Die with memories not dreams

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Regola numero ottantacinque il tuo adesso non è il to per sempre.
Regola numero ottantasei impara che le persone commettono sbagli e sta a te decidere se i loro sbagli sono più grandi del amore che provi per loro. Regola numero ottanta sette non promettere se sei consapevole di non mantenere la promessa.

Un ricordo mi passo per la testa, ero piccola e mia madre mi aveva dato i soldi per il gelato, avevo percorso la strada con i soldi in tasca premendo forte sulla tasca per non perderli, avevo corso fino al camioncino e avevo ordinato il gelato ma a quel punto quando avevo messo la mano nella tasca i soldi non c'erano più.
Mi ricordo l'imbarazzo e il fatto c'è mi ero messa a piangere, un po' per il gelato che reggevo in mano e che dovevo pagare e un po' per il fatto che avevo perso i soldi e non volevo dirlo ai miei genitori. Il gelataio si era commosso e stava per regalarmelo quando Tomas era comparso e me l'aveva pagato.
Tomas è stato il mio più grande amico per 4 anni, la nostra amicizia era fondata sulla storia di un gelato comprato un una situazione di emergenza, parlavamo di tutto, il che faceva parlare di noi, il fatto c'è fossimo due amici così legati seppure fossimo maschio e femmina non andava a genio alle persone, dicevano tutti che ci saremmo sposati ecc... ma per noi non era così era il nostro piccolo mondo felice, e mi faceva stare bene.
Un giorno a scuola si era presentata Hellen, io avevo 13 anni ormai è non sapevo esattamente perché ma quella ragazza mi faceva un effetto stranissimo, ne avevo parlato con Tomas e lui mi aveva detto che me ne ero innamorata, io ero arrossita come una pazza e per mesi avevamo parlato di quella storia, non mi importava molto perché lui era un vero amico.
Un giorno uscì da scuola e vidi Tomas che parlava con Hellen, pensavo fosse normale noi tre parlavamo spesso insieme, ma quando se ne andò Hellen baciò Tomas, lui la spostò e mi venne a cercare.
Lui mi chiese scusa mi spiegò la scena anche se io sapevo come era andata ma per qualche strana ragione ero così ferita che non riuscì a dirgli che non era colpa sua, lui è io ci allontanammo, e poi dopo due anni accaddero le bombe e lui non sopravvisse.
Mi ricordo c'è ero corsa a casa sua appena avevo capito che ero ancora viva, che alcuni potevano essere sopravvissuti, ma l'avevo visto lì tra le macerie, e mi ero accorta che non c'era più tempo di chiedere scusa, che non c'era più nessuno a cui chiedere scusa se non ha un corpo che presto sarebbe stato terreno.
Aprí gli occhi cercando di scacciare il ricordo dalla testa, ma tenendo a mente il concetto.
Se fossi diventata mortale non avrei avuto più tempo, tempo di chiedere scusa, tempo di accettare le scuse. Il tempo scorre veloce e solo noi possiamo decidere come usalo, e io non avevo più tempo.
Hade si sedette vicino a me sul tronco dove la notte prima avevamo tenuto quella discussione, non mi guardo per paura che io potessi non ricambiare lo sguardo e disse con voce triste:« la stazione dei treni che dobbiamo raggiungere non è molto lontana, ci muoveremo verso sera, così gli altri potranno dormire in macchina, sempre che tu voglia ancora venire con noi» io alzai lo sguardo:«sono arrabbiata» dissi e lui ribatte:«hai tutti i motivi di esserlo» lo guardai s lui ricambiò lo sguardo:«non mi hai lasciato finire. Sono arrabbiata ma più di tutto mi fa arrabbiare il fatto che tu abbia voluto sceglier per me. E più di tutto mi fa arrabbiare che sia cosi facile per te pensare che abbandonarmi sia la scelta migliore» dissi buttando tutta l'aria che avevo in pancia fuori finché alla one dovetti fare un grande respiro lui mi guardo e muovendo la testa in segno di no e mi disse:«pensi davvero sia stato facile? L'unica cosa che volevo era farti felice. Nyx io non faccio felice le persone io le distruggo e ho pensato che se per una volta avessi provato a capire cosa fosse meglio per gli altri in vece che me stesso sarebbe stato meglio, avrei potuto salare tutti voi» io lo guardai e dissi:«e in questo c'è ti sbagli, avremo anche i corpi di dei sedicenni ma siamo adulti, e non puoi salvarci ci salviamo da soli e non puoi distruggermi» lo fissai negli occhi e aggiunsi:«non puoi distruggermi perché a quello ci penso già io, se vuoi far qualcosa per me mantieni insieme i pezzi di questo grande disastro e resta vivo» lui mi guardo e annuì. L'unica cosa che riuscì a dire fu:« mi perdoni?» io lo guardai e misi la mano tra i suoi capelli scombinandoli e chiesi:«per cosa mi stai chiedendo scusa esattamente» e lui mi guardo dicendo:«per non aver capito che darti la Scelta sarebbe stata la cosa migliore... e poi perché mi stai facendo sentire così strano che l'unica cose che vorrei fare e proteggerti» forse dopo tanti anni neanche a me importava più di essere di ghiaccio, mi importava di ben poco ormai ma di sicuro, di sicuro mi importava di lui.

Arrivammo dagli altri che si stavano preparando le loro cose e caricarla su quella catapecchia che cadeva a pezzi che ci ostinavamo ancora a chiamiate macchina. Tutti mi fissavano Emma sapevano dal mio sguardo che adesso stavo bene, che la cosa non mi andava a genio ma non ero arrabbiata ne scossa. Notai Hera e Thalia chiacchierare mentre fissavano la cartina, quelle die avevano mandato avanti il nostro gruppo per anni, erano diventate i genitori e io gone ne ero grata non sarà stato facile sopportarmi per così tanto. Poi guardai Erebus, lui c'era sempre stato, era una brava persone, lo sapevo.
Il mio guardo poi finì su Artesia, io e lei eravamo sempre state legate, era mia amica e ora potevo ammetterlo a lei e a me stessa.
Spostai lo sguardo su Thanatos che era sdraiato sulle gambe stese di Elli che gli stava accarezzando i capelli, Thanatos era la mia famiglia e Elli era la persona che mi avrebbe sopportato non ostante tutto e tutti.
Alla fine fissai Hades e lo presi per mano, e lo condussi alla macchina, tutti saltarono sopra e l'ultima portiera che si chiuse fu la mia.
E la macchina torno a muoversi, lungo la strada veloce, e la velocità diventi noi e noi diventammo la velocità.
Per un secondo mi dimenticai, della paura, della tristezza, della sensazione di stare vorticando tra ricordi e pensieri.
Per un momento accesi la musica, ed ero felice.
Ero felice...

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