Forget the ones that forgot you

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Regola numero sedici se stai per perdere la vita non dire a nessuno quello che sai. Regola numero diciassette se stai per morire non lasciare che nessuno muoia al tuo posto. Regola diciotto se qualcun altro sta morire non sacrificare la tua vita per quella persona...

Istintivamente mi metto a correre, non mi giro a guardare ma sento il suono delle loro scarpe dietro di me si avvicinano sempre di più sono la più veloce dei miei "amici " a correre e potrei seminarli benissimo ma inizia a piovere, mentre le gocce mi cadono sulla faccia e mi bagnano i vestiti mi chiedo quale sia il punto, se anche riuscissi a scappare da questi due "innocenti" poi cosa potrei fare? Dove andrei? Non posso tornare nel covo non oggi non adesso.
I miei piedi reagiscono senza che il mio cervello li abbia dato nessun comando e rallentano il passo, sento i loro passi avvicinarsi e a questo punto mi fermo.
Le loro mani mi afferrano poi sento un dolore pungente a una spalla, guardo e vedo una siringa, uno dei due uomini la toglie. Non sento più nulla soltanto freddo e buio.

Mi sveglio in un letto in una stanza completamente bianca, i miei capelli sono in tinta con il camice che qualcuno mi ha infilato, i miei vecchi vestiti sono spariti, all'idea che uno di quei luridi segugi mi abbia messo le mani addosso rabbrividisco. Cerco di alzarmi ma mi rendo conto di avrete le mani legate al letto, istintivamente mi viene da avvicinare il piede per prendere il mio coltello ma ovviamente non è più li. Quindi rimango un po' a guardare il soffitto cercando di dimenarmi e alla fine mi rassegno. Non so quanto tempo passa ma ogni cinque minuti circa cerco di dimenarmi, senza nessun successo.
Non so cosa sia successo ma d'improvviso sento un botto, mi giro e vedo la finestra, che era situata sulla parte ovest della stanza, in mille pezzi e un ragazzo dai capelli marrone molto è una cuffia da dottore nera sulla bocca con un istinto re in mano. Salta dalla finestra e mi slega, poi io mi alzi e lui torna alla finestra e si sporge per prendere qualcosa nel altra  stanza, a quel punto mi accorgo che ha rotto una finestra da sala operatoria dalla quale dall'altra parte non c'era il fuori ma una stanza con delle sedie d'osservazione. Il ragazzo torna con uno zaino e me lo butta hai piedi dicendomi:«ci sono i tuoi vestiti, vestiti» io dico con un tono di sfida:« chi sei tu per darmi gli ordini» lui fa quello che potrebbe sembrare un sorriso ma che non posso veramente identificare dato la maschera che gli copre il viso e mi dice:« sfacciata come una volta Khatlyn» io sgranò gli occhi ma prima che io possa dire qualcosa lui è già saltato dal altra parte della finestra.
Come fa quel ragazzo a conoscere il mio vero nome? Chi cavolo è lui? Mi infilo i vestiti e mentre mi allaccio gli stivali lui torna e io gli dico:« chiunque tu sia nessuno mi chiama Khatlyn ormai sono Nyx» mentre lo dico mi do della stupida da sola, non si rivelano le proprie identità, ho infranto le regole di nuovo.
Improvvisamente il ragazzo si toglie la maschera e dice:« come non ti ricordi più di me?» io lo guardo stupita cosa ci fa lui qui?, è sopravvissuto anche lui allora. Mi sento come il mio cuore stesse battendo troppo forte e cerco di calmarmi da sola e così dico solo:« ciao Mike» lui mi prende la mano e mi fa scendere dal letto e mi dice:« nessuno mi chiama più Mike ora mi chiamo Hades, e noi dobbiamo proprio andare» mi tira per il braccio fino alla finestra e poi la salta e io faccio lo stesso. Usciamo da una piccola porta e ci ritroviamo in un grande corridoio, questo posto è un ospedale abbandonato.  Ci nascondiamo dietro un angolo poi lui si gira verso di me e dice:«corri ma fai piano» e entrambi corriamo per quel corridoio ma ad un certo punto si sente un rumore, allora Hades mi prende il polso e apre una porta e ci si tuffa dentro con me dietro e chiude la porta con delicatezza. La stanza nella quale siamo entrati e un enorme laboratorio di scienze nel quale sulle lavagne si vedono le descrizioni di quelli che dovrebbero essere i sopravvissuti, ci nascondiamo entrambi sotto un tavolo e io bisbiglio:« per quanti giorni sono stata qui» lui mi guarda e dice:« una settimana, continuavano ad anestetizzarti» io annuisco e chiedo:« e tu che ci facevi qui?» lui mi guarda e dice:«tu fai troppe domande, ora dobbiamo uscire di qua. Vedi quella botola sul soffitto? Dobbiamo passare da lì» a quel punto faccio una capriola uscendo dal tavolo salto sul tavolo e saltando sposto il panello e poi saltando per la seconda volta mi attacco con le mani e mi tiro su nel condotto di reazione, lui mi guarda stupito e poi mi porge la mano per essere tirato su. Strisciamo fino ad arrivare all'entrata dove vede un finto vivo parlare con i due "innocenti" che mi avevano portato qui, poi i tutti e tre se ne vanno e a quel punto Hades mi dice ora è salta giù e io lo seguo saltando anch'io, ci troviamo a una distanza minuscola dalla porta di uscita e lui corre e io infilandomi il cappuccio faccio il dito medio alle telecamere e poi corro fuori.
Non ci credo che ho passato una settimana in quel posto, corriamo per le strade e mi rendo subito conto che siamo in campagna ma continuò a correre dietro Hades e quando lui apre una macchina mi ci infilo dentro e poi lui parte e io scoppio a ridere e lui ride con me. Strano che non mi abbia rimproverato o altro ma si sia messo a ridere accendo la radio e guidiamo per le strade sterrate, poi gli chiedo:« dove siamo?» e lui risponde:« a cinquanta minuti da Chicago, ora ti riporto a casa ma prima devi passare dal parrucchiere i tuoi capelli sono troppo riconoscibili» io rido e gli do un colpo sulla spalla lui sorride ma aggiunge:«non sto scherzando» e io sorridendo appoggio la testa sul finestrino e dico:«lo so, sono felice che tu non sia morto » e lui guardandomi dice:« che cosa strana da dire» e scoppiamo di nuovo entrambi a ridere.

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