più semplice per rendere il loro gioco più interessante, avevano pensato bene, ma io non volevo stare al loro gioco pensai, ma poi pensai che l'altra alternativa era la morte per soffocamento, così impugnai il candelabro con tutte le forze che avevo, quelle poche che mi erano rimaste e glielo tirai in testa con altrettanta forza, e poi di nuovo finché quella che poco prima era stato il predatore diventò la preda e il suo corpo cadde su di me con un ruscello di sangue che gli vorticava giù dalla testa. Cosa avevo fatto pensai, avevo ucciso una persona, ero stata come loro volevano che fossi, un arma.
Lo spinsi via dalle mie gambe e il corpo rotolò mi girai per incontrare gli occhi di Hades che avevano assistito alla scena, di suoi occhi c'era preoccupazione e sollievo perché stavo bene, lo osservai più attentamente perché inconsciamente nei suoi occhi disgustoso verso di me, verso quello che avevo fatto, l'avevo ucciso e lui lo sapeva ma mi guardava ancora con quei occhi, quegli occhi me mi facevano pensare di essere la persona più bella del universo.
Mi avvicinai le lacrime mi scendevano dagli occhi ma sorridevo, gli presi la testa e gliela misi sulle mie cosce, lo guardai e lui mi disse con un filo di voce:«mi ricordo una volta, una delle prime volte, tu mi dicesti di non fare l'eroe che non dovevi essere salvata, e io ti risposi che tu mi avevi salvato, che mi stavi salvando e che mi avresti salvato» sorrisi e feci una risata smorzata ancora piangendo e dissi:«shh non parlare, ti farà ancora più male»
Lui mi guardò e mi side cosa stiamo aspettando, in quel istante gli altri interruppero nella stanza spaventati guardandosi in torno per trovarci il prima possibile.
Poi ci guardarono e per un secondo fissarono lo sguardo anche sul cadavere a terra e Thalia domandò:«state tutti bene»
Non c'è la feci a dire che stavamo bene con Hades che sanguinava tra le mie braccia e il ragazzo morto a terra.
Quindi chiusi gli occhi e dissi:«staremo bene»
Lasciandolo a un futuro incerto, sapevo le cose sarebbero andate bene.
Riapri gli occhi e non potei fare a meno di ripetere di nuovo:«staremo bene...»

Survivors Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora